Quattro intellettuali a Manhattan

Quattro intellettuali a Manhattan Quattro intellettuali a Manhattan Masolino D'Amico LEO Hertzberg, anzianotto(n. 1930) professore di storia dell'arte, arrivato a New York da bambino coi genitori ebrei fuggiti in tempo dalla Germania, ha passato gli Anni Settanta, Ottanta e in parte novanta in simbiosi con un artista brillante ed eccentrico. Bill Wechsler. Coniugatisi entrambi con delle intellettuali, Leo con la laboriosa saggista Erica, Bill con l'ispida poetessa Lucilie, hanno anche avuto quasi contemporaneamente un figlio maschio ciascuno, e i due ragazzi sono cresciuti insieme. Poi però Matt, figlio di Leo, muore improvvisamente durante un campeggio estivo. Incapace di riprendersi, la moglie di Leo lascia New York e va a insegnare in California; Bill a sua volta si allontana dalla propria coniuge per mettersi con Violet, modella dei suoi primi quadiri; l'adolescente superstite, Mark, è sballottato tra ì genitori estraniati ma è anche - sègttlw ttftirftlolto affetto dallo «zio» Leo, che in lui rivede un po' il figlio scomparso. Crescendo però Mark si rivela bugiardo incorreggibile e mezzo delinquente... Come ben sanno i commediografi, quando si dà molto spazio a un personaggio noioso si può finire per annoiare davvero. Nel suo ultimo romanzo. Quello che ho amato, Siri Hustvedt sfida intrepidamente questo rischio. Leo Hertzberg che racconta la storia in prima persona è infatti un pedante del tutto privo di senso dell'umorismo, un prudente sedentario che si allarma con facilità, che prende ogni cosa tremendamente sul serio, e che tende a descrivere meticolosamente tutto quello che gli capita senza risparmiarci nemmeno i suoi sogni erotici senili, di solito concentrati sulle donne dell'amico Bill. Assai minuziosamente egli segue ogni stadio dell'evoluzione di quest'ultimo, la cui produzione artistica narra ossessivamente episodi inquietanti: prima immagini della sensuale Violet (intitolate però autoritratti, come se Bill potesse rivelare se stesso solo raccontando qualcun altro) di volta in volta ingrassata, dimagrita, invecchiata, e sempre con in mano qualche oggettino iperreahstica- mente .significativo. Poi Bill smette di dipingere e si mette a confezionare scatole contenenti bambolotti e figurine atteggiati in situazioni i cui sottintesi morbosi possono sfuggire a un primo sguardo frettoloso. Infine passa a riprendere dei video di mamme con bambini piccoli pazientemente inseguiti péfla strada. Il suo tragitto occupa un ventennio che vede il fiorire e poi la decadenza di SoHo, il quartiere delle gallerie d'arte della bassa Manhattan. Leo è convinto della genialità dell' amico, che però solo collezionisti europei sembrano capire, mentre Bill, ascetico per natura e forte di un piccolo capitale privato, si mantiene indifferente al successo. La prima parte del romanzo gronda riferimenti culturali - i nostri quattro intellettuali non si stancano di riferirsi ad altri scrittori e artisti del presente e del passato spaziando in particolare sulle ricerche di una delle mogli nel campo delle pazienti isteriche, anoressiche ecc., ospiti della Salpetrière di Parigi nel diciannovesimo secolo. La seconda parte diventa un thriller psicologico, quando Leo scopre sia pure con molta lentezza la doppia natura dell'apparentemente soave Mark, e tenta goffamente di liberarlo, anche con un inseguimento alla Humbert Humbert, dal pessimo influsso di Teddy Giles, artista maledetto che per scandalizzare il suo pubblico finisce per sporcarsi le mani di sangue vero. Non si arriva a una vera conclusione, ma questo non succede nemmeno nella vita. Molto impegnata nella resa dei personaggi principali, l'autrice li fa muovere in un ambiente che sembra contenere solo loro (oltre al ghignante Giles, i comprimari sono soltanto un velenoso'critico d'arte e iinfei prosperosa, affidabile governante che sparisce ben prestò) ; in compenso è abile nel riferire ogni dettaglio dei loro habitat, ogni passaggio di voga a Manhattan quando questa pareva il centro artistico dell'Occidente. Come Bill nella sua seconda fase, ella tenta insomma di creare un intemo chiuso dentro una scatola discretamente sinistra. Senonché, ecco i vantaggi delle arti figurative, le opere di Bill si abbracciano con un solo colpo d'occhio, mentre qui le fitte pagine sono più di 360. «Quello che ho amato» di Siri Hustvedt: un critico pedante e sedentario, un amico artista geniale e le loro mogli e modelle in un thriller psicologico Siri Hustvedt, moglie di Paul Auster, presenta oggi al Festivaletteratura di Mantova il suo romanzo, ambientato tra musei e gallerie d'arte (nella foto una sala del Metropolitan) Siri Hustvedt Quello che ho amato trad. di Gioia Guerzoni Einaudi, pp. 366. 217.50 L'autrice è oggih. 14.15 al Festivaletteratura di Mantova ROMANZO

Luoghi citati: California, Germania, Manhattan, Mantova, New York, Parigi