I vagabondi futuristi di San Pietroburgo

I vagabondi futuristi di San Pietroburgo I vagabondi futuristi di San Pietroburgo Nadia Caprioglio L manoscritto ritrovato è un espediente degb autori russi fin dai tempi di Ivan Belkin in Puékin e del rosso Panko nebe Veglie alla fattoria di Dikanka di Gogol'. Paolo Nori, appassionato di letteratura russa (sua è la traduzione e la cura di Disastri di Daniil Channs, Einaudi), nel romanzo Pancetta à racconta come sia entrato in possesso debe preziose memorie di Pavel Filosofov, poeta ego-futurista falbto, ideatore, insieme ab'amico Aleksandr Arbusov, di una «rivistina d'avanguardia», H Puikin e il Gogol', che si accingeva a buttare tutta la letteratura prima di PuSkin, Dostoeskij e Tolstoj dal vapore Modernità, rivoluzionando le sorti deba poesia russa. Purtroppo non arrivò in tempo, preceduta di sole due settimane dall'almanacco Schiaffo ed gusto del pubblico di quel «canchero» di Majakovskij. I due amici, confidenzialmente chiamati Sasa e Pasa, arrivano a San Pietroburgo nel 1912, invitati dab'amico Koka Brjansk, con un' idea in testa: «diventare poeti moderni». L'iscrizione aba Facoltà di clumicaè solo un pretesto per lasciare la natia Petrozavodsk: «b maggior numero di fabbriche, e di zanzare e di poliziotti che riesci a immagi¬ nare». Sono impazienti, «estasiati dal loro mondo, miraggiati dal loro futuro», vivono mesi difScib e meravigbosi. Nel loro quartier generale incontrano personaggi bizzarri, come b buMnista di origini itabane Leone Mazzacurati o lo sgradevole artefice deba loro effìmera fama Anatobj Tikakeev, compongono versi secondo i modelb del poeta Andrej Koratygin, vate deba Non-poesia e del Pigrismo. Vergano un falso diario di Puskin per finanziare la rivista e partecipano al primo «Festival Intemazionale deb'arte d'avan- guardia e debe performances» con un'instabazione improvvisata al solo scopo di fumare nebe sale in cui era vietato. E' così che nascono i Futuristi neba straordinaria stagione che la Russia conobbe durante 0 primo ventennio del Novecento. Nori b paragona ai Beatles: come loro hanno preso b proprio nome da un appebativo dei loro detrattori, come loro assumono «quel tono perentorio un po' fastidioso». Aba fine, in «Una specie di post-fazione» ci avvertirà che U manoscritto è molto strano e molto poco verosimile. Nessuno sa nuba deba rivista, «per non parlare debe incongruità più grossolane»: l'unico Koka Brjansk cui si riesce risabre è un pope di campagna che non si era mai occupato di letteratura, molto incline ai piaceri deba vita, tanto da meritarsi b soprannome di Grudinka (Pancetta), non molto adatto a un essere enigmatico come viene dipinto. La rievocazione che nel romanzo Fbosofov fa di quegb anni serve. tuttavia, a inserire la figura di un vero poeta, Velemir Chlebnikov, (di Lenin del Futurismo», il primo a pubbbeare nel 1909 un almanacco futurista e a continuare a coltivare, anche quando b rivale Majakovskij sarà diventato la steba del Futurismo europeo, l'idea di una poesia nuova. Mentre i cosiddetti futuristi viaggiano in prima classe, Chlebnikov continua a viaggiare in terza classe, come unpebegrino romanti¬ co, portando con sé i propri manoscritti neba federa del guanciale. Paolo Nori ricostruisce l'esistenza disordinata di questo etemo vagabondo che visse di stenti e si spense nel più grande abbandono. Lo fa con il gusto della provocazione, una certa dose di istrionismo, la tendenza a imbastire bizzarri progetti tipici di Chlebnikov. Le sue pagine sono mistioni di materiab eterogenei, dove al manoscritto ritrovato si intreccia il resoconto di un soggiorno a San Pietroburco del 2002, in cui l'autore si perde fra appartamenti in coabitazione e palazzi deb'era chruscèviana a cercare «falde di storia nelle case dei russi». Aba prima lettura si direbbe che la scrittura di Nori sia priva di regole, un'accumulazione casuale. La punteggiatura approssimativa aumenta U soqquadro: d'altronde non era il forte neanche dei futuristi, già b primo almanacco II giardino dei giudici non aveva alcun segno di interpunzione, e lo stesso Majakovskij affermava: «Odio i punti. Le virgole pure». La sintassi non sempre coerente, l'andamento ripetitivo, le divagazioni sui particolari a scapito deb'insieme (appassionati racconti nel racconto): tutto questo rispecchia il modebo debe filastrocche infantib. La «detkosf», l'infantibtà, era del resto una debe risorse precipue dei futuristi russi. «PANCETTA» DI PAOLO NORI: CON L'ARTIFIZIO DEL MANOSCRITTO RITROVATO, UN VIAGGIO NELLA RUSSIA PRIMO NOVECENTO INSEGUENDO LA POESIA NUOVA Paolo Nori Pancetta Feltrinelli pp.218.ei5 ROMANZO

Luoghi citati: Russia, San Pietroburgo, Veglie