Berlusconi: perfetta sintonia con il Presidente della Repubblica di Ugo Magri

Berlusconi: perfetta sintonia con il Presidente della Repubblica IL CAVALIERE SOTTOSCRIVE LE PAROLE DI CIAMPI ED APRE ALL'OPPOSIZIONE Berlusconi: perfetta sintonia con il Presidente della Repubblica Anche il premier considera la nascita delle polizie locali come un pericolo per l'integrità del Paese. Oggi Calderoli salirà al Colle Ugo Magri ROMA Verso le otto di sera, un attimo prima che andassero in onda i telegiornali, Silvio Berlusconi ha fatto filtrare la propria «perfetta sintonia» con il presidente della Repubblica sulle riforme. Come mai l'abbia deciso all'ultimo istanteo, merita una spiegazione: al suo portavoce. Paolo Bonaiuti, era sorto il dubbio che le parole pronunciate da Carlo Azeglio Ciampi potessero essere presentate sui giornali di stamane come un «monito» rivolto al governo o, peggio, come una scomunica del testo all'esame di Montecitorio pro¬ prio quando l'accordo di maggioranza era appena stato raggiunto. Per cui il premier è corso ai ripari, segnalando l'assoluta concordia registrata il giorno prima, quando lui era salito al Quirinale proprio per ragionare di federalismo e dintorni con il Capo dello Stato. Sorge spontaneo il dubbio che la «perfetta sintonia» sia solo di facciata, e che Berlusconi abbia voluto dare semplicemente un contentino a Ciampi (col quale i rapporti, fino a poche settimane fa, erano non propriamente idilliaci). Ma la versione che si raccoglie tra i consulenti del Cavaliere è di tutt'altro genere. Raccontano a Palazzo Chigi che Berlusconi è «veramente» d'accordo con Ciampi, non solo per finta. E a convalidare questa tesi si porta un esempio concreto: le polizie locali. Non c'è il minimo dubbio che il presidente, denunciando i rischi per l'unità nazionale, avesse in mente il proliferare di questi organi di sicurezza rivendicati dalla Lega nell'ambito della devolution. Ebbene, si segnala nell'entourage berlusconiano, anche su questo punto il premier la pensa esattamente come Ciampi. A costo di prendere per una volta le distanze dal più fedele alleato di governo. Circola addirittura uno sfogo del Cavaliere che suona piutto¬ sto netto: «Ma sì, il presidente della Repubblica ha ragione da vendere, non si possono moltiplicare queste polizie come se già adesso non ce ne fossero abbastanza...». Pure Berlusconi starebbe premendo per cancellare o quantomeno attenuare il testo dove se ne fa menzione. E se si dà retta a fonti parlamentari bene informate (ieri s'è riunito alla Camera il gruppo di Forza Italia), il premier è andato oltre: sarebbe stato lui personalmente a fissare l'appuntamento che il ministro delle Riforme avrà stamane alle 12,30 con Ciampi al Quirinale, in una sorta dì gioco di sponda. «Te lo manderò, presidente, così vedrai anche tu se c'è modo di ammorbidire la Lega», aveva promesso il premier due giorni fa. Ieri mattina Berlusconi ha chiamato al telefono Roberto Calderoli e gli ha fornito, astutamente, la versione opposta: «Vedi di fare un salto domani da Ciampi, se puoi, in modo da calmare il presidente su questa storia delle pobzie locali...». Piccoli trucchi da professionista del business, quale il premier non ha mai cessato di essere. Ma il suo obiettivo resta quello di chiudere il caso una volta per tutte. Come? Approvando l'emendamento Fini, che in pratica cancella tutto. Ciampi sollecita una mano tesa verso l'opposizione. Ma pure qui il Cavaliere è d'accordo: in questo momento gli fa comodo assai far proprio l'appello. Difatti «noi manteniamo una linea aperta e dialogante», assicura Bonaiuti dopo aver colloquiato col Capo. Il quale invece si tiene fuori dalla terza questione sollevata da Ciampi, cioè la coerenza della nuova macchina istituzionale. Riecheggiando le preoccupazioni di Pier Ferdinando Casini, il Capo dello Stato teme che dopo la riforma nulla funzionerà più come prima. Al centro delle perplessità c'è il cosiddétto iter formativo delle leggi, che poi investe il ruolo del futuro Senato federale. Per dirla con un personaggio al di fuori della mischia, il segretario radicale Daniele Capezzone, «questo Senato, così com'è, paralizzerà qualunque attività di qualunque esecutivo». «Caro Silvio, rischi di essere tu il primo a fame le spese», l'ha avvertito l'altro ieri Casini con tono accorato. Ma Berlusconi deve ascoltare pure la campana di Marcello Pera, presidente del Senato, al quale (ovviamente) la riforma sta bene così. E dunque il premier per ora temporeggia, delegando la materia al parere degli azzeccagarbugli.

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