Gli editori delusi da Urbani

Gli editori delusi da Urbani ROMA, AGLI STATI GENERALI IL MINISTRO NEL MIRINO Gli editori delusi da Urbani Polemico intervento di Ferruccio de Bortoli, vicepresidente dell'Aie: «Ci aspettavamo di più» Maria Grazia Bruzzone ROMA DELUSIONE. «Delusione profonda», anzi, nelle parole di Ferruccio de Bortoh, il vicepresidente dell'Associazione italiana editori, che interviene per primo neUa seconda giornata degh Stati generah dell'editoria. «Siamo rimasti delusi», ripete il presidente deh'Aie Federico Motta, nel suo lungo intervento conclusivo. Non si può certo dire che l'intervento del ministro della Cultura Giuliano Urbani abbia entusiasmato gh editori italiani. La tanto attesa legge suU'editoria non arriverà. Non ci sono fondi, ha allargato le braccia il ministro, promettendo qualche briciola per aiutare le biblioteche e una festa nazionale del libro. Oltre alla proposta di un gruppo di studio sui problemi dell'editoria, al quale ha precisato di voler partecipare «non in veste di ministro». De Bortoh invita esplicitamente l'Aie a disertare quell'iniziativa «del tutto inutile». «Francamente dice fuori dai denti - dal ministro della Cultura ci aspettavamo di più. Quanto meno una considerazione per il mondo dell'editoria e un'attenzione al tema dell'allargamento della platea di lettori. Che è poi una crescita culturale paese». Non è affatto uno sfogo personale. A fine mattina infatti Motta, nel «consuntivo pohtico» degh Stati generah, riprende quel duro giudizio. «Non abbiamo chiesto al governo e al parlamento né privilegi né elargizioni di risorse, né protezioni. Siamo troppo orgogliosi per farlo, e troppo gelosi di una libertà intellettuale e di gestione a cui non intendiamo rinunciare, come forse dovremmo se ricevessimo più aiuti. Ci siamo limitati a chiedere condizioni entro cui operare», spiega il presidente dell'Aie. Motta, come del resto De Borto11, ha invece apprezzato la Moratti e Gasparri. Il ministro dell'Istruzio¬ ne ha condiviso le richieste avanzate dagli editori («sorvolando tuttavia sulle politiche di sostegno agh studenti in condizioni disagiate») e ha recepito l'esigenza di afiai-gare la platea dei lettori, anche con la sua proposta di iniziativa « 10 classici in 10 città». Il ministro delle Comunicazioni è quanto meno d'accordo sulla necessità di «nuove nonne e leggi a sostegno del libro» e di «una maggiore coesione tra i settori dell'editoria e della televisione» ed è arrivato a chiedere che i tg inseriscano degh spazi per recensire e promuovere i libri (idea subito fatta propria dal consighere Rai Marcello Veneziani e apprezzata dai direttori dei tg Rai Mazza e Di Bella, nonché da Fede e Carelli). Entrando nel merito della delusione, gh editori avevano sollecitato il governo su una serie di punti. Primo, il diritto d'autore, «una priorità assoluta per chiunque investa nei contenuti». E un tema di dibattito e di iniziative legislative, anche in relazione a Internet. Motta parla di «mancate risposte di Urbani» e di «disponibilità al dialogo» di Gasparri, subito colte, e offre la partecipazione di rappresentanti degh editori alla Commissione tecnica istituita dai ministri Stanca e Urbani stesso. Del quale è stata poco apprezzata la battuta sui furti di mele dei ragazzi, di fronte ai quah dovremmo essere toheranti. «Chi spiegherà ai nostri ragazzi la ragione per cui certi furti sono da tollerare e altri no?», è l'osservazione caustica del presidente deh'Aie. Quanto alla legge quadro sull'editoria, attesa da anni, gh editori stigmatizzano lo «scarso impegno» del governo, nella persona di Urbani, che «si è trincerato dietro alla mancanza di fondi». «Se per leggere servissero i decoder - ironizzava De Bortoh - forse le risorse per promuovere la lettura si sarebbero trovate». Ma fine il presidente del Senato Marcello Pera ha tentato di conciliare gh animi, condividendo lo spirito degh editroi e augurandosii«cihé l'Aie riesca ad avere rapporti!pacifici coi ministri1 competentiap specie sulla defiscalizzazione e il diritto d'autore. «Rubare una mela esemplifica Pera - è un furto e un danno all'economia del paese».

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