Al Yawar non va a Strasburgo Un giallo all'Europarlamento di Enrico Singer

Al Yawar non va a Strasburgo Un giallo all'Europarlamento TUTTO ERA PRONTO PER LA VISITA DEL PRESIDENTE IRACHENO Al Yawar non va a Strasburgo Un giallo all'Europarlamento Enrico Singer inviato a STRASBURGO Quando una segretaria dello staff di Ghazi Al Yawar ha telefonato alla presidenza dell'Europarlamento, ì collaboratori di Josep Borrel quasi non volevano crederci. Erano da poco passate le 14 e l'annuncio - con molte scuse formali, ma senza spiegazioni sostanziali - dell'annullamento della visita del presidente iracheno, che era atteso a Strasburgo domani, ha aperto una mezza crisi diplomatica e un vero giallo politico. Josep Borrel, il presidente dell'Assemblea dell'Unione, ha subito definito «fonte di rammarico» la decisione di Al Yawar. «E' un peccato», ha detto, perché la sua visita non solo avrebbe consentito di instaurare un «serio dialogo», ma avrebbe segnato, dopo il passaggio di poteri di giugno, (d'inizio di una relazione politica con l'Iraq, Paese con cui la Uè non ha mai avuto rapporti». Le dichiarazioni ufficiali finiscono qui E comincia la pioggia di ipotesi sul perché della mossa del presidente iracheno. E' una reazione a imo «sgarbo» dell'Europarlamento che aveva scelto un profilo basso per la visita? E' stata la Francia a scoraggiare una tappa sul suo territorio perché è ai ferri corti con Baghdad per la vicenda dei due giornalisti rapiti? E' stata una decisione di opportunità di Ghazi Al Yawar che per questo aveva già rinunciato a inserire Parigi nel suo giro europeo? La prima ipotesi è smentita dai portavoce di Josep Borrel. E' vero che il protocollo della visita non prevedeva per Al Yawar un discorso di fronte ai deputati riuniti nell'aula in considerazione della sua qualità di presidente «non eletto attraverso un completo processo democratico», ma questo era «concordato e accettato».. Il nuovo capo dello Stato iracheno sarebbe stato ricevuto dal presidente Borrel e dai presidenti dei gruppi parlamentari, poi avrebbe tenuto ima conferenza stampa. E nel palazzo dell'Europarlamento tutto era già pronto. Erano state anche rafforzate le misure di sicurezza con metal detector spuntati un po' ovunque. «Il presidente aveva i dettagli del programma da una settimana e non aveva fatto obiezioni», dicono adesso i portavoce di Borrel. Non solo. La visita - questa, invece, confermata - di Al Yawar a Bruxelles e l'incontro che avrà oggi con Javier Solana, Alto rappresentante della Uè per la politica estera e di sicurezza, dimostra che lo «strappo» non è con lUnione. Anzi, il nuovo Iraq è alla ricerca della più vasta solidarietà possibile e non ha alcun interesse a creare problemi con le istituziom europee. Dietro l'annullamento della tappa a Strasburgo, allora, ci sarebbero r problemi con la Francia. I problemi vecchi, legati alla posizione complessiva di Parigi di fronte all'intervento militare in Iraq, e quelli nuovi scaturiti dal rapimento dei due giornalisti. Alcuni funzionari delTEuroparlamento avanzane an- che l'ipotesi di un clamoroso, quanto incredibile, malinteso: soltanto all'ultimo momento Al Yawar si sarebbe reso conto che la sede dell'Assemblea europea non era a Bruxelles, ma a Strasburgo e, quindi, in territorio francese. Da parte sua, Parigi esclude di avere esercitato pressioni. Il ministro degli Esteri, Michel Bamier lo ha smentito con una punta d'irritazione: «Non capisco perché la Francia dovrebbe occuparsi dell'ordine del giorno del Parlamento europeo che è una istituzione indipendente». Ecco, allora, che l'ipotesi più consistente da seguire per risolvere il giallo dell'annullamento della visita è quella del ripensamento di Ghazi Al Yawar che non avrebbe voluto creare mag¬ gioii problemi con la Francia. I rapporti sono estremamente tesi da quando il primo ministro iracheno, lyad Allawy, in un'intervista a «Le Monde» aveva detto che il rapimento dei due giornalisti francesi doveva far capire che «la neutralità di fronte al terrorismo non paga» e che la Francia aveva «sbaghato politica e doveva cambiarla». «Affermazioni inaccettabili», aveva replicato Parigi. E la tensione era ulteriormente salita quando l'esercito iracheno aveva lanciato una grossa operazione proprio nella zona in cui - secondo l'intelligence francese - i due ostaggi dovevano essere liberati dai loro rapitori: una liberazione poi saltata. Un grovigho di ipotesi e di so¬ spetti che spinge alla massima prudenza. Javier Solana ha anticipato che oggi con il presidente iracheno parlerà «di tutte le questioni, ma non degli ostaggi». Né dei due francesi, né di Simona Torretta e di Simona Fari. «È una questione molto delicata per i due Paesi che stanno soffrendo e devono essere loro a parlarne». Ghazi Al Yawar, che ieri era a Varsavia dove ha espresso il proprio cordoglio per la morte di tre soldati polacchi in un agguato in Iraq, incontrerà oggi a Bruxelles anche il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer. Non ci sarà, invece, tempo - «ragioni logistiche» - per un incontro con il presidente della Commissione, Romano Prodi Dietro il gesto clamoroso ci sarebbero i vecchi problemi con la Francia Ma Parigi smentisce recisamente di aver esercitato pressioni La tensione era salita nei giorni scorsi quando il governo di Baghdad aveva lanciato un raid che poteva creare rischi ai due giornalisti rapiti GHIE' Leader della tribù degli Shàmmar Sunnita, è il capo degli Shammar, una delle più importanti tribù dell'Iraq e di tutta la regione del Golfo. Al Yawar è nato a Mossul, nel Kurdistan iracheno, e ha 45 anni, 15 dei quali trascorsi in esilio in Arabia Saudita. Laureato in ingegneria, è anche un uomo d'affari li presidente iracheno Al Yawar con il leader polacco Kwasniewski