Cnh prevede un raccolto di utili e scommette sulla ripresa Usa
Cnh prevede un raccolto di utili e scommette sulla ripresa Usa DALL'uAD» PAOLO MONFERINO CONTI E STRATEGIE DEL COLOSSO DELLE MACCHINE AGRICOLE TARGATO FIAT Cnh prevede un raccolto di utili e scommette sulla ripresa Usa Vanni Cornerò inviato a JESI Sul planisfero alle spalle di Paolo Monferino sono disseminate 41 bandierine che danno la misura dehe dimensioni di Cnh, il colosso delle macchine agricole e movimento terra del gruppo Fiat. «Siamo un'azienda "giocai" - spiega con una battuta l'amministratore delegato della società nata nel 1999 dalla fusione di Case e New Holland - i nostri marchi ci assicurano una presenza globale, ma, ovunque, siamo percepiti come impresa locale, perchè sappiamo parlare la lingua degh agricoltori in tutti i Paesi del mondo». A Jesi, centro di produzione dei trattori sino a 100 cavalli di potenza per tutta la rete Cnh, Monferino mette sul tavolo il piano per il triennio 2005-2007 e lo fa partendo da una panoramica del mercato mondiale: «L'America è in crescita e già per quest'anno prevediamo un mighoramento del 10Vo per le macchine agricole e del 200Zo per queUe movimento terra. In Europa, invece, la ripresa stenta a decollare e puntiamo sui ricambi e il mighoramento del parco mezzi, valorizzando l'usato e l'assistenza. Tutto il contrario di quel che succede in Brasile, Argentina, Turchia, India, Pakistan e Cina i cui mercati sono in grande espansione, soprattutto nella meccanizzazione di base». Per le stime economiche l'ad di Cnh lascia la parola al responsabile finanziario, Charles Lecomte: il quadro è di una positiva inversione di tendenza rispetto all'anno scorso, quando ci fu un utile di 30 mihoni di dollari, ma il peso dei costi di ristrutturazione portarono il conto in negativo. «Quest'anno sottolinea Lecomte - dal primo semestre arrivano segnah confortanti, con 110 mihoni di dollari di utile netto a fine giugno, contro i 16 mihoni di dollari registrati alla stessa data 2003. Per fine 2004 si può prevedere un utile di 180 mihoni di dollari, che al netto dei costi di ristrutturazione potrebbero portare a una perfomance positiva tra i 60 e gh 80 mihoni di dollari». «Ogni quattro trattori che circolano nel mondo uno è prodotto da noi e su tre mietitrebbia vendute una è Cnh», sottolinea orgogliosamente Franco Busignani, a capo deh'area Europa-Africa-Asia. Un risultato ottenuto con il lavoro di 26.800 dipendenti suddivisi, tra 17 joint venture, in 41 stabilimenti, 29 centri ricerca e 39 i magazzi- ni ricambi. La strategia multimarca di Cnh verte infatti su piattaforme globali e centri di eccellenza situati nell'area geografica dove il prodotto trova le applicazioni più impegnative e dove sono concentrati il mighor know how ed i chenti più esigenti per un determinato tipo di macchine. «Nel prossimo triennio non si prospettano nuove acquisizioni di marchi, ma proseguirà l'opera di ristrutturazione aziendale che ha portato gh stabilimenti da 60 ai 43 di fine 2003 - prosegue Monferino entrando nei particolari operativi -. Abbiamo quasi completato il rinnovamento mezzi con 4000 nuovi modelli realizzati in 10 anni ed ora siamo in una fase di "rifinitura", con efficienze da recuperare. Notevoh sono stati gh investimenti in ricerca e sviluppo, così i motori diesel sviluppati con Iveco ci garantiscono per il futuro un notevole vantaggio competitivo, particolarmente in fatto di emissioni. Anche perchè nel settore del diesel industriale, con 650.000 motori realizzati all'anno, Fiat è il più grande produttore mondiale». Posizioni di leadership che però non danno motivo per non chiedere il massimo: «Quando ho illustrato all'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, il pi ano 2005-2007, con obiettivi di un risultato operativo pari al 100Zo del fatturato, lui mi ha chiesto quale era il traguardo che si era posto il nostro concorrente più agguerrito - confessa l'ingegner Monferino -. Gli ho detto che era attorno al 10-1 l0Zo e lui ha commentato: allora vorrà dire che Cnh dovrà fare un pò megho». Una cultura di leadership positiva, in cui per sopravvivere bisogna essere più bravi, il che vuol dire superare problemi grossi, come quello degh aumenti deh'acciaio, rincarato del 2507o in Europa e del 500Zo in Usa. Oltre a saper interpretare immediatamente alcuni elementi nodali, come quello degh aiuti al settore agricolo: «E'una carta che pesa molto sul tavolo del Wto - dice Monferino - ma l'ultima legge Usa in proposito assegna agli agricoltori 16 miliardi di dollari l'anno per dieci anni. E'ia prima volta che i farmer americani sanno di poter contare su ima cifra precisa per un periodo così lungo di tempo ed è molto improbabile che le trattative intemazionali possano cambiare le cose. Quindi c'è da pensare che, a livello mondiale la partita dei sussidi agricoli non si chiuderà in fretta». Afine giugno un «netto» di 110 milioni di dollari che al termine dell'anno dovrebbero diventare 180 «Siamo un'azienda globale, ma che parla la lingua degli agricoltori di ogni Paese» Paolo Monferino
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