Tante incomprensioni dietro la coltellata al padre di Eia. Lau.

Tante incomprensioni dietro la coltellata al padre OMICIDIO DI CORSO COSENZA, IL GIOVANE ALLE VALLETTE HA RICEVUTO LA VISITA DEL FRATELLO Tante incomprensioni dietro la coltellata al padre Gli avvocati difensori: il movente non è il matrimonio, ci sono cause più profonde Mario era a letto, vestito. Era tornato tardi, dopo una serata nella zona del parco del Valentino. Ha udito il padre brontolare in un'altra stanza, insisteva perché Mario andasse al matrimonio del fratello Paolo. Lui non voleva. E non ne poteva più delle continue discussioni con il padre, del clima di emarginazione familiare che doveva essere mascherato nelle occasioni di incontro pubblico. Soltanto «facciata» per Mario. E' la punta dell'iceberg di incomprensioni, discussioni e malumore che giovedì ha portato Mario Ferrari, 34 anni, a uccidere il padre Ferruccio, di 64, ingegnere Fiat in pensione, nell'alloggio di corso Cosenza 18/13 dove vivevano insieme. Una sola coltellata dal basso verso l'alto, all'altezza del cuore. La lama ha colpito il «pericardio», la membrana che avvolge il muscolo cardiaco, come ha stabilito ieri il medico legale Roberto Testi. Nessun dubbio sul fatto che la coltellata abbia causato la morte di Ferruccio Ferrari, anche se quattro ore dopo l'aggressione. «Vogliamo chiarire che la discussione sulla partecipazione al matrimonio non è il movente dell'omicidio. Ci sono cause ben più profonde, che soltanto gli psichiatri potranno esplorare. E comunque, è bene spiegare che Mario rifiutava di andare a quel matrimonio e non il contrario, come è stato detto subito dopo la morte del padre» dicono i difensori Elena Cavaglià e Felice Celimi. I due avvocati non dicono altro. Mario è in carcere. Chi lo ha visto racconta di un giovane impegnato a «scavare» nel proprio passato. Vuole capire come è arrivato a tanto. Nell'interrogatorio davanti al pm Giancarlo Avenati Bassi, il giovane ha ammesso di aver sbagliato. Ma aveva appena saputo che il padre era morto, lui era convìnto dì averlo soltanto ferito. Non ha spiegato quali fossero le sue intenzioni al momento dell'aggressione. Era saltato giù dal letto esasperato dall'ennesimo borbottìo del genitore. Mario aveva fatto tardi nella zona del Valentino, era tornato da poche ore e si era disteso sul letto vestito. In tasca aveva il coltello serramanico con la lama da 6 centimetri che portava con sé quando sì ritrovava a trascorrere la serata in zone «a rìschio». Un attimo dopo, quella lama era conficcata nel petto del padre. Dal '98, Mario era in cura da una psicologa dell'Asl. Più o meno a quell'epoca, aveva anche tentato di andare a vivere da solo, per sfuggire alla sensazione di emarginazione provata nei rapporti con il padre e ì fratelli. Altra frustrazione: costretto a smettere dì lavorare (volantinaggio pubblicitario e impiego da operaio alla Fìat), non aveva nemmeno ricevuto una telefonata oppure una visita dì conforto dai parenti. In più, l'alloggio di famiglia dove vìveva serviva a un altro familiare. Il rientrò a casa è stata un'umiliazione. Ne sono seguite altre, nella sua mente. Fino al «riscatto» dì giovedì. In carcere, Mario ha ricevuto la visita del fratello Paolo. E' rimasto stupito da una sua affermazione e ha riferito le parole ai difensori. Già oggi, forse, quelle affermazioni saranno sottoposte al pm. [eia. lau.]

Persone citate: Elena Cavaglià, Ferruccio Ferrari, Giancarlo Avenati, Mario Ferrari, Roberto Testi