E il mullah Omar telefonò a Washington

E il mullah Omar telefonò a Washington PER TRENTATRE' VOLTE GLI STATI UNITI CHIESERO A KABUL DI CACCIARE BIN LADEN E il mullah Omar telefonò a Washington ReSi pUbblici dOCUmenti tOp SeCret SUi rappOrti USa-taleban dal corrispondente a NEW YORK «Per quanto ne so non esiste alcuna prova che Osama bìn Laden progetti attività terroristiche dal suolo afghano». E' il 22 agosto del 1998 quando il mullah Omar, leader dei taleban, compone un numero di telefono da Kabul e chiama personalmente il Dipartimento di Stato a Washington per attestare la propria buona fede e l'innocenza di Osama. Due giorni prima il presidente Bill Clinton aveva autorizzato un attacco con missili Cruise contro ì campi di Al Qaeda in Afghanistan in reazione agli attentati messi a segno contro le ambasciate Usa in Africa Orientale, e il mullah Omar prese l'iniziativa con l'intento di ottenere da Washington l'assicurazione che simili iniziative militari non sarebbero più avvenute. L'episodio è divenuto pubblico ieri grazie ai ricercatori del «National Security Archive» di Washington che, in occasione del terzo anniversario dell'11 settembre, hanno reso pubblici 16 documenti americani finora top-secret sui rapporti intercorsi fra la Casa Bianca e il regime dei taleban. Ciò che ne emerge è un Dipartimento di Stato impegnato in una lunga ed estenuante trattativa sulla sorte di Bìn Laden dove a tirare le fila del negoziato sono i taleban, cambiando continuamente opinione per confondere gli Usa. La telefonata del mullah Omar è l'unico suo colloquio di cui si è finora a conoscenza con alti funzionari Usa - ma il nome di chi alzò la cornetta a Washington resta top-secret - e la reazione del Dipartimento di Stato il giomo seguente, 23 agosto, fu di inviare un telegramma di risposta con l'elenco delle prove sulla responsabilità di Al Qaeda negli attentati alle ambasciate in Kenya e Tanzania e anche in un complotto per far esplodere aerei di linea americam nell'area del Pacifico. I sedici documenti, compresi nel perìodo fra il marzo del 1997 ed il febbraio del 2001, attestano che Washington chiese per 33 volte al mullah Omar di cacciare Osama bìn Laden dall'Afghanistan: 30 durante l'amministrazione Clinton e 3 durante l'amministrazione Bush. Nelle numerose comunicazioni intercorse i taleban facevano sistematicamente agli interlocu- tori Usa affermazioni contraddittorie, assicurando da un lato che r«800Zo dei funzionari e la maggioranza della popolazione» si opponeva alla presenza di Bìn Laden, dall'altro che Osama era a tal punto popolare nelle terre dell'Islam che cacciandolo avrebbero rischiato di essere rovesciati. In un'occasione U mullah Omar disse a un informatore pakistano che Bìn Laden era «un nemico», mentre alcuni leader taleban assicura¬ rono agli Usa che proprio il mullah Omar si stava opponendo all'esplusione. Scorrendo alcune pagine sì ha l'impressione che i taleban prendessero quasi in giro i diplomatici americani,, che stavano al gioco pur di continuare i contatti. Nell'autunno del 1998 la pressione dell'amministrazione Clinton fu energica e il ministro degli Esteri afghano, Maulawi Wakìl Ahmed, assicurò che i taleban non sostenevano il terrorismo e che Osama era stato confmanto a Kandahar per essere «controllato meglio». Nel novembre 1998 un telegramma dei taleban rassicurava ulteriormente il Dipartimento dì Stato: «Non avete nulla di cui preoccuparvi, è sotto il nostro controllo, non commetterà atti terrorìstici». Ma Washington non gradì e rispose ricordando che in un'intervista rilasciata dopo gli attentati alle ambasciate Bìn Laden aveva ribadito l'intenzione di compiere attacchi e rinnovato l'editto rehgioso (fatwa) in cui chiedeva ai musulmani di uccidere cittadini americani, inglesi e israeliani riservandosi di «usare anni di distruzione». I taleban promisero in più occasioni di tenere lontano Osama dai media ma ciò non avvenne mai. Quando Bush divenne presidente fu il ministro afghano, il 15 febbraio, a prendere l'iniziativa e a scrìvere al nuovo Segretario di Stato, Colin Powell, chiedendogli di «cambiare politica» rispetto a Clinton, tornando ad affermare che d^Cfò degli afghani non ama Osama» e arrivando fino a considerare la possibilità che Bìn Laden avrebbe potuto forse essere consegnato in cambio di un riconoscimento diplomatico del regime dei taleban. Nelle settimane seguenti in effetti un alto rappresentante dei taleban arrivò a Washington ma la visita non diede alcun risultato, [m. me] Nell'agosto dell 998 il leader spirituale dell'Afghanistan chiamò il Dipartimento di Stato e disse: non ci sono prove che Osama progetti attacchi dal nostro Paese