Contro Bush sì sta alzando la canzone popolare di Marinella Venegoni

Contro Bush sì sta alzando la canzone popolare ESCONO DUE COMPILATION DA «FAHRENHEIT 9/11 w, UNA SONY-BMG, L'ALTRA DEL WARNER MUSIC GROUP Contro Bush sì sta alzando la canzone popolare Vecchi e nuovi eroi si schierano, da Springsteen ai Beastie Boys, da Dylan a Hip Hop Summits Marinella Venegoni NEW YORK La guerra a Bush s'allarga ormai su ogni fronte. Michael Moore, uomo dell'anno e nemico n.I-bis del Presidente (subito dietro Osama Bin Laden), dopo mesi di trattative laboriose ha accettato di portare la battaglia pre-elezioni anche sul mercato della musica, facendo stampare ben due colonne sonore del suo ormai celeberrimo «Fahrenheit 9711 ». A pubblicare gli album, entrambi in uscita il prossimo 5 ottobre, saranno due delle 4 major rimaste, la Sony-BMG e il Warner Music Group: e saranno, naturalmente, due compilation, che aggiungeranno una nuova dimensione di consumo popolare al successo già strepitóso di questo feroce documento fìlmico. L'imprevista mossa di marketing allagherà ulteriormente il ritorno alla canzone pohtica, la quale {a differenza che in Italia) sta infuriando negli States nel clima accesso della gara tra Bush e Kerry, e non risparmia né gruppi celebri né personaggi di nicchia: i Beastie Boys stanno ad esempio promuovendo il nuovo singolo «Triple Doublé» con un videogame gratuito, nel quale i giocatori muovono i membri della band in una manifestazione di protesta, e debbono fargli evitare i cani armati pilotati dagli uomini di Bush e di Donald Rumsfeld; intanto un movimento come Hip Hop Summits raccoglie fra Detroit e Philadelphia, New Orléans e il Bronx, mighaia di persone che si registrano per il voto di novembre, in manifestazioni dove a prender parte alla discussione sulla scelta d'un Presidente ci sono anche tipi come Eminem ed Erykah Badu. Fra i due album a sorpresa messi in piedi da Moore, il più «politico» dovrebbe essere quello della Sony, che raccoglie alcuni artisti che il regista dichiara esplicitamente ispiratori suoi e dei suoi collaboratòri durante la lavorazione di «Fahrenheit»: si tratta di canzoni già edite di Brace Springsteen, Bob Dylan, Clash, System of a Down e il compianto Jeff Buckley, con interventi anche di due membri degli ex Rage Against The Machine, e cioè Zack de la Rocha (suo sarà il singolo, medito, «I Want It Ali») e Tom Morello, quest'ultimo nel nuovo pseudonimo Nightwatchman; il secondo disco, della Warner, contiene invece canzoni usate nel documentario come .sfondo musicale della narrazione filmica, e fra queste trovano posto «Rockin' in the Free World» di Neil Young e «Shiny Happy People» dei R.E.M. Quel che la Disney Corporation non se la sentì di fare, impedendo alla sua Miramax di distribuire questo controverso film (che poi, invece, s'è guadagnato un tremendo successo, di pubbbeo e di quattrini), sembra dunque del tutto accettabile a due multinazionali del disco, evidentemente affamate di fatturati tanto da metter da parte ogni scrupolo di convenzienza pohtica. «Perché evitarlo, e nascondersi? - ha spiegato il responsabile delle colonne sonore della Sony, Glen Branman, al «New York Times» - Credo che dobbiamo fare la nostra parte nell'offrire alla gente argomenti ulteriori per il dibattito in corso, così che chi è interessato si rafforzi nel proprio convincimento e si prenda le proprie responsabilità come cittadino». Moore, che ora pubblicherà anche un libro con le lettere che ha ricevuto da soldati dopo l'uscita del suo film, ha commentato un po' beffardo: «Ci sono canzoni che possono far inquietare qualcuno, nel disco della Sony. Ma loro si sono mantenuti calmi, non hanno perso i nervi come quelh della Disney». Sony, tra l'altro, sta pianificando l'uscita del DVD del film nello stesso giorno del disco; la mayor - per tenersi le mani pulite di fronte all'elettorato repubblicano - ha già annunciato che donerà metà dei profitti del disco a una associazione benefica individuata da Moore, il Fallen Patriot Fund, che aiuta le famiglie dei soldati caduti nella guerra in Iraq. E anche la Warner destinerà parte dèi guadagni all'organizzazione «Rock the Vote» che guida una campagna per convincere al voto i ragazzi americani, appassionati di musica ma assai indifferenti alle urne (vota solo il 15 per cento di loro): di mezzo, ovviamente, ci sono sempre le elezioni presidenziali del prossimo 4 novembre, per le quali Moore spera d'essere l'ariete che sfonda il muro di consensi ancora maggioritari - al secondo mandato di Bush. Michael Moore, regista di «Fahrenheit 9/11 »

Luoghi citati: Detroit, Iraq, Italia, New York, States