«Ve lo dico io, le ragazze sono nelle mani di Wahab»

«Ve lo dico io, le ragazze sono nelle mani di Wahab» UN EX DEI SