Haifa Street, la Baghdad che è ancora di Saddam di Giuseppe Zaccaria

Haifa Street, la Baghdad che è ancora di Saddam DOPO LA BATTAGLIA IN PIENO CENTRO DELLA CAPITALE Haifa Street, la Baghdad che è ancora di Saddam Il quartiere dei baathisti che ha respintoi marines e le milizie irachene reportage Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD n blindato americano non c'è più, all'alba ne hanno portato via le lamiere anneritele le sole tracce del «Bradley» intomo cui si è palmal«S^fro^ie'ist«Ee su una chiazza, comlgf^tìi asfalto. Più lontano le caròasse di quattro I auto JHSÉJÉe; iunéTàqciate dei palazzi segni di raffiche e le profonde cicatrici prodotte d^i cannoncini: questa è Haifa Street, il luogo da cui la guerriglia m appena fatto irruzione nel pieno centro di Baghdad. La battaglia dell'altro ieri rappresenta uno di quei momenti che possono segnare la storia dell' ìntenninabile dopoguerra. Mai nella capitale era accaduto che un'azione di polizia e di truppe americane si scontrasse con una resistenza così organizzata e violenta, dove una sassaiola sul genere «intifada» si è sommata a raffi¬ che dalle finestre, bombe a mano gettate lanciate dai tetti, razzi che partivano da ogni angolo in direzione dei cani americani.Oggi in Haifa Street a celebrare il trasferimento della battaglia nello scenario urbano di Baghdad si sono decine di drappi neri che ricoprono le facciate dei palazzi Sono gli annunci funebri di qui, ognuno di quei drappi porta il nome di una delie ..txeutaquattro vittime delquartìere; trentaquattro e nonventidue come riferivano i datiufficiali, i feriti sarebbero un'ot-tantiha e fira essimolti sonSgravi.TMolti altri uomini mancano all'appello perchè catturati e condotti non si sa dove. «A prenderli erano i soldati americani e non i poliziotti di Allawi - racconta un giovane, che assieme ad altri tre ha portato sedie di plastica sul marciapiede e resta lì, un po' chiacchierando e un po' controllando i dintorni. «Gli legavano le mani dietro la schiena, li bendavano e poi li caricavano sui loro camion. Nella battaglia, nessuno ha capito quanti ne siamo stati presi».!! colloquio si svolge grazie alla mediazione di una interprete dal capo coperto e la situazione sconsiglia domande più insistenti però subito colpisce il fatto che i ragazzi parlino dei morti come di altrettanti «shehid», ossia martiri e degli arrestati come «moukomén», ovvero patrioti. Nel quartiere di Al Haifa non c'è spazio per «mujaheddin», la scelta lessicale da sola chiarisce chi siano i guerriglie ri che si anni- _darin.qui e quali scopi persegua nò, questa è una zona di baathisti e saddamisti e comuru^iie di soste nitori laici della causa panaràba. TMSSBSSOao personìaliBe il fegime aveva beneficiato, a volte adduit- tura salvato ed inoltre la zona più vicini si chiama Al Tikarte e quelli( ^0P0 ^ Dourin, significa che lì sono raggruppati iracheni giunti da Tilcrit, patria di Saddam, oppure da Dour, la città del famoso Al Domi. La storia di Haifa Street ci era stata raccontata durante la marcia di avvicinamento: «Qui già negli anni sessanta si erano spostati nuclei tribali che si opponevano al governo Khassem e poi a quello di Aref. Quando Saddam prese il potere decise di trasforma¬ re Al Haifa nella zona dei più fedeli; vede quei palazzoni grigi? Vennero costruiti da ima società olandese per accogliere 'baathisti" siriani di sinistra, dunque filoiracheni e per forza di cose entrati il collisione con in Regime di Hafez Assad. Saddam non soltanto li fece riparare Ed Iraq ma diede loro appannaggi e un quartiere tutto nuovo». , «rhi^a ara nn^ jntia Ai prwoT-o case, poco più il là erano le catapecchie delle prostitute, ultimo gradino delle società. I palazzoni grigSSS&ù quelli WnUS&M&Z nei primi anni ottanta assieme con Haifa Street, che divenne larga e confortevole, ancora dieci anni fa, in pieno embargo economico Saddam fece costruire gli ultimi edifici, quelli a due piani, per dare degna ospitalità ai funzionari più fedeli. Vede? Al