Il triangolo della movida di Angela Bianchini

Il triangolo della movida Il triangolo della movida Angela Bianchini UN giorno, a Madrid, una donna ancora giovane, esperta d'arte, riceve, sul suo posto di lavoro, la telefonata di un uomo: «E' per te. Maria José... Jaime Gonzàlez» «Passamelo». «Non può essere Jaime Gonzàles, mi dissi. Sarà un omonimo, non lui. E non avevo idea di chi potesse condividere nome e cognome con l'unico Jaime Gonzàles che sarebbe mai esistito per me». La «voce roca, un tantino strozzata e ciononostante familiare» richiama aba mente deba protagonista un nome in cui non si riconosceva più da circa vent' anni «Ciao, Jose». La telefonata si chiude con la notizia della morte, anzi del suicidio, di un comune amico, Marcos Molina Schulz. E' questo l'inizio dell'ultimo, breve, compatto, e assai struggente romanzo di Almudena Grandes, Troppo amore, tradotto da Roberta Bovaia e edito da Guanda come le opere precedenti deb'autrice madrilena. Diciamo pure che è, a tutt'oggi, l'opera sua più riuscita, risultato di un percorso che dalle Età diLulù, decisamente erotico, si è approfondito in senso umano, senza perdere, però, la sua forte carica di fatalità amorosa. La vicenda di Troppo amore, rievocata dalla Jose della telefonata, è, in apparenza, quella dell'eterno triangolo: una donna innamorata di due uomini, che l'amano entrambi, situata però, nel momento della movida, che coincide con la liberazione storica, sociale e personale della Spagna dalle ultime strettoie del regime franchista. «Era il 1984, avevamo vent'anni e ancora tutto il mondo davanti, Madrid era il mondo e io ero presa in mezzo, pronta a divorarlo senza neanche prendermi il fastidio di masticare bene ogni boccone... Madrid aveva vent'anni, la Spagna aveva vent'anni, e ogni cosa era al suo posto, avevamo un passato oscuro, un presente luminoso e una freccia ci indicava quale direzione prendere per andare incontro a quello che allora credevamo fosse il futuro». Così, in questa storia di ragazzi borghesi, si instaura subito il sospetto della caducità, di una libertà troppo bella e perfetta perché possa durare. Protagonisti tre studenti d'arte: Jose, avvenente e chiaramente disponibile, Jaime, un provinciale intraprendente e allegro, e Marcos, il più bello, il più ricco, il più dotato. Particolare importante perché nel trio la differenza efi talento artistico conterà quasi quanto l'abilità erotica. A condurre il gioco è Jaime, lui, a portare in camera sua gli amici, lui a distribuire le canne, la droga, abora, in un simile ambiente, di ordinario consumo,- lui a far sì che Marcos e Jose finiscano a letto insieme. organizzando però le cose in modo che Jose scopra Marcos impotente e faccia l'amore con lui, Jaime, davanti agb occhi, per il momento benevoli, di Marcos. Intanto, lei, Jose, a letto, fa una straordinaria scoperta: i due stanno diventando «una persona sola, un amante memorabile, il più impotente e feroce, b più brusco e il più dolce, il più divertente e il più silenzioso, il più intenso»,(come ricorderà dopo)«che avessi mai conosciuto». Ma, naturalmente, il miracolo non può durare perché, come si dice all'inizio, il tre, numero disparì, e apparentemente perfetto, si trasforma poi in un numero pari, e «lo squilibrio nasce da quello che era sembrato un meraviglioso equilibrio». Insomma, «era troppo amore. Troppo grande, troppo confuso e azzardato e fecondo e doloroso... non si esaurì, non finì, non morì, sempbcemente s'infranse, crollò come una torre troppo alta». Non a caso, il titolo spagnolo è Castillos de cartón, mentre in italiano si è preferito Troppo amore, che suona come il lamento su una scommessa non riuscita. Ma i significati, alla fine, si equivalgono perché gli scricchiolii della costruzione amorosa sono resi dalla Grandes con un'abilità consumata che rasenta certe Relazioni pericolose settecentesche. Esiste, però, in questa vicenda un elemento strettamente attuale che il passato, nonostante le varie Vie de bohème, non poteva certo conoscere. Si tratta di queba facile convivenza di uomini e donne che sembra creare il miracolo di esserci e non esserci, di vivere dentro e fuori, di condividere tutto e finisce, invece, qui, per rendere tutto doppiamente straziante. «Troppo amore», l'opera più riuscita di Almudena Grandes: nella Madrid del 1984 una storia di ragazzi borghesi in cui si instaura subito il sospetto della caduc ita, di una libertà troppo bella e perfetta perché possa durare ■ ■■■,4 -;;. ■^'■"':; " ' ' " • ■:.,, .. * ^ ■ ' ;- .,: «Era il 1984, avevamo vent'anni e ancora tutto il mondo davanti, Madrid era il mondo...»: è questa l'epoca del nuovo romanzo di Almudena Grandes Almudena Grandes Troppo amore trac/, di Roberta Bevala Guanda, pp. 166, Gì3,50 ROMANZO

Luoghi citati: Madrid, Spagna