Frattini: per le rapite si muova solo il governo di Emanuele NovazioGustavo Selva

Frattini: per le rapite si muova solo il governo L'AUDIZIONE DI FRONTE ALLE COMMISSIONI ESTERI DI CAMERA E SENATO DOPO LA VISITA Al PAESI DEL GOLFO Frattini: per le rapite si muova solo il governo «Possiamo farcela, ma ci vuole una linea comune. Evitare azioni parallele» Emanuele Novazio ROMA Il successo dell'azione del governo per la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta «è possibile», ma «a condizione che non vi siano deviazioni da una linea comune» e «non ci siano azioni o iniziative parallele» a quelle del governo «che creerebbero più difficoltà che vantaggi». Riferendo sulla missione di 48 ore nei Paesi del Golfo alle commissioni Esteri di Camera e Senato riunite a Palazzo Madama, Franco Frattini invita alla cautela, smorzando le attese eccessive sollevate da alcune sue dichiarazioni interpretate forse con un eccesso di ottimismo, e lascia intendere che se qualcosa si sta muovendo il filo è sottile. Ma soprattutto fa appello a tutti - mass media e opposizione, alla quale ripropone lo spirito bipartisan dimostrato finora - perché siano «evitate congetture» sull'identità dei rapitori, sulle ragioni del sequestro e sul possibile luogo di detenzione delle due volontarie italiane e dei loro due cohaboratori iracheni. Il governo, avverte il ministro, si atterrà «alla consegna del massimo riserbo»: «Il governo non intende dire se ci sia una richiesta di riscatto» né se i sequestratori siano «professionisti appartenenti all'ex regima Si SaadamT((Qùéllo che si deve fare», insiste il capo della nostra diplomazia, «è lavorare per raccogliere informazioni e tutto quello che può essere utile alla liberazione degh ostaggi». Tutto il resto rischia di essere disturbo oggettivo all'azione che il governo sta compiendo «in stretto coordinamento con altri Paesi», sottolinea il ministro affrettandosi però a spegne- re ogni spunto polemico con le Ong («Non è una critica a nessuno, ammiriamo anzi il coraggio di quanti sono in Iraq nonostante i rischi che comporta»). In guesto senso il viaggio in Kuwait, Emirati e Qatar - tre Paesi scelti per la loro conoscenza, privilegiata della complessa realtà irachena, dopo 30 anni passati a difendersi dalla minaccia di Saddam - è stato certamente utile. Non solo per le informazioni raccolte, ancora al vaglio degli analisti, ma anche per la ricaduta mediatica che gh appelli del ministro hanno ottenuto: «Abbiamo diffuso capillarmente il messaggio che vogliamo la liberazione del¬ le nostre concittadine, la liberazione degli iracheni rapiti insieme a loro e la restituzione del corpo di Enzo Baldoni. Questo messaggio è arrivato a destinazione in Iraq perché tutti lo ripetono: le fazioni, le tribù, le comunità locali, le autorità rehgiosenellemoschee»,.,,^ ; Ma perché si possa sperare di raccogliere i frutti di un'azione complessa e multiforme, avverte ancora Frattini parlando ai parlamentari e intrattenendosi poi con i giornalisti, «è necessario un assoluto silenzio». Di qui l'appello ai mass media perché non pubblichino «ricostruzioni che sono soltanto congetture e possono essere controproducen¬ ti». E ai politici: ((Aiutateci a mantenere il silenzio: l'aiuto ci è stato promesso, ci sono valutazioni in corso, dobbiamo agire in segreto». Il sequestro delle due volontarie itahane del resto è anomalo, conferma Frattini. Perché in quasi dieci giorninón l'eanflfgCEEfessuna rivendipzione attendibile, nessun video, nessun segnale certo da parte dei rapitori. Ma anche per le reazioni che ha suscitato fra la gente: non era mai successo prima che gli abitanti di Baghdad scendessero in piazza per chiederne il rilascio: per le due volontarie italiane è avvenuto due volte in pochi giomi. L'azione del governo prose¬ guirà anche attraverso una serie di incontri bilaterali tra Frattini e numerosi colleghi del mondo arabo nell'ambito dell'Assemblea generale dell'Onu, la settimana prossima. A Roma arriveranno quindi «esponenti stimati del mondo islamico», per «parlare di dialogo, non di contrasti di civiltà». «L'Italia intende farsi promotrice di questo principio anche in seno all'Ue» con l'obiettivo di «isolare i violenti»: «Non credo ci sia una guerra di religione o di civiltà», sottolinea il ministro cogliendo lo spunto del senatore a vita Andreotti («Dobbiamo ancora capire perché gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iraq», ma «quanto a scontro di civiltà bisogna essere cauti: si tratta di contrapposizioni artificiose e pericolose»). Dal centro sinistra una conferma bipartisan: obiettivo primario e comune è «salvare la vita delle dùé tagazze»:.Ma anifie (SalvfiGÓitefttpni.;^) appello al governo perché «chieda la sospensione dei bombardamenti americani in Iraq al fine di agevolare la liberazione degh ostaggi». Frattini rilancia: già altre volte il governo ha invitato gli Stati Uniti, «sia pure senza posizioni antagoniste», ad «evitare di colpire civili iracheni innocenti». Lo farà ancora. II ministro degli Esteri ha chiesto ai mass media di non pubblicare «ricostruzioni che sono solo congetture e possono risultare controproducenti» Appello anche ai politici «Aiutateci a mantenere il silenzio: l'aiuto ci è stato m promesso, dobbiamo agire in segreto» ■..■^.■...^■■7.'"-V;3V^ il ministro Franco Frattini con il presidente della commissione Esteri della Camera Gustavo Selva