«Sì a centri di formazione per religiosi islamici» di Francesco Grignetti

«Sì a centri di formazione per religiosi islamici» LE PAROLE DEL MINISTRO CONDIVISE DAL RESPONSABILE ITALIANO DELLA LEGA MUSULMANA «Sì a centri di formazione per religiosi islamici» Scialoja: «Vengono da lontano e non sanno nulla della cultura italiana» Francesco Grignetti /ROMA: «E poi'c'è il tèma cruciale della formazione degh imam...». Il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, parlando a Orvieto dell'Islam che verrà, cioè quello bheha raggiunto un'intesa con «lo Stato italiano, ha fissato alcu.'ni principi. Neanche tanto soriprendenti. «Gli imam devono iparlàre italiano e dare garanzia assoluta di rispetto della nostra identità nazionale dei nostri ordinamenti giuridici e pohtici». E' evidente che Pisanu, parlando dei ministri di culto islamico, aveva in mente un testo ben preciso. L'articolo 8 del Concordato tra Stato e Chiesa, ad esempio, che recita: «Salvo ^ the per la diocesi di Roma e per quefie suburbicarie, non saranno nominati agli uffici di cui al presente articolo (ossia vescovi e arcivescovi, abati, prelati con giurisdizione territoriale e parroci, ndr) ecclesiastici che non siano cittadini italiani». Questa la formulazione del 1984. Perché quella del 1929 era diversa, e prevedeva che il governo potesse sollevare «ragioni di carattere politico» contro la nomina di un vescovo, il quale doveva poi giurare fedeltà allo Stato, promettendo di «rispettare e far itópéttare dal inio olerò il Re' é il Governo». Ma quel testo, che prevedeva una forma di controllo dello Stato sulla Chiesa, aveva ima evidente ragione storica: interveniva a sanare ima ferita profonda tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, la frattura che seguì alla Breccia di Porta Pia, il rinchiudersi nei Palazzi del Papa, gli anni dell'anticlericalismo di Stato. E poi era il 1929. Al governo c'era il cavalier Benito Mussolini. Il «parere» sulla nomina dei vescovi con il tempo è caduto. Ma anche nel 1984, quando a Palazzo Chigi sedeva Bettino Craxi, lo Stato ha preteso che un ministro di culto dovesse essere cittadino italiano. Con gli imam non si arriva a tanto. Però - sostiene Pisanu che conoscano la lingua e le leggi della società che li ospita. «E' un problema molto sentito anche tra noi islamici - commenta Mario Scialoja, responsabile della Lega Musulmana Mondiale in Italia - quello della formazione degh imam, non soltanto da parte del ministro. Dei ministri, anzi, visto che è un tema sollevato dai governi anche ih Francia, in Olanda e Gran Bretagna». Spiega infatti Scialoja che gli imam, per ima comunità religiosa di fresca immigrazione come quella musulmana, hanno una funzione di guida che non si limita alla preghiera. «Servirebbero dei mediatori culturali. Gli si richiedono funzioni quasi di assistenti sociah. Ma come fare se vengono da Paesi lontani, come il Bangladesh o il Pakistan, e non conoscono nulla dell'Italia e degh italiani? Come si fa a mediare tra due culture se una l'ignori totalmente?». Edeccocial problema sollevato da Pisanu. Lui ne parla nell'ambito di un progetto di largo respiro che passa per una Consulta islamica e gruppi multietnici e multireligiosi a livello di prefetture. Il punto d'arrivo dovrebbe essere una «collettività aperta e integrata, fatta di cittadini italiani che parlino italiano, che si riconoscano nelle nostre leggi, che rispettino la nostra identità religiosa e culturale con la certezza che noi rispettiamo la loro». Non detta, è evidente la preoccupazione di fermare la proliferazione degh imam estremisti. Scialoja appoggia, ma non si nasconde le difficoltà. «Ci vorrebbe un centro di formazione per gli imam. Ma chi lo finanzia, un centro del genere? Inimmaginabile che sia pagato dallo Stato. Ci vorrebbe una comunità islamica così benestante che può pagarsi una sua accademia. Qualche anno fa, l'università di Tor Vergata, a Roma, aveva offerto un terreno per fame un'accademia islamica. Ma non siamo riusciti a trovare i finanziamenti e l'idea è caduta per strada. Eppure servirebbe moltissimo, perché in Francia possono ospitare gli imam che vengono dal Maghreb, dove la lingua é la cultura francese sono molto radicati. Ad aprile, poi, hanno annunciato la nascita di una accademia a Parigi. A Londra ci sono due piccole accademie che formano imam e ne licenziano un piccolo numero all'anno. In Italia di imam veri che abbiano fatto l'università o un'accademia ce ne sono pochissimi. La stragrande maggioranza non ha una professionalità all'altezza». E' un problema, la formazione degh imam che predicano in Occidente, che lui stesso porrà al prossimo comitato direttivo della Lega Musulmana mondiale,