L'Italia in Europa come rientrare nel gruppo di testa
L'Italia in Europa come rientrare nel gruppo di testa L'Italia in Europa come rientrare nel gruppo di testa Aido Rizzo ERI, in Olanda, è stata firmata da un gruppo di paesi europei una «dichiarazione d'intenti», per ima comune «forza di gendarmeria»: 800-900 uomini, con «capacità di reazione rapida». È meglio di niente, in un momento in cui l'Ue ha necessità di ritrovarsi, dopo la moderata euforia seguita al varo del Trattato costituzionale, a sua volta seguita da incertezze e dubbi chea la ratifica, e quindi l'effettiva entrata in vigore, del Trattato medesimo. Positive queste iniziative di singoli Stati, nel più ampio quadro comunitario, e positivo il fatto che accanto a Francia, Spagna, Por- togallo e Olanda ci sia questa volta anche l'Italia. Che ha un particolare bisogno di entrare o rientrare nella trama o nel reticolo europeo. E la sua partecipazione è stata addirittura premiata con l'assegnazione del quartier generale del nascituro «Eurogendfor» a Vicenza. Al di là di quest'episodio, per ora di modeste dimensioni, la pohtica europea dell'Italia corre U rischio di un vero e proprio isolamento. Questo va detto o ribadito alla luce di due fatti di questi ultimi giorni. Il primo è l'annuncio, non ufficiale ma non smentito, di un incontro, martedì a New York, in margine alla 59a Assemblea generale delle Nazioni Unite, del vicecan¬ celliere e ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, con i primi ministri giapponese e indiano, JunichiTO Koizumi e Manmohan Singh, e col presidente brasiliano Luis Inacio «Lula» da Silva. Il secondo è l'incontro, questo già avvenuto lunedì scorso a Madrid, dei due alfieri dell'asse franco-tedesco, il presidente Jacques Chirac e il cancelliere Gerhard Schroeder, col capo del governo spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero. In entrambi i casi, l'Italia grande assente. La riunione di New York, com'è facile capire, ha per tema l'allargamento del Consiglio di sicurezza dell'Onu e, per quanto più direttamente ci riguarda, l'ormai esplicita candidatura della Germania a un seggio permanente, accanto a Francia e Gran Bretagna, con tanti saluti alla prospettiva del seggio «europeo». Tale prospettiva, nonostante il suo scarso realismo, è tuttora difesa dal governo di Roma, più che altro come argomento «nobile» contro il declas¬ samento dell'Italia, che sarebbe il solo tra i quattro maggiori paesi dell'Ue a restare fuori dal massimo organo intemazionale. Al seggio europeo era una volta favorevole anche la Germania, ma in via teorica, e, ora che nella pratica vede la possibilità concreta di un «suo» seggio, Berlino dice senza mezzi termini che quel tema «è morto». Realpolitik, di fronte alla quale il governo di Roma è disarmato. Il governo di Roma, il governo Berlusconi, è disarmato anche e soprattutto perché non ha saputo sceghersi fin dal principio gli alleati giusti in Europa. E veniamo al secondo fatto, l'incontro tripartito di Madrid. Su di esso si sono fatte anche delle ironie, oppure è stato detto che è un'alleanza antiamericana nel segno dell'«appeasement» col terrorismo islamico. E certo non sono mancati errori, soprattutto di Chirac e Zapatero, neh' analisi della crisi irachena e nella gestione del rapporto con l'America. Ma tali errori, che poi sono relativi, di fronte a quelli americani, avrebbero potuto essere impediti o contenuti da un'intensa partecipazione italiana, come in passato, all'alleanza franco-tedesca. Che invece è stata vista subito (come già nel 1994...) come un'intollerabile egemonia, trascurandone l'importanza decisiva per l'integrazione pohtica e non solo economica dell'Europa. Ora l'alleanza si è estesa alla Spagna, orfana di Aznar, e con essa bisognerà tornare a fare ì conti, anche nell'Europa a 25. A Berlusconi non resta che Blair, che poi all'occorrenza si associa a Chirac e Schroeder, e (forse) l'instabile governo polacco. E naturalmente Bush e Putin, che però non sono leader europei e sono entrambi gravati da enonni problemi. Magari Bush, se rieletto, potrà dare una mano sull'Onu, ma non è detto. E poi a quale prezzo? Tornare in Europa e ritrovare un posto nel gruppo di testa, anche per condizionarlo, questo è il vero problema. Per fortuna è storia passata: oggi è tutto diverso.
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