Alpinisti precipitano nel canalone di Alessandro Ballesio
Alpinisti precipitano nel canalone TRAGEDIA SUL MONTE MARZO IN ALTA VALLE SOANA Alpinisti precipitano nel canalone Vittime un seminarista di Rivarolo e un docente di Feletto Alessandro Ballesio Quando ha visto il suo compagno che perdeva l'equilibrio e scivolava giù, nella scarpata, d'istinto lo ha afferrato per lo zaino. E' stato un attimo: sono precipitati tutti e due, l'uno aggrappato all'altro, fino al fondo della scarpata. Un volo di duecento metri, senza scampo. Pietro Bertodatto, 59 anni, di Feletto, era un insegnante in pensione. Roherto Barbierato, 34 anni, di Rivarolo, tra poco sarebbe diventato sacerdote. Sono morti ieri mattina, sulle montagne dell'alta Valle Soana, mentre salivano verso il monte Marzo, a 2756 metri di altezza. E' successo tutto sotto gli occhi della figlia trentenne di Bertodatto, Cristina, che li accompagnava nell'escursione: non ha potuto fare niente mentre suo padre cercava di salvare il compagno. Ha preso il telefonino, e inviato decine di sms per chiamare aiuto. Poi è rimasta ad aspettare l'elicottero del soccorso alpino mentre la nebbia pian piano si diradava. Roberto, Pietro e la sua Cristina: erano sempre insieme quando si trattava di scalare. Era una passione comune: "Papà non ci vedeva molto bene, a casa si fidavano soltanto quando con lui c'eravamo Roberto ed io", ricorda lei. L'escursione di ieri doveva essere poco più che una passeggiata. I tre erano partiti di buon'ora: Cristina e suo padre erano passati a prendere Roberto Barbierato a Rivarolo, a casa dei genitori: "Erano gli ultimi giorni di vacanza, poi sarebbe tornato in seminario a Ivrea - raccontano gli amici - fra una settimana lo aspettava il primo esame della stagione. Gh mancava poco, nemmeno un anno, per diventare sacerdote". Alle 8 sono già a Valprato Soana: lasciano l'auto sul piazzale della borgata di Piamprato, infilano gli scarponi e cominciano a salire. Pietro Bertodatto porta con sé anche la corda. L'idea, infatti, è di proseguire oltre al sentiero che porta alla «Bocchetta delle oche» e di arrivare fino alla cima del monte Marzo. E infatti i tre lasciano il sentiero e affrontano la cresta della montagna. Sono passate le 11 quando iniziano ad affrontare le rocce che portano ai 2756 metri della vetta. Roberto è più avanti, alle sue spalle padre e figlia. A un certo punto lo vedono mentre sale con difficoltà su una roccia, forse appoggia male un piede e il peso dello zaino lo trascina verso il dirupo. In quel momento Pietro Bertodatto non ci pensa un attimo e cerca di trattenerlo. Non molla la presa nemmeno quando il suo compagno inizia a scivolare giù. Precipita con lui. Lei, Cristina, assiste immobile alla scena. Non può fare altro che avvertire chi è rimasto a casa. Impossibile telefonare, inizia ad inviare una sfilza di messaggi. Li vedono subito il fidanzato Roberto, la sorella Lucia. Chiamano il 118. Quando arriva l'equipe medica i due sono già morti, straziati dalle rocce nella caduta. Vengono trasportati alla camera mortuaria dell'ospedale di Cuorgnè. E' lì che si raduna ima folla di amici, di parenti. "A Roberto mancava così poco per coronare il suo sogno", piange la madre Pasqualina Martino, accanto a lei c'è anche il vescovo di Ivrea Arrigo Miglio che saputa della tragedia si è precipitato subito all'ospedale. "Pietro amava cosi tanto la montagna, aveva trasmesso quella passione anche a sua figlia", ricordano tutti quelli che lo conoscevano bene: a Cuorgnè, dove ha insegnato per una vita ai ragionieri dell'istituto "XXV Aprile", ma anche a Feletto, dove aveva preparato per il Comune opuscoli e piccoli saggi sulla storia del paese. MONTE MARZO 2756 m Da sinistra Roberto Barbierato, 34 anni, di Rivarolo, che tra poco sarebbe diventato sacerdote, e Pietro Bertodatto, 59 anni, di Feletto, insegnante in pensione
Persone citate: Arrigo Miglio, Barbierato, Bertodatto, Pasqualina Martino, Pietro Bertodatto, Roberto Barbierato
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