Quale hub? Non si sceglie Restano Roma e Milano di Alessandro Barbera

Quale hub? Non si sceglie Restano Roma e Milano EVITATA UNA DECISIONE POLITICAMENTE IMPOSSIBILE Quale hub? Non si sceglie Restano Roma e Milano Alessandro Barbera ROMA Per Formigoni «il vero rilancio di Alitalia deve fare perno sul Nord del Paese e quindi soprattutto su Malpensa». Non può pensarla diversamente la Lega: «Cimoli faccia sapere inequivocabilmente che punta su Malpensa». E poi Alleanza nazionale, nonostante l'ispirazione romanocentrica di alcuni suoi big: «Su Malpensa voghamo scelte chiare», diceva ieri il capogruppo in regione Lombardia Luca Ferrazzi. Nelle stesse ore, seicento chilometri più a sud, il trio StoraceVeltroni-Gasbarra andava a dire la sua direttamente negh uffici di Cimoli. Il primo, furibondo per il sostegno del suo partito al piano, ammette candidamente: «Almeno non abbiamo fatto a botte». Più diplomatici il sindaco e il presidente della provincia di Roma: «Abbiamo chiesto più tratte per Fiumicino». Se il buongiorno si vede dal mattino, Ahtalia è spacciata ancor prima di cominciare l'opera di risanamento. E' bastato che si accendesse imo spiraglio di luce attorno alla compagnia di bandiera che gh appetiti delle lobbies romane e milanesi ripartissero da dove Alitalia ha costruito parte della sua sfortunata vicenda. Perché al di là della gestione allegra, delle strategie sbaghate e della concorrenza spietata, l'errore fatale per Alitalia è stato non sviluppare un vero hub quando era ancora abbastanza forte per farlo. Nel 1999, al timone c'era Domenico Cempella, si decise per Malpensa. Giusta o sbaghata che fosse, il Paese delle cento città (e aeroporti) trasformò quella decisione in una promessa da marinaio. Facendo scappare a gambe levate l'alleato di allora, quella Kim oggi felicemente fusa in Air France. La soluzione non piaceva ai dirigenti Alitalia, a chi sosteneva le ragioni di Fiumicino, a quella parte di Milano che non aveva nessuna vogha di rinunciare alla comodità li governatore RobIl flop della costò l'alleaIl nuovo model «netwopuò supera rto Formigoni Malpensa za con Kim ello k carrier» e il dilemma di linate. Il resto lo fecero i cambi di govemo, i mancati decreti attuativi e la corruzione. Da buon diplomatico quale è Cimoli ora se ne guarda bene dal lasciare trasparire una propensione strategica per Malpensa o Fiumicino. Prende atto della situazione esistente: Roma è ancora l'aeroporto di riferimento (c'è ad esempio il satellite per i voli intercontinentali) e la base di armamento della compagnia. Il piano però prevede più personale a Milano (l'azienda ha ottenuto dai sindacati un gruppo di trasferimenti) e lì si potrà fare anche la manutenzione ordinaria. Non ci saranno più voli pieni di hostess in partenza dalla capitale o trasferimenti per cambiare una gomma. A Fiumicino comunque ci dovrà essere un terminal dedicato, visto che oggi le attività sono disperse su «tutti e tre» con «duplicazione delle attività», «complessità operative» e «costi nella gestione dei transiti». La parola «hub» è evitata come la peste. Si legge di una non megho precisata «massimizzazione delle connessioni» e di un «rafforzamento dell'offerta sul RomaMilano». D'altra parte, nel modello di business individuato da Cimoli - il cosiddetto «network carrier» - di un hub vero e proprio se ne può fare a meno. Inoltre hub in senso stretto oggi non lo possono essere né Fiumicino né Malpensa. Né l'uno né l'altro hanno il flusso di traffico né i collegamenti di Charles de Gaulle, Heatrow o Francoforte. Cimoli sceghe di non sceghere, consapevolmente. «A decidere chi prevarrà fra i due scali sarà comunque il mercato», spiegano dalla Magliana. Molto dipenderà anche da cni metterà i soldi per la ricapitalizzazione. Se sarà lo Stato, visti i precedenti, c'è poco da stare tranquilli. Comunque vada, ammette sconsolato un sindacalista, «alla fine l'hub di Alitalia sarà a Parigi o a Francoforte». Nel primo caso se il partner sarà ancora Air France, il secondo se Cimoli scegherà la strada tedesca. Altro che grande Malpensa. Il flop della Malpensa costò l'alleanza con Kim Il nuovo modello del «network carrier» può superare il dilemma li governatore Roberto Formigoni