I rapitori annunciano: processo ai due francesi di Cesare Martinetti

I rapitori annunciano: processo ai due francesi DOPO QUATTRO SETTIMANE TORNA IL PESSIMISMO SULLA SORTE DEGLI OSTAGGI I rapitori annunciano: processo ai due francesi «E' imminente, tra pochi giorni comunicheremo il nostro verdetto» Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Altro che liberazione da un momento all'altro: Georges Malbrunot e Christian Chesnot saranno sottoposti a un processo «islamico e popolare» e tra qualche giorno il famigerato Esercito islamico per l'Iraq (gli stessi che hanno assassinato senza troppi complimenti Enzo Baldoni) farà sapere il suo verdetto. Dopo i giorni della speranza e quelli della delusione ricominciano ora i giorni della paura per i due giornalisti francesi ostaggio - oggi sono quattro settimane - di fanatici. Il primo «riscatto» richiesto era l'erogazione della legge che vieta il velo islamico nelle scuole. La Francia ha detto di no. E per liberare i suoi ostaggi ha avviato una gigantesca operazione diplomatica a 360 gradi in tutti gli ambienti islamici, compresi quelli più discutibili, ricevendo la solidarietà persino dai teiroristi di Hamas. Il ritomo dei due giornalisti sembrava cosa certa la sera del 2 settembre. Poi tutto è ripiombato nel buio. Malbrunot e Chesnot sono - come li disegna Pancho oggi su Le Monde - due schizzetti smarriti nella tela di ragno del caos iracheno. Ora siamo alla farsa del processo dì cui non si conosce il ventaglio delle pene possibili. I rapitori questa volta non hanno fatto minacce sanguinarie, ma rammentando la ferocia con cui hanno assassinato Enzo Baldoni c'è poco da illudersi. Per di più in questa vicenda francese s'è scoperto che i due sono stati rapiti quasi insieme con l'italiano il quale fu assassinato quasi subito perché i rapitori volevano dare una prova di determinazione ai francesi. Il macabro annuncio dell'assassinio di Baldoni fu fatto in questi termini ai francesi: «La Fiat è rotta, la due Peugeot stanno bene...» Dunque il vero destinatario del ricatto dell'esercito islamico era, fin da subito, il govemo francese. Ma fallita (o superata) la questione del velo, i rapitori ora rilanciano la partita con questo processo di cui hanno diffuso una specie di capo di imputazione. Non per i due giornalisti, i quali, tra l'altro, notoriamente, sono filopalestinesi, molto antiamericani e hanno - legittimamente - usato l'atout di essere francesi (e quindi di appartenere alla nazione che più di tutte si era opposta alla guerra in Iraq) per muoversi liberamente a Baghdad e dintorni. Al punto che Malbrunot ha più volte raccontato compiaciuto sul Figaro che alcuni giornalisti americani inviati in Iraq fingevano anche loro di essere francesi per poter lavorare in maggior sicurezza. Ma è un vero capo di imputazione rivolto all'intera Francia quello che Malbrunot e Chesnot dovranno affrontare. Vi sono elencati quelli che i rapitori definiscono i «crimini» di Parigi con-, tro llslam e l'Iraq. Innanzitutto la Francia è accusata di aver partecipato al raid israeliano che nel 1981 aveva distrutto la centrale nucleare Osirak in costruzione in Iraq. Finora, su quell'affare, l'accusa era rovesciata, e cioè si diceva che Parigi (con il ruolo decisivo di Chirac, che da primo ministro aveva firmato gli accordi) dalla seconda metà degli Anni Settanta stava aiutando Baghdad a costruire un reattore nucleare destinato forse non sol- tanto a produrre enei^gia. Curiosamente i rapitori dei due ostaggi francesi rovesciano l'accusa: quel reattore - dicono - è stato distrutto dai bombardieri di Tel Aviv grazie alle infoimazioni che diedero i francesi. Le altre accusa sono un po' più banali. Aver partecipato alla prima guerra del Golfo nel 1991; aver spinto nel baratro della fame il popolo iracheno con le sanzioni che colpivano il regime di Saddam Hussein; sostenere Identità sionista» chiamata Israele; inserirsi negli affari intemi di Siria e Libano per «servire gli interessi del sionismo»; influenzare il Sudan; combattere la legge islamica e la lingua araba in Tunisia, Marocco e Mauritania; partecipare alla guerra in Afghanistan. E infine la Francia è colpevole di aver inviato truppe in Algeria dopo la vittoria del Fronte Islamico di Salvezza nel 1992 «impedendo ai musulmani di andare al potere». Da Parigi non c'è nessuna risposta al comunicato che è stato diffuso su internet. Al Quai d'Orsay osservano soltanto che non è certa l'identificazione di questo documento, e cioè che non si se llianno davvero scritto i rapitori dei due giornalisti. Ma ormai la linea ufficiale del govemo, dopo l'esagerato e mal riposto ottimismo del 2-3 settembre, è quella di tacere quasi su tutto: «Starno lavorando nella discrezione, siamo fiduciosi». SPARITI DA OLTRE UN MESE Ricatti e ultimatum alternati a speranze m 20 AGOSTO Sulla strada Baghdad-Najaf si perdono le tracce dei due giornalisti francesi. B 28 AGOSTO Al Jazeera trasmette un video dell'Esercito islamico con un ultimatum a Parigi: «48 ore per revocare la legge che vieta il velo islamico nelle scuole». B 29 AGOSTO La Francia intera si mobilita. Il presidente Chirac parla in tv. m 30 AGOSTO I rapitori prorogano l'ultimatum di altre 24 ore. ■ 2 SETTEMBRE Al Jazeera: «Sono stati consegnati a un altro gruppo, che dovrebbe liberarli». a 6 SETTEMBRE Spunta un nuovo ricatto: liberi entro 48 ore se verranno pagati 5 milioni di dollari. a 9 SETTEMBRE I rapitori promettono un «annuncio sulla sorte degli ostaggi francesi». a 14 SETTEMBRE Su Internet i rapitori definiscono la Francia «nemica dei musulmani» e l'accusano di «crimini» contro l'islam. Christian Chesnot e Georges Malbrunot, i giornalisti francesi per i quali i sequestratori continuano ad alzare la posta