palazzo 24 abitavano tutti i giovani iracheni che il "Baath" aveva mandato a laurearsi all'estero, al 18 i funzionari di vertice del partito, nelle case a due piani gli ufficiali dei servizi di sicurezza». L'altra notte il rastrellamento di polizia e soldati americani era partito proprio da una di quelle case a due piani. Per la diciassettesima volta in sei mesi le forze governative cercavano di entrare nel quartiere da cui sempre erano state respinte: l'altra notte dopo meno di cinque minuti sugli uomini in divisa si è rovesciata una valanga di fuoco. I guerriglieri sparavano da tutte le parti, anche con mitragliatricipesanti e con"p fiiocp ggM^fc zato, liatervento dei blindati è stato richiesto dopo un paio d'ore, all'alba un "Bradley" era.ih fiainìtfCraffiiunto da «iBmizZirifftlmf pausa dei combattimenti intorno al blindato (e forse ai morti che conteneva) s'è iniziata la solita oscena sarabanda. E' a quel punto che sono intervenuti gli elicotteri. La versione americana dice che si voleva impedire che la folla s'impadronisse di "tecnologia ed altro materiale" che erano nel blindato, un comunicato parla di battaglia nella quale intervenivano «civihans» e «insurgents», neanche il comando Usa parla di «terrorists». Nel quartiere dicono che il mitraghamento dall'alto sia stato solo reazione al sabba inscenato da centinaia di scalmanati. Le versioni reggono entrambe, e fra le tante vittime c'è stato il cronista Mazen al Tumeizi, ma è più importante notare come mai i "moukomén" abbiano smesso di rispondere al fuoco. Anzi, più si vedevano cadere vittime civili più la risposta dei partigiani baathisti si faceva furiosa. , LabattagUadmaifaStreetsie conclusa senza vincitori ne vinti coi reparti militari che si ritiravano lentamentejad i guerriglieri ~rcbe recupSravanni propri morti. Questa mattina però il quartiere è già diventato qualcos'altro: poca gente per le strade, negozi chiusi tranne quelli di alimentari (come per un ordine fatto circolare dalla guerrigha), nessuno uomo in giro e solo pianti di donne velate per le vittime dell'altro ieri. Arrivando avevamo visto grossi trasporti militari che si avvicinavano portando blocchi di cemento, prima del tramonto la zona sarebbe stata bloccata lungo la direttrice del viale. Isolarla tutta sarebbe impossibile, poco più in là due enormi parchi venli vengono usati come orti (e probabilmente depositi di anni) dalla gente del quartiere, dietro le quinte dei palazzoni resiste ima brulicante umanità ammassata in una distesa di catapecchie che potrebbero essere cancellate, ma non controllate. Falah Al Naqib, ministro degli Interni del governo provvisorio, annunciando ieri sera una sorta di coprifuoco continuo per Haifa Street si è lagciatojifiiggire un'ammissione improvvida: «Tah misure di sicurezza sono necessarie; d'altronde. Basiamo in guerra». E' pericoloso per il governo Allawi ammettere di trovarsi "in guerra" in un'intera area del centro città. E' pericoloso confermare che le minacce provenienti tre mesi fa dal triangolo sunnita («porteremo a nostra guerrigha fino a Baghdad») cominciano a realizzarsi. Soprattutto, è devastante per l'immagine dell'esecutivo far sapere che intere zone della capitale sono fuori controllo: se in Afghanistan si ironizza sul presidente Kharzai definendolo "il sindaco di Kabul" oggi Yiad Allawi non potrebbe neanche essere definito sindaco della sua intera capitale. HRaìss fece costruire quii palazzi peri suoi funzionari più fedeli Mai la resistenza era stata così energica Bombe a mano lanciate dalle finestre e razzi contro i carri armati Sulle case hanno esposto decine di drappi neri per ricordare le vittime Ora camion militari hanno portato blocchi di cemento per isolare la zona che è in guerra con il nuovo potere Un blindato americano in fiamme ad Haif a Street a Baghdad durante la battaglia di domenica

Persone citate: Al Haifa, Allawi, Aref, Falah, Hafez Assad, Haifa Street, Mazen, Naqib

Luoghi citati: Afghanistan, Baghdad, Iraq, Kabul, Usa