Missione del ministro Frattini nei Paesi del Golfo di Maria Grazia Bruzzone

Missione del ministro Frattini nei Paesi del Golfo IL RESPONSABILE DEGLI ESTERI IISIIZIERÀ DAL KUWAIT Missione del ministro Frattini nei Paesi del Golfo Fini sul ricatto: «Non è attendibile, congegnato per creare divisioni» Maria Grazia Bruzzone ROMA Il ministro degh Esteri Franco Frattini parte per d Golfo. Una missione decisa nei giorni scorsi, ma che ha a che fare con lo stallo in cui sembra trovarsi la vicenda dei quattro volontari pacifisti rapiti in Iraq, tra i quali ci sono le due Simone perla cui sorte trepida l'Italia. Cominciando dal Kuwait, Frattini avrà una serie di incontri con autorità e organismi civili e religiosi, ai quali rinnoverà gh appelli alla solidarietà e al rispetto della vita di civili impegnati con generosità a favore del popolo iracheno. La Farnesina fa sapere di aver ((mobilitato il mondo islamico» e attivato «contatti importanti». Nel quadro delle iniziative del governo per la liberazione degh ostaggi non bastava dunque aver spedito in Medio Oriente il sottosegretario Boniver, che pure è riuscita a metter in campo donne, intellettuali e opinion leader, dal Cairo a Beirut. Il ministro degh Esteri ha scelto di impegnarsi in prima persona, come il suo collega Bamier (sebbene i giornalisti francesi siano tutt'ora prigionieri). Una scelta obbligata forse, nell'incertezza - per molti versi anomala - che continua a caratterizzare il rapimento dei volontari, tra rivenchcaziom e messaggi di dubbia provenienza. Senza uno straccio di prova. Fino al più recente, l'ultimatum che chiede all'Italia il ritiro delle truppe, sull'attendibilità del quale le opinioni sembrano divergere. Tra coloro che lo giudicano «scarsamente attendibile» vi è Gianfranco Fini. Di più. Il vicepremier ritiene addirittura che sia «congegnato per dividere le forze politiche e l'opinione pubblica itahana» notoriamente contraria, in larga maggioranza, sia alla guerra in Iraq che alla missione militare tricolore. Fini ha ribadito l'invito alla «massima unità di tutti», su una linea di assoluta fermezza; «Non si cede di fronte ai ricatti)). Parole che in verità riecheggiano quelle di gran parte dei politici, da destra fino alla sinistra moderata. A cominciare dal leader in pectore del centrosinistra. «I ricatti non si accettano», sostiene infatti Romano Prodi, pur non sbilanciandosi sul valore dell'ultimatum sul quale «è bene cercare di capire qualcosa di più)). Sul fatto che gh ultimatum non siano comunque accettabili concordano in tanti, dal segretario dell'Udo Marco Follini a quello dello Sdi Enrico Boselli, dal coordinatore della Lega Roberto Cal- deroli al leader di Italia dei Valpri Antonio Di Pietro. Mentre Piero Fassino opta per una dichiarazione più sfumata. «Credo che in queste ore - osserva - dobbiamo lavorare ancora di più tutti perché le due Simone vengano liberate. La cosa principale è salvare le loro vite, scongiurando una tragedia». L'ostilità del popolo di sinistra verso il contributo itahano all'odiata guerra irachena comincia.a pesare sulla Quercia, che ha risposto con convinzione all'appello'del governo per rappresentare un paese unito nella richiesta di liberazione delle due ragazze. «Quando un paese, una comunità, sono sfidati e minacciati, si devono unire», ribadisce Massimo D'Alema. Ma Cesare Salvi, dell'ala sinistra Ds, vorrebbe che il governo chiedesse almeno «di sospendere i bombardamenti)). Il verde Paolo Cento insiste sulla linea - sposata anche dal Pdci - del ritiro dei soldati italiani e invita il governo a «fare come Zapatero». Mentre i Disobbedienti premono sul Comitato «Fermiamo la guerra» per una manifestazione. Fausto Bertinotti non recede dalla sua scelta «unitaria» ma, come Fassino, mette in primo piano, la liberazione dei rapiti «che è l'obiettivo principale». Di più. Si mostra infastidito dalle recenti dichiarazioni del presidente del Senato Pera «che richiamano lo scontro di civiltà, senza distinzioni fra islam moderato e l;erixirismo: il contrario di quanto avevamo chiesto al governo». Depreca anche l'insistenza sulla «fermezza»; «Di fronte a qualsiasi ultimatum, bisogna rispondere con il dialogo, il dialogo, il dialogo». E alla pohtica domanda «silenzio». Come del resto vanno domandando anche «Un ponte per...» e Intersos, la óng cui appartengono i due iracheni rapiti. E un appello forte per la liberazione dei quattro giovani viene dal rappresentante Onu Olara Otunno, latore del messaggio di Kofi Annan alla Seconda Giornata dell'Interdipendenza che si è celebrata ieri a Roma e che gh organizzatori hanno voluto dedicare proprio ai volontari rapiti. Per far fronte alle diseguaglianze e agh orrori che opprimono il mondo «è necessario che gh uomini e le donne di ogni paese sviluppino la propria percezione di essere cittadini del mondo», manda a due Annan. Che è l'obiettivo di fondo della Carta per l'Interdipendenza, la cui versione europea è stata firmata ieri e verrà consegnata al presidente della Uè Prodi. Un'Immagine d'archivio del ministro degli Esteri Franco Frattini con II vicepremier Gianfranco Fini