«Nel rapimento la mano di servizi segreti stranieri» di Francesco Grignetti
«Nel rapimento la mano di servizi segreti stranieri» DA BAGHDAD UNA NUOVA PISTA SUL «SEQUESTRO ANOMALO» DELLE DUE SIMONE «Nel rapimento la mano di servizi segreti stranieri» L'ulema Al-Kubaisi: poco prima le ragazze mi avevano chiesto protezione Francesco Grignetti ROMA L'Italia conta molto sul consiglio degli ulema di Baghdad, gli studiosi del Corano. Ma ieri, proprio gli ulema banno gelato molte speranze. Lo sceicco Abdel Salam al-Kubaisi, uno dei capi del consiglio, ha espresso il timore che il rapimento delle due Simone sia «opera dei servizi di un Paese vicino» all'Iraq. Indirettamente è un segnale di resa. Significa che nemmeno gli ulema, molto rispettati nel mondo sunnita, sono riusciti finora a entrare in contatto con i rapitori. Al-Kubaisi già da alcuni giorni sta acquistando un ruolo centrale in questa vicenda. Ieri ha rivelato che le due volontarie, assieme al collaboratore iracheno che poi è stato sequestrato, il 6 settembre andarono da lui. Cercavano protezioni contro certe misteriose «pressioni» che avevano subito. «Erano venute qui per organizzare un convoglio di aiuti da inviare a Falluja sotto assedio. Chiedevano il mio aiuto. Erano impaurite e tese. Mi hanno riferito che qualcuno stava esercitando forti pressioni su di loro». Pressioni? Che genere di pressioni? L'ulema qui si fa sfuggente: «Le ragazze mi hanno riferito cose che ora non posso raccontare per non mettere a repentaglio la loro vita». C'è dunque un mistero, nelle ore che hanno preceduto il rapimento delle due Simone. Le ragazze non si sentivano più al sicuro. Una sottile paura s'era incuneata in loro subito dopo l'assalto al convoglio della Croce rossa italiana sulla strada di Najaf. In quell'occasione era rimasto sul terreno l'interpretemilitante Ghareeb, emissario del movimento di al-Sadr, di casa all'associazione «Un ponte per...». Poi era venuta la tragica fine di Baldoni. Infine un colpo di mortaio contro la loro villetta, che avevano voluto considerare «casuale», ma che le aveva spaventate molto più di quanto volessero ammettere. E' in quei giorni che le due Simone hanno cominciato a fare il giro degli sceicchi, sia sciiti che sunniti, per chiedere protezione. Miravano a trasferirsi nella zona dove la guerriglia governa il territorio, a sentire il racconto di al-Kubaisi. Gli avevano chiesto infatti di andare in pianta stabile a Falluja, dove pensavano di essere più al sicuro che a Baghdad. Addirittura avrebbero voluto abbandonare l'antico nome della loro Ong «Un ponte per...», str'aconosciuto in Iraq dove opera da undici anni, e adottare un inedito «Emergenza Falluja». Al-Kubaisi e le due Simone si erano concessi 48 ore per definire il piano di trasferimento. E invece, martedì 7, il giorno precedente all'appuntamento, il rapimento. Un sequestro che lo sceicco non ha remore a considerare anomalo. «Il modo in cui le due italiane sono state rapite, i nel pieno centro di Baghdad e da un commandóiànfaato, da uBiBiini vestiti con dei giubbotti antiproiettile, e con il volto scoperto, ci porta a credere che dietro questo atto vi sia un servizio straniero». Ma quale servizio segreto sarebbe coinvolto, al-Kubaisi esattamente non lo dice. «Di un Paese vicino all'Iraq», scandi¬ sce. Iran? Siria? Giordania? Kuwait? Arabia Saudita? No, lo sceicco Kubaisi, simpatizzante per la guerrigha e feroce antiamericano, pensa piuttosto al governo Allawi. O agli americani stessi. «Temiamo - dice - che le due italiane possano essere uccise da parti che cercano di screditare l'immagine della resistenza». Lo ripete anche in altra forma: «E' gente dei servizi segreti con l'obiettivo di mettere all'angolo chi aiuta il popolo iracheno non accettando la presenza statunitense in Iraq». Gli ulema di Baghdad, però, non sono granché sicuri di quest'ipotesi di al-Kubaisi. Sì, forse i rapitori sono agenti di un misterioso servizio segreto. Ma potrebbero anche essere terroristi islamici. Così hanno ribadito anche ieri il loro appello alla liberazione di tutti gli ostaggi. Dei reporter francesi, di tanti iracheni e delle due italiane. «Siete al corrente della nostra posizione sul governo italiano, ma siamo amici degli italiani e difendiamo i due ostaggi italiani, così come lo facciamo per quelli francesi», ha dichiarato in una conferenza stampa il portavoce dell'organizzazione sunnita, lo sceicco Mohammad Bachar al-Fayzi. Palesemente. si rivolgeva ai terroristi, non ài nemici della guerrigha. «I sequestri sono atti che colpiscono rislàm e UtaessaggitìCdttollèranza di questa religione». Infine un appello che rinvia alle pratiche agghiaccianti di Al Qaeda: «Ricordiamo ai rapitori che se loro si sentono soddisfatti dal rapire e sgozzare qualcuno perché ritengono che questo atto terrorizzi il nemico, per noi è un atto che nuoce alla rehgione». II rappresentante del Consiglio degli Ulema, Abdul Salam al-Kubaisi, con l'inviato speciale francese Colin de Verdière
Persone citate: Abdel Salam, Abdul Salam, Allawi, Baldoni, Mohammad Bachar
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