Carofiglio: tra bische, donne e droga così sfuma la qualità di Sergio Pent

Carofiglio: tra bische, donne e droga così sfuma la qualità Carofiglio: tra bische, donne e droga così sfuma la qualità Sergio Pent LA tentazione di scrivere un romanzo emblematico, calato neba psicologia del presente ma con un doveroso occhio di riguardo nei confronti dei classici, è l'inevitabbe chiodo fisso del narratore. Il rischio, ogni volta, è quebo di spersonalizzare imo stile acquisito o comunque già riconoscibbe, senza peraltro nuba aggiungere a discorsi sfruttati o altarizzati in qualche olimpo irraggiungibbe. Con Testimone inconsapevole ci eravamo trovati di fronte, un paio d'anni fa, a un esordiente barese quarantenne, il magistrato Gianrico Carofigbo, che ci aveva dimostrato - con lucida precisione - come si possa ancora produrre un romanzo limpido e pobedrico, reale e umano, credibbe, senza appartenere per forza di cose al versante del kiberaggio dbagante o senza far stramazzare U critico nel tentativo di decifrare messaggi spesso vuoti come calzini smessi. Un Grisham «de noantri», avevamo anche pensato scorrendo le imprese generose deb'awocato Guerrieri, un Turow del profondo sud in grado di soddisfare b gusto del pubbbeo - di cui spesso ci si dimentica - e di accomunare la critica in un diffuso, benevolo consenso. Uno scrittore vero, insomma. L'unpressione veniva confermata, con minor veemenza, dal successivo j^d occhi chiusi, ancora impostato come un sobdo legai thriber, ed entrambi i romanzi stanno seguendo la meritata strada del piccolo long seber di qualità. Se adesso Gianrico Carofigbo venisse a dirci che questo suo nuovo lavoro dal titolo impegnativo - Il passato è una terra straniera - è un'operazione giovanbe neba quale sperimentava le sue già disinvolte capacità, lo assolveremmo con qualche penitenza, limitandoci a osservare che II giocatore lo aveva già scritto - un po' megbo - qualcuno di nome Dostoevskij e che comunque di storie più o meno generazionab di provincia siamo saturi da un bel pezzo. Se invece b romanzo è davvero b parto recente - ultimo - deba penna o del computer di Carofigbo, abora restiamo quantomeno perplessi. Perplessi di fronte a una storia scritta con scioltezza ma lontana anni luce daba precisione anche tecnica di Testimone inconsape- vote. Perplessi di fronte a un personaggio, il protagonista narratore Gioi-gio Cipriani che, prossimo a una brillante laurea in giurisprudenza, moba tutto abo scopo di seguire le imprese truffaldine del coetaneo Francesco, ima specie di mago in grado di spennare chiunque al gioco debe carte. Il romanzo, in effetti, è tutto qui, in questa veloce, mai veramente motivata discesa agb inferi - con salvezza finale - di un personaggio vacuo e inconsistente, che passa da una bisca ab'altra e da una donna ab'altra fino a quando non scopre che b venerato compagno traffica anche in droga e in più ha b vizietto di stuprare ragazze negb androni. Redenzione finale, sub'onda di un pentimento più occasionale che sentito, mentre un altro personaggio - b tenente Chiti, che segue da tempo i casi di stupro si spegne suba pagina senza aver mai preso una consistenza che ci pareva impbcitamente promessa. Soldi facib, macchine, sesso, viaggi, discorsi di media quotidianità, in un anonimo 1989 in cui tutto quanto sembra relegato aba prolungata sbandata del protagonista. Forse una tardiva volontà di fuga dagb schemi deb' abitudine, in un rigui-gito di adolescenza fuori tempo; forse quella sensazione di immortabtà che cresce dentro quando la vita ti si offre su un piatto d'argento. Ma tutto, davvero, risulta fittizio in questo non troppo velato messaggio dostoevskiano, anche l'inerzia incolore con cui Gioito si lascia abbindolare da un estraneo conosciuto a una festa e difeso in una rissa. Senza contare la facibtà veramente poco credibbe con cui i due giovanotti attraversano luoghi loschi affollati di giocatori incalbti e delinquenti col pelo subo stomaco senza mai incorrere in un intoppo, vincendo sempre a man bassa con trucchetti da magia parrocchiale. Il romanzo si rivela dunque schematico, prevedibbe in quanto carente di emozioni sincere e condivisibib. Lo stesso percorso deba degradazione e deb'eventuale disagio avrebbe perlomeno necessitato di una viscerabtà davvero emblematica, in grado di raschiare oltre la superficie dei fatti. Il lavoro di Carofigbo ha la limpidezza un po' guascone del romanzo generazionale, ma s'impenna e si sfiata sub'idea di partenza, si lascia accompagnare in fondo aba strada senza intoppi ma col dubbio persistente che non si tratti di un azzardato cambio di rotta, quanto piuttosto di una remota prova in penombra prima deb'esame di maturità. Dopo l'ottimo esordio con «Testimone inconsapevole» delude «Il passato è una terra straniera»: veloce, mai motivata discesa agli inferi (con salvezza finale) di un personaggio vacuo e inconsistente Gìanrico Carofiglio Il passato è una terra straniera Rizzoli, pp. 260, Gì6 ROMANZO