«Abbraccerei Simona come solo una mamma può fare» di Michela Tamburrino

«Abbraccerei Simona come solo una mamma può fare» ORE DI ANGOSCIA DOPO IL NUOVO ULTIMATUM DEI TERRORISTI «Abbraccerei Simona come solo una mamma può fare» Anna Maria Torretta; nessuno riesce a darci certezze perché nessuno ne ha Michela Tamburrino ROMA No, quella di ieri non è stata ima buona giornata per la famiglia Torretta, rifugiata-in una casa della campagna romana per non aggiungere all'ansia per la sorte di Simona, l'assillo dell'interesse altrui. «Vorrei stare vicino a mia figha per abbracciarla e consolarla così come solo una madre può fare», come un grido di dolore immediato, seguito all'ultimo spietato ultimatum apparso su Internet. Mamma e le due fighe, Manuela e Laura, ospiti dalla zia che si incarica di tenere i contatti diplomatici con l'esterno. Non è stata una buona giornata per Anna Maria De Propris Torretta, non riesce a darsi pace anche se tenta strenuamente di esorcizzare l'incubo deDa tragica scadenza. Un po' come accade in casa Pari dove si trema per l'altra Simona. Si chiamano le due mamme, una lunga telefonata fatta soprattutto per scambiarsi iniezioni di fiducia, per farsi forza a vicenda. Sono sicure tutte e due che le loro fighe torneranno a casa salve, con la speranza che i tempi siano serrati e che loro si mantengano ottimiste. Al prefetto Serra che telefona alla signora Anna Maria più volte al giorno e che le ha chiesto; «Ce lo abbiamo alto il morale?» lei ha risposto risoluta: «Altissimo». Accadeva, però, prima di vedere i telegiornali, prima che le notizie le rimbalzassero in casa con la forza di tanti spilli. Già in mattinata, dopo aver appreso dell'ultimatum, il terzo dal rapimento lanciato nel giro di due pomi, quando aveva sentito che a vita di Simona aveva solo ventiquattr'ore di certezza, aveva avuto come un soprassalto d'orrore e 'da lì il desiderio di confortare Simona virtualmente in quel momento di paura. Ma non è durato molto, troppa è la vogha di sperare, di non lasciar¬ si abbattere, di non prendere in seria considerazione un ultimatum che forse non ha motivo d'essere: «Non voghamo crede' re a nessuno di questi ultimatum perché voghamo pensare positivo. Voghamo pensare che Simona tornerà a casa e basta». Lo dice la zia ma è un imperativo che si sono date le Torretta per non lasciarsi andare, per allontanare lo spettro di terribili minacce, di sgozzamenti annunciati, di ordini che non saranno mai eseguiti. «Cerchiamo di essere forti dice la zia - di farci coraggio ma siamo sconvolte. È stato un macigno che si è aggiunto sulle nostre spalle già provate. Non saprei dire come stiamo vivendo in queste ore, da quando Simona è stata rapita. Alterniamo momenti buoni, quando la speranza prende il sopravvento e allora ci diciamo che tutto andrà per il megho e che la situazione si risolverà presto e bene, a momen¬ ti di grande sconforto e di buio, quando il terrore si impossessa della nostra mente e non riusciamo a vedere uno spiraglio di luce. Fortunatamente troviamo sempre la forza d'andare avanti, lo voghamo e lo dobbiamo fare. In fondo la stessa Simona avrebbe voluto vederci così, fiduciose. Era lei che faceva promettere alle sue soreUe di non preoccuparsi, di non vivere neh'ansia». Ma adesso è più difficile mantenere la promessa. È stata una domenica, la prima dal rapimento, segnata appunto da questa nuova notizia e dalla presenza di tutti i parenti riuniti, lo squillare continuo del telefono. Arrivano chiamate di conforto, di saluto, dalla Farnesina, dalle altre istituzioni, dai responsabili di «Un ponte per...». Non quelle che loro vorrebbero; «Nessuno ci da certezze perché nessuno ne ha)), dice Anna Maria De Propris compiendo una fredda e lucidissima sintesi della situazione, allo sta- to deUe cose. In campagna, su suggerimento del prefetto Serra che amorevolmente le consigha, hanno deciso di ritirarsi per non apparire, per non vedere amplificato il loro dolore. Manuela e Laura che sentono forte la mancanza della sorella, resistono e qui riescono a tenere la mamma più serena e circondata dall'affetto familiare. «Non mi lascio impressionare, non posso farmi travolgere, sono tranquilla e fiduciosa», ripete; la stessa risposta a quanti le fanno sempre la stessa domanda. Una frase che ripete a se stessa durante le notti che giura insonni, passate a pensare e a non saper più che cosa pensare. Torneranno nella loro casa di Cinecittà a Roma già la prossima settimana se non ci saranno improvvise novità, perché è giusto riappropriarsi della vita normale. Intanto aspettano che le certezze buone prendano il sopravvento. Non 'migliore, ceto, il clima a casa Pari. Il padre dell'altra Simona, Luciano quasi si scusa con i giornalisti perché non se la sente di parlare «cercate di capire - dice - queste sono ore tenìbili». E di Donatella, la mamma aggiunge è «una donna con le lacrime agh occhi». Il padre di Simona Pari «Queste sono ore terribili e mia moglie Donatella è una donna che tutto il giorno ha le lacrime agli occhi» Slmona Torretta

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