Per i «francoprovenzali» il futuro riparte dal web

Per i «francoprovenzali» il futuro riparte dal web ALLA «FESTA DEL PATOIS» LA PROPOSTA DI UNA GRAFIA UNICA Per i «francoprovenzali» il futuro riparte dal web Domani e domenica raduno internazionale a Ceresole con dibattiti e spettacoli: «Siamo una minoranza viva» Alessandro Ballesio Sono i custodi di una lingua, il francoprovenzale, parlata ancora oggi da mighaia di persone. Arriveranno domani e domenica a Ceresole Reale dalla Valle d'Aosta e dalle valli piemontesi del Canavese, di Lanzo, Susa, Sangone e Cenischia, ma anche dai cantoni svizzeri romandi, dalla Savoia, dal Delfinato e dalla regione di Lione. E domani e domenica, per la settima "Festa intemazionale del Patois", non mancherà nemmeno una delegazione delle due comunità in provincia di Foggia, quelle di Celle e Faeto, dove per corsi e ricorsi storici.il dialetto pugliese si è fuso con la parlata tipica di questa fetta di Alpi. Ma il raduno organizzato in alta valle Orco dall'associazione di studi e di ricerche francoprovenzali Effepì, da "Reiss d Bini" e da "Ij Canteri" con la collaborazione dei gruppi del luogo non è soltanto l'occasione per "contarsi", per far festa e farsi conoscere al pubblico: verrà anche posata la prima pietra di un progetto di cui si discute da anni. Quale? La proposta di una grafia fonetica, un modo di scrivere uguale per tutti. «E' diventato una necessità, soprattutto adesso che per comunicare più velocemente ci serviamo di Internet - spiega Ornella De Paoli, presidente di Effepi - in ogni territorio il modo di parlare in patois è differente, almeno lavoriamo per scrivere tutti nello stesso modo ed evitare incomprensioni». Ne va del futuro di un idioma che grazie anche alle ultime leggi in favore delle minoranze linguistiche è stato rivalutato, fino a tornare d'attualità perfino a scuola: «In alcune zone del Piemonte sono stati organizzati corsi sperimentali - dice la De Paoli - il sogno è quello di raggiungere i livelli di Valle d'Aosta e Francia dove il patois è materia di studio. In ogni caso sta crescendo l'interesse di tutti». H popolo dei franco- provenzali oggi più che mai rivendica la propria identità: un altro segnale importante è la pubblicazione della prima raccolta di vocaboli nel patois parlato a Ceresole, curata da Antonio Oberto, il presidente di «Reiss 'd Bini», un'altra organizzazione che si occupa della salvaguardia del dialetto. E lo stesso programma della festa è stato preparato in modo da coinvolgere il pubblico nelle atmosfere uniche di una tradizione che sopravvive dopo centinaia di anni. Pensate alla "veglia francoprovenzale" di sabato sera, con musica, canti e poesie in lingua, condita dai variopinti costumi alpini. Provate ad immaginare una messa come quella di domenica mattina, celebrata rigorosamente in patois o gli spettacoli e le danze che invaderanno il paese nel pomeriggio, grazie a chi di folclore se ne intende davvero: il gruppo "Comitè des traditions valdotaines" o gli "Alvauess" di Ala con i "garbin". E poi si potranno vedere al lavoro gli uhimi magnin della valle Soana e di Piantonetto e i tessitori della vai Sangone. Si inizia domani pomeriggio con la visita alle mostre allestite in paese: la rassegna curata dalle scuole per un concorso ideato da Effepi, ma anche quella con i documenti sulla storia dello sci a Ceresole e di "Alpi in guerra" che comprende anche un percorso alla riscoperta della battaglia di Ceresole del 1944. Sempre nel pomeriggio, il convegno durante il quale si discuterà della proposta di grafia comune elaborata da un gruppo di lavoro intemazionale e la presentazione delle nuove pubblicazioni. SONO IN 70 MILA Il termine francoprovenzale" risale al 1873, quando il glottologo Graziadio Isaia Ascoli individuò le caratteristiche principali dei dialetti delle vallate del Piemonte occidentale, di una parte delia Svizzera e di diversi dipartimenti della Francia sud-orientale. Da allora il termine venne utilizzato dai linguisti di tutto il mondo. La parlata «patois» è il risultato di un processo storico che accomuna e caratterizza una parte delle Alpi Occidentali: lingua neo latina, a cavallo tra l'SCO e il'900 ha iniziato ad essere tramandata da orale a scritta grazie soprattutto alle opere del poeta Jean-Baptìste Cerlogne. Oggi è la Valle d'Aosta a detenere il maggior numero di affezionati» che possono affermare di conoscerla perfettamente. Ma è difficile fare una stima esatta dèi «francoprovenzali»: sarebbero circa 70 mila. Tra i momenti particolarmente suggestivi della «Festa del Patois» quelli dedicati alla musica e alle danze che coinvolgono giovani e non in suggestive kermesse folcloristiche