Seedorf, il diavolo rossonero è sempre lui

Seedorf, il diavolo rossonero è sempre lui SUL CAMPO DI DONETSK SOLTANTO NEL FINALE I CAMPIONI D'ITALIA TROVANO IL TIRO DECISIVO Seedorf, il diavolo rossonero è sempre lui L'olandese trova la porta con un rasoterra dal limite. Nella ripresa rivali in dieci Giancarlo Laurenzi inviato a DONETSK In una notte di marzo rovesciò il derby di ritomo, sgonfiando la rimonta della Roma e di fatto cucendo lo scudetto sul petto del Milan che l'aveva acquistato ai saldi di Moratti in cambio di Coco. Tornato adesso in squadra dopo un'operazione al ginocchio, Clarence Seedorf ha firmato in ima settimana tutti e 3 i gol del Milan: dopo i due contro il Livorno, quello unico e pesantissimo allo Shakhtar nel debutto di Champions che mette i rossoneri già in pole nel girone europeo. Ancelotti vince dopo aver rischiato di perdere, salvato da Dida e sottomesso per mezz'ora da rivali rodati dai preliminari. Decisiva l'espulsione del terzino croato Sma ad inizio ripresa, maramaldo nel primo tempo: il Milan addomestica la partita e va in fuga all'ultimo tornante dopo aver molto sprecato, specie con Kakà. Shevchenko si è impegnato part-time, dei cambi di Ancelotti ha convinto più Dhorasoo che Crespo. Lucescu ha mantenuto le promesse, velocità più coccoina, ogni soldato aveva il suo compito: correre a frotte per offendere e confondere, appiccicarsi al nemico per deprimerlo. A tutti la volpe romena aveva consegnato lo stesso compito, per due il compito aveva nome e cognome: il capitano Tymoschuk ovunque su Kakà, il fantasista Vukic a pestare l'aiuola di Pirlo, rallentandone ogni approccio all'impostazione. Ancelotti temeva il bunker ucraino come specchietto per le allodole per attirare il nemico e sguarnire le postazioni. Però non s'è tirato indietro, mostrando la faccia migliore delle formazioni possibili: Cafu e Maldini terzini, Stam e Nesta in difesa, Pirlo e Kakà base e vertice del rombo di centrocampo. Insindacabili le due punte, per rispettare il diktat presidenziale: Shevchenko e Tomasson, visto che Crespo ha mezz'ora nelle gambe (e infatti la mezz'ora finale giocherà) e Inzaghi neppure quella, a Milanello perpreparare l'ennesimo rientro. L'avvio scorre in direzione opposta a quanto Ancelotti si aspettava: lo Shakhtar aggredisce a pieni polmoni, è il Milan a chiudersi in un cantuccio aspettando che passi. Passerà, per merito di Dida: al 4' scarica a terra col piede destro il lampo di Vùkdc che aveva messo in fila Stam e Maldini; al 10' s'allunga tra i ciuffi per spingere in corner un diagonale di Matuzalem, che per mezz'ora ha continuato a far polpette di Gattuso. Mezz'ora scarsa, appunto: lì lo Shakhtar che passava indistintamente in mezzo e sulle rive (la sinistra, soprattutto con il maratoneta Sma) ha effettuato il primo pitstop e Pirlo ha smesso di russare. Con i rivali in pausa pranzo, il Milan ha avuto più tempo per pensare e la tecnica migliore ha partorito un barlume del posses¬ so palla necessario per incantare il serpente. Uniti i cocci sparsi per il prato - Shevchenko invisibile, Kakà randellato, i terzini esclusivamente ad uso difensivo - s'è rivista un'ipotesi di squadra (riconsegnando a Cafu il suo ruolo istintivo di fluidificante) e da lì due occasioni per la testa di Tomasson: al 27' esagerato il portiere Lastuvka (svelto col pugno sul successivo agguato di Kakà); al 39' di pelouche il danese, un'incomata di zucchero filato nel petto del guardiano. Dalla ripresa si attendeva il calo fisico degli ucraini; che non avrebbero potuto proseguire su quei ritmi se non ricorrendo a pozioni magiche. Altro ancora, sperava Ancelotti. Magari die Shevchenko uscisse dal letargo, per un tempo paralizzato dall' emozione di sfidare per la prima volta una squadra ucraina. Sheva dava i primi segni di vita al 6' (da fuori), poi al 15' saliva in ascensore per arrivare con la fronte sulla punizione di Seedorf, ma l'impermeabile Lastuvka teneva la porta chiusa. In mezzo alla due occasioni accadeva di più: il terzino Sma, iniziale iradiddio, toccava la palla con la mano, già ammonito. L'arbitro Fandel, amante dei cartellini, godeva: espulso. Lo Shakhtar scavava la trincea, tirando su il ponte levatoio. Tutti dietro e contropiede, la mossa di Ancelotti per sfruttare la superiorità numerica era Crespo per Tomasson. Sheva accompagnava un'occasione sul portiere accucciato (17'), la iattura era Kakà, che al 30' riusciva nella difficile impresa di mangiarsi tre gol in un'azione sola, infine inciampando sugli stinchi di Barcauan, sdraiatosi a pelle di leone in disperato recupero. Entravano Dhorasoo (bravo) e Rui Costa (impalpabile), Seedorf decideva che degli altri non si poteva più fidare. Dal limite la sdita rasoiata e di corsa a +3: i suoi gol, i punti in Champions. Espulso Srna dopo 8' dei secondo tempo Pirlo e Kakà hanno sofferto le rigide marcature dei padroni di casa guidati dal romeno Lucescu Uno scontro ravvicinato tra il croato dello Shakhtar Srna (poi espulso) e Maldini

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