IRAQ il triangolo dei RAPIMENTI

IRAQ il triangolo dei RAPIMENTI ASUDDELU CHILOMETRI DI STRADA IN CUI SONO STATE SEQUESTRATE O UCCISE DECINE DI PERSONE IRAQ il triangolo dei RAPIMENTI reportage luseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD RICHIESTO da parecchi giorni di notizie serie sulla sorte delle due Simone, l'informatore locale alla fine cede e annuncia: «Va bene, domani vado a Latifiya...». E lo fa con la drammaticità di un siciliano che muovesse in cerca di informazioni verso Corleone o di un sardo che ai tempi dell'anonima sequestri si recasse in missione a Orgosolo. In effetti Latifiya ed i «villaggi» che a Sud di Baghdad la circondano (le virgolette derivano dal fatto che ogni «villaggio» supera i 150 mila abitanti) da Mahmoudiya a Yusifiya a Eskandariy esprimono due caratteristiche: nomi immaginifici e una delle più alte concentrazioni criminali dell'intero Mèdio Oriente. Nulla, certo, dà la sicurezza che le ragazze e i loro collaboratori iracheni siano tenuti prigionieri in quella zona, però lì è più probabile che abbia sede la centrale, la casa o la tenda da cui possono partire gli ordini. I trenta chilometri costeggiati da palmeti che separano un agglomerato dall'altro equivalgono alla grande palude dei rapimenti, in questi ultimi mesi sono stati sequestrati decine di stranieri, molti altri sono rimasti uccisi assieme a schiere di soldati e contractor americani, e qualche centinaio di iracheni. "'Ih^bVèl-o "En^ó Bàldòhi e i due giornalisti francesi ancora in attesa di liberazione, Chesnot e Malbrunot, sono stati presi lì; nella medesima zona persero la vita due giornalisti polacchi con il loro interprete algerino, due cronisti giapponesi e perfino una componente l'allora consiglio provvisorio, la signora Salama Khafagi, e tutto per due ragioni essenziali. La prima è che in quell'area la strada che conduce a Sud in direzione di Hilla costringe a molti rallentamenti, permette a chiunque di studiare gli equipaggi delle automobili e dunque di scegliersi le vittime. L'altra consiste nel fatto che nei tre agglomerati definiti «villaggi» solo a causa della loro povertà, escluso l'esercito di Al Sadr si sommano tutte le componenti armate dei movimenti clandestini iracheni. Le tribù di quest'area (Elbu Namer, Elbu Ethe, Jenabi e Zobah) rappresentano le propaggini di più potenti gruppi collocati fra Ramadi, Samarra e Falluja: dunque non soltanto sostengono la guerriglia dei «triangolo sunnita», ma a loro volta si scino tramutate in enclave del fondamentalismo wahabita, con piccole agguerritissime comunità governate da emiri. Accanto ad esse nuclei di resistenti del Baath continuano a spostarsi e a sparare in base alle circostanze: da mesi, se Falluja è sotto pressione i guerriglieri si rifugiano qui tranne riprendere un terrorismo pendolare non appena le condizioni lo consentono. Infine ci sono gruppi criminali veri e propri, come quello di Wahad al-Amer o la cosiddetta «banda della Opel», così battezzata per via delle auto usate nei sequestri. Di solito i gruppi armati convivono mentre gli sceicchi chiudono in occhio. Ieri qualcosa dev'essere andata storta poiché la «banda della Opel» è stata attaccata da altri grassatori con una vera e propria battaglia che ha lasciato a terra decine di corpi. Cerchiamo di capire meglio le ragioni che trasformano quei trenta chilometri di provinciale in una sorta di forche caudine per gli occidentali e nel Triangolo delle Bermude dei rapimenti. Partendo da Baghdad verso Sud, quando la strada si avvicina a Mahmudiya la careggiata all'improvviso si restringe, e quando ha inizio il povero abitato si deve marciare a passo d'uomo, mentre centinaia di figure ti sfiorano e centinaia di guardi esplorano le auto per capire se c'è qualcuno cui chiedere l'elemosina o qualcuno che valga la pena aggredire. Si vede anche qualche poliziotto, ma solo ai margini della cittadina: all'interno, gli uomini della nuova polizia irachena escono dalle caserme vestiti in borghese per non rischiare subito la pelle. Dopo quel collo di bottiglia, uscendo da Mahmudiya la stra¬ da rimane stretta ma se non altro è diritta, anche se costeggiata da fitti palmeti e aranceti lunghi chilometri. Chiunque può nascondersi in queste foreste, chiunque può celarvi armi oppure intere unità d'assalto, fino a Latifiya e dunque ad Eskandariya il panorama non muta, quei trenta chilometri di strettoie e palmeti consentono a chiunque si trovi di vedetta a uno dei due estremi di segnalare a chi è più avanti quali sono i veicoli da bloccare. Le nostre Simone però sono state rapite nel pieno centro di Baghdad: quale collegamento può dunque esserci fra la loro sorte e la zona a Sud della capitale? Chi conosce le vicende irachene continua a suggerire un metodo che da queste parti è il solo che riveli qualche efficacia, l'analisi delle connessioni fra territori particolari, le tribù che li occupano e i rappresentanti di questi gruppi. Se è indubbio che gran parte dei sequestri di persona vengono decisi e gestiti da bande di Latifiya, Mahmoudiya ed Eskandariya, i capi delle tribù locali devono averne qualche contezza o almeno possono esercitare qualche tipo di pressione per il rilascio degli ostaggi. L'approccio «interno» è il solo che contenga qualche possibilità di successo: appena due settimane fa la Guardia Nazionale aveva tentato un grande rastrellamento in quell' area con l'appoggio di truppe americane, però l'operazione è servita ad arrestare quasi cinquecento persone fra le quali pare non ci fossero né resistenti né mujaheddin. I tre capi tribù più rappresentativi dell' area sono Mohammed elEthan, Abdelsatar al-Jenabi e Aref al-Wari, nessuno di loro è così potente da opporsi a un gruppo criminale o guerrigliero ma ciascuno può, anzi deve essere entrato in possesso di informazioni circa quel che accade nel territorio o quello che bande del territorio hanno combinato fuori. Un'orientamento che pare farsi strada fra gli investigatori di qui individua il carcere delle due Simone nella zona a Sud di Baghdad o nei suoi sobborghi meridionali. Nel caso in cui sia vero, anche i contatti che il nostro ambasciatore ha ripreso qualche giorno fa con il Consiglio degli Ulema possono essere visti da un'angolazione diversa. L'assemblea dei religiosi sunniti ha sempre tentato di porsi cone forza mediatrice nei sequestri di persona, con maggiore o minore successo. In questo caso è però significativo il fatto che uno dei sui membri più influenti, Hareth al-Thari, provenga proprio dall'area di Latifiya e attraverso la tribù dei Zobah, cui appartiene, esprima una sorta di «patronage» religioso su tutti i fedeli che abitano la palude dei sequestri. Da Latifiya a Eskandariy verso Milla la carreggiata è stretta e costeggiata da fitti palmeti e aranceti nei quali è facile nascondere uomini e armi Bisogna andare a passo d'uomo, ci sono centinaia di sguardi che scrutano all'interno delle auto per individuare le «vittime» Letribù locali appoggiano la guerriglia sunnita e hanno trasformato l'area in un grande santuario dell'integralismo wahabita Pullulano ribelli del Baath l'ex partito al potere e gruppi puramente criminali. Qui potrebbe esserci il carcere di Simona Pari e Simona Torretta Un soldato americano perquisisce alcuni civili iracheni alla periferia di Tal Afar, a Nord di Baghdad, dove per una settimana si sono registrati violenti scontri con un bilancio di almeno 56 morti Asinistra, un'esercitazione di agenti iracheni. Adestra, due sequestratori, dopo l'arresto, con un bambino che avevano rapito per ottenere un riscatto

Persone citate: Aref, Chesnot, Malbrunot, Mohammed Elethan, Sadr, Salama Khafagi, Simona Pari, Simona Torretta