L'arbitro e i veleni di Lucescu le paure del Milan in Ucraina
L'arbitro e i veleni di Lucescu le paure del Milan in Ucraina UN SIMIL-ABRAMOVICH VUOL FAR GRANDE LO SHAKHTAR: «LA CHAMPIONS IN 2 ANNI» L'arbitro e i veleni di Lucescu le paure del Milan in Ucraina Dirige Fandel che l'anno scòrso cacciò Mesta a Bruges. E il tecnico romeno punge Shevchenko: «Ha evitato la Nazionale per riposarsi» Giancarlo Laurenzi inviato a DONETSK Se Galliani s'è risentito sabato con l'arbitro Pieri, reo di applicare il regolamento per espellere Dida in appena nove minuti, chissà con quali patemi il Salieri rossonero affronterà il debutto di Champions in Ucraina, dopo aver saputo che l'arbitro sarà il tedesco Fandel, che lo scorso novembre a Bruges cacciò Nesta ammonendolo due volte in metà tempo. Se non ci sarà un altro duello col Bruges, la colpa è proprio dell'ambizione senza frontiere dello Shakhtar, odierno rivale e killer dei belgi nel preliminare: 4-1 in casa, 2-2 fuori. Al Milan non temono i rivali ma l'alea col fischietto: «Se ripetiamo la partita col Livorno non falliremo, ammesso che ci lascino giocare in undici», ha chiosato Ancelotti che riposizionerà Stam a destra della difesa per evitare nuove distrazioni, riaccostando Nesta a Maldini. La compagnia teatrale rossonera è attesa da uno stadio esaurito e un'aria che il genio zingaro di Lucescu ha reso lentamente irrespirabile, avvolgendo i veleni dentro ima spirale perversa. Lucescu, che ha mollato il Galatasaray per gestire il progetto dello Shakhtar («Siamo all'inizio, tra due anni vedrete che roba»), ha intinto la dialettica nel cianuro: «Shevchenko poteva giocare con la Nazionale in Kazakhstan, invece si è risparmiato temendo le durezze che l'aspettavano. Per carità: tutti possono scegliere, accade anche nel tennis che si preferisca Wimbledon piuttosto che il torneo di Bucarest. E Sheva ha scelto il Milan e la Champions, mica la sua Nazionale». Dell'Ucraina Shevchenko è capitano (e al Milan ha chiesto e ottenuto di seguire la trasferta in Kazakhstan, sia pure in abiti borghesi per i problemi alla coscia destra) e a Donetsk lo soppor¬ tano a fatica, considerandolo l'icona di Kiev, città rivale di cui Andriy è stato spot per il mondo prima di trasferirsi da Berlusconi. In più, nello spoghatoio della Nazionale ucraina sta pericolosamente (per il milanista) lievitando il numero dei convocati dello Shakhtar, mettendone a repentaglio la leadership. Shevchenko, che ha fiutato l'aria, ha lanciato l'allarme: «La nostra Nazionale non fa progressi perché i club e i loro padroni hanno infarcito le squadre di stranieri. E per i ragazzi ucraini non c'è più spazio, ecco perché sono cinque anni che non si fa un passo avanti». Primo in campionato, lo Shakhtar non conosce limiti, forgiato dal patrimonio di Rimat Akhmetov, il bonsai di Abramovich. «Ho un patrimonio di 3 miliardi di euro, razzolerò i migliori giocatori che ci sono. In due stagioni voglio arrivare alla Champions. Lo scudetto, quello, lo pretendo già quest'anno (dopo averlo già vinto nel 2002). E nel frattempo costruirò un altro stadio: 40 mila posti, costo 100 milioni. Perché i diritti tv sono basilari, ma i tifosi sono il nostro futuro». Come il padrone del Chelsea, Akhmetov non paga, strapaga: per garantirsi Matuzalem ha regalato al Brescia 14 milioni, nel 2001 scucì 7 milioni per imbarcare il nigeriano Aghahowa che giocava sulla spiaggia dì Tunisi. Figlio dì minatori, Akhmetov, che è di origine tatara (Sud della Russia di tradizione islamica), sognava di diventare un grande calciatore, ma ad appena 38 anni è capo del più invadente complesso metallurgico-minerario del Paese, una volta ereditate le azioni dì Aleksander Bragin, misteriosamente ucciso in un attentato. Nella sede dello Shakhtar, oltre a splendidi campi da calcio, ci sono residence che sembrano alberghi a cinque stelle, piscine da nababbi e persino un lago con i cigni. Non è il Chelsea, ma può scimmiottarlo, a gioco lungo. Il gioco lungo è esattamente quello che stasera non vuole vedere Ancelotti, afflitto dall' idea di essere gabbato in contropiede: «Dovremo stare vicini e compatti, nessuna distrazione in difesa. Noi siamo più bravi, loro tanto veloci. Il turn-over? Una necessità, fin quando tutti non avranno raggiunto la condizione migliore». Dentro allora Nesta, Gattuso e Pirlo, per il quale è poi in calendario un supplemento di vacanza, due-tre giorni di relax in famiglia per evitare che si ripetano i quadretti dipinti dallo stesso Ancelotti. Pare che quando Pirlo è tornato distrutto a casa, finite le Olimpiadi, il figlio gli ha aperto l'uscio ed è corso in cucina: «Mamma, alla porta c'è un tipo che ti cerca: sai che vuole?». Shevchenko, ex trascinatore della Dinamo Kiev, torna in Ucraina coi Milan: tra Donetsk e Kiev, però, la rivalità è proverbiale
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