Truffatori arrestati La procura ordina l'esame del Dna

Truffatori arrestati La procura ordina l'esame del Dna SI SOSPETTA POSSANO ESSERE COINVOLTI NEL DELITTO ZAMBRINI Truffatori arrestati La procura ordina l'esame del Dna La polizia ha diffuso ieri le fotografie dei due uomini e della donna Specializzati in raggiri ad anziani, hanno commesso decine di colpi Forse tra le loro vittime la pensionata uccisa in casa un anno fa la storia Lodovico Polettó KS .■■■;:-..-.,::-:.-S:::.-;:-..;,: CERTO, la storia del trapano è strana. Ma chi può escludere che a uccidere Clotilde Zambrini, la donna di 73 anni, strangolata con una calza di nylon non sia stato un truffatore di anziani? Un finto postino, oppure un falso impiegato del gas oppure delle Poste che tentava di portarle via gli ori e i soldi della pensione? E' passato un anno e dieci giorni da quell'omicidio, ma una traccia certa dell'assassino ancora non c'è. Perché ciò che spariglia le carte dell'indagine che la sezione omicidi della Mobile e il pm Tatangelo portano avanti da quel giorno è il modo con il quale l'omicida infierì, dopo la morte, sul cranio della vittima utilizzando un trapano scovato nello sgabuzzino delle scope. «Un delitto con risvolti di carattere sessuale...» si ipotizzò dopo qualche giorno. Ma una pista vera, percorribile fino in fondo e senza esitazioni, non è ancora stata trovata. E allora poliziotti e magistrato hanno iniziato a pensare che, forse, quel delitto è maturato per caso. Per mano, forse, di un conoscente occasionale: un tipo agganciato magari al supermercato, mentre tornava a casa carica di borse della spesa. Oppure di un rapinatore che, messo alle strette da una imprevista ed imprevedibile reazione della pensionata, ha agito in modo totalmente irrazionale: prima strozzandola con una calza di nylon, e poi conficcandole nel cranio una punta di trapano. L'ipotesi è assolutamente plausibile, anche se da un punto di vista più strettamente psicologico è difficile da giustificare. Per non lasciare nulla di intentato, dunque, due dei tre truffatori che l'altro giorno hanno provato a derubare una vecchietta e che sono stati arrestati dagli agenti delle volanti, coordinate da Antonio Baglivo, dovranno essere sottoposti all'esame del Dna. In pratica a Romano e Michele Barroero, nomadi sinti di Nichelino, sarà prelevato un campione di tessuto o di liquido organico sufficiente a ricostruire la catena cromosomica. I risultati saranno poi confrontati con il Dna che l'assassino di Clotilde Zambrini lasciò sul luògo del delitto: sul bordo in bicchiere, sulla calza di seta e sulle tracce di pelle scoperte dagli investigatori della scientifica. Se ci sarà compatibilità, anche con le impronte digitali, il giallo sarà a una svolta. L'ipotesi, però, è remota. Fino a oggi, infatti, gli investigatori della Mobile hanno sottoposto all'esame delle impronte circa 190 persone; trentadue a quelle del profilo genetico. Questi ultimi sono parenti della vittima, un ex spasimante. Michele Gosto, 67 anni, risultato poi estraneo a tutto, e ancora i maschi vicini di casa, alcuni muratori che effettuarono lavori nello stabile dove viveva la pensionata, in via Cadorna 28, e nel suo appartamento al sesto piano. E poi ci sono alcuni truffatori di pensionati, arrestati nei mesi scorsi dalla polizia e dai carabinieri. Tra loro ce n'era anche uno che, qualche mese fa, a Chivasso, assalì una vecchietta, tentò di strangolarla. Prima di ucciderla, pentito e spaventato, fuggì. Qualche giorno dopo le telefonò a casa, chiedendole scusa ed implorandola di non dire niente a nessuno. Lei che, ovviamente, aveva già denunciato ogni cosa avvisò i carabinieri e lui finì in carcere. La segnalazione dell'arresto, invece, arrivò sul tavolo del vice questure Marco Basile, il capo della omicidi. Il profilo psicologico dell'uomo sembrava perfetto per questo dehtto. Ma l'esame del Dna lo ha scagionato da tutto: la sua catena genetica e quella dell'omicida non hanno proprio nulla in comune. Inevitabile, quindi, che anche i due nomadi sinti fermati l'altro giorno vengano sottoposti a questo accertamento, con il prelievo di un piccolo campione di sangue oppure di saliva. Dieci giorni dopo i periti forniranno il loro responso. Che, va detto, già si sospetta negativo. Se così sarà allora si ripartirà da zero che, per quelli della Omicidi vuol dire tornare in strada, e cercare altra gente che abbia avuto un contatto, seppure minimo, con «Tilde» Zambrini. Insomma un lavoro certosino, che costringe i poliziotti a muoversi in un ambiente dove, inspiegabilmente, nessuno ha visto nulla e chi, quel giorno, ha sentito Clotilde gridare non s'è neppure affacciato sull'uscio di casa. Un colpo di fortuna senza pari per l'omicida. Che coincide ad ima altrettanto marcata sfortuna per gli investigatori. I quali nonostante tutto, non hanno la benché minima intenzione di darsi per vinti e quindi mandare in archivio i faldoni che contengono le migliaia di atti di questa inchiesta. Di qui la scelta di prendere in esame anche i rapinatori dei pensionati. Uno di loro, un anno fa, pootrebbe aver perso la testa per poche decine di euro. Il palazzo di via Cadorna 28: Clotilde Zambrini abitava al sesto piano

Persone citate: Antonio Baglivo, Clotilde Zambrini, Marco Basile, Michele Barroero, Michele Gosto, Tatangelo, Zambrini

Luoghi citati: Chivasso, Nichelino