Quando la realtà batte il reality di Alessandra Comazzi

Quando la realtà batte il reality LA CONDUTTRICE VESTITA DA CIOCCOLATINO CONTRASTATA DALLA FORZA DEGLI ELEMENTI Quando la realtà batte il reality Alessandra Comazzi UN cioccolatino dorato era Simona Ventura ieri sera. Ma sotto quella stagnola batteva un cuore emozionato, dato il numero di papere e lo scilinguagnolo atrofizzato. Come stare dentro a «Twister», il film sul ciclone assassino: se ci fosse stato l'esperto, il buon dottor Bill Harding, sarebbe stato di grande aiuto in questo primo giorno di gara, investito, il giorno e l'isola caraibica, dalla signorina Jeanne, spaventosa erede del vecchio, sbuffante Eolo. «Questo è un reality nelreality», diceva ghiotta la conduttrice, circondata da quelli die pomposamente venivano definiti «opinionisti»: don Mazzi, la vee-jay Camila Raznovich, Bice Biagi, direttore di «Novella 2000», Aldo Montano, il campione olimpico di sciabola. In attesa del collegamento serale impedito dal tornado, se ne è visto uno pomeridiano in cui urlava e biancheggiava il mar. Si sono dilatati i momenti in studio, con gli «opinionisti» di cui sopra e i parenti. E dunque, che ci volete fare, il tutto si è ammantato della solita noia tremenda che pervade i reahty show, segnatamente nella puntata introduttiva. Essendo questi protagonisti qui già «famosi» non è che si dovessero introdurre in assoluto, ma soltanto relativamente ai loro atteggiamenti nei confronti di quello che è soltanto un gioco. Ma è soltanto un gioco? No, certo. E' un business, un affare per gli investimenti pubblicitari, per gli sponsor, per la Rai che si gloria di aver lanciato il suo reality all'onor del mondo, e che diamine! Non di solo gioco trattasi. Anche di ufficio di collocamento. Ruolo che la tv sta assumendo convinta. Ufficio di collocamento sempre per pochi, per pochissimi, ma l'impressione, il (messaggio» che le reti amano lanciare, è quello della fedeltà. Se tu sei fedele, segui, partecipi, ti iscrivi, telefoni, non alimenti soltanto il giro d'affari dei gestori telefonici, ma getti anche un sasso per il tuo futuro. Sulla passata edizione deLT«Isola dei famosi» nessuno avrebbe scommesso un cope¬ co, ma poi il programma è diventato un fenomeno, milioni di spettatori curiosi di vedere che cosa succedeva a Walter Nudo o a Pappalardo, o a quella gatta morta della de Planck. I dodici di quest'anno sono altrettanto improbabili, molti spariti e speranzosi di rilancio. Le prossime puntate, a uragano passato, e il prossimo «Grande Fratello», pure, ci diranno se è sempre l'ora dei reality (come dei biscottini), con le loro psicologie d'accatto e le prove organizzate a tavolino e i giochi i ruolo; o se il pubblico comincerà a stancarsi di questa falsa vita rappresentata. Però don Mazzi ha dato una spiegazione: perché è lì che partecipa? Ha detto: «Perché la sopravvivenza fa parte della strategia mia e della mia comunità. La sopravvivenza è un tema davvero importante, al di là del reality». Certo che lo è, ma lo si deve dimostrare facendo i balenghi su un'isola, circondati da una troupe dhlSO persone? Mentre, come ricordava retoricamente lo stesso Caputi, l'isola è piena di povera gente che comunque non perde il sorriso? Che la festa continui.