Don Angelo se ne va e accusa di Alessandro Ballesio
Don Angelo se ne va e accusa 3 DAL 2002 REGGEVA TRE PARROCCHIE: CONTRO DI LUI MANIFESTI E LETTERE ANONIME Don Angelo se ne va e accusa «Basta con le polemiche, lascio la Valsoana» Alessandro Ballesio Alla fine sono riusciti a farlo andare via. Lo avevano preso di mira con decine dì lettere e di manifesti, tutti anonimi: «Vattene dalla nostra valle, qui non ti vogliamo», c'era scritto sui fogli colorati che una domenica mattina di un anno fa don Angelo Rapuano s'era ritrovato sul portone della chiesa di Ronco e perfino sull'altare. Era arrivato nel 2002, don Angelo, ha resistito per mesi alle critiche che qualcuno aveva deciso di manifestargli nel modo più vigliacco che ci sia. Adesso ha deciso di gettare la spugna. Basta con le polemiche. Basta con la valle Soana: «La figura del sacerdote non è più vista sotto la giusta luce. E' megho così, meglio salutare tutti quelli che hanno apprezzato la mia opera». Nemmeno ima messa di addio: i parrocchiani di Valprato, Ronco e Ingria li ha salutati con una lettera che ha fatto recapitare in ogni casa. I toni sono pacati, ma dietro quelle righe c'è un'amarezza infinita: «Non potevo permettere che la figura del sacerdote fosse continuamente presa di mira fino a suscitare perplessità e scandalo per la nostra cattiva testimonianza», scrìve. Ma perché se la sono presa con lui? Don Angelo, 47 anni, frate minore nativo di Benevento con un'esperienza alle spalle di 34 anni di sacerdozio, per molti era un prete «scomodo». Troppo rìgido, per alcuni, con un legame difficile con le tradizioni di montagna. Lo ammette lui stesso: «Coniugare bene passato e presente richiede non poca capacità di adattamento e probabilmente compromessi». Le messe da celebrare? Troppe. Anche quattro o cinque ogni domenica: «Si arriva al punto - spiega - di rischiare di ricevere l'eucarestia per abitudine e superficialità. E' l'uomo che deve andare da Cristo, non viceversa». Il vicesindaco di Valprato Soana, Danilo Crosasso, parla di lui come di «imo che si è dato un gran da fare, che ha voluto cambiare qualcosa nel rapporto tra la montagna e la chiesa. Il problema è che qui non sono abituati ai grandi stravolgimenti, qualcuno si è opposto nel modo più vile che ci sia. Quello che gli è successo è vergognoso». Non che dai paesi della valle siano scesi in piazza per cercare di fargli cambiare idea: «La maggior parte delle persone lo ha sempre apprezzato - dice Crosasso - ma sono stati zitti, a farsi sentire invece sono stati quei pochi che lo volevano cacciare». Eppure don Angelo aveva rìawicihato i giovani all'oratorio, aveva aperto alle attività ricreative e di preghiera i saloni parrocchiali, a Ronco come a Valprato. Non è rimasto di certo con le mani in mano, forse è questo che non è andato giù ai suoi detrattori. «Adesso saranno contenti», commenta Giuseppe Beila, consigliere di minoranza a Ronco. «Non ho mai capito il perché di tutta questa ostilità», dice Giuseppe Mazza, farmacista che ha in comune con don Angelo il fatto di essere arrivato qui da lontano, nel suo caso dalla Sicilia.
Persone citate: Angelo Rapuano, Crosasso, Danilo Crosasso, Giuseppe Beila, Giuseppe Mazza, Ronco
Luoghi citati: Benevento, Ingria, Sicilia, Valprato Soana
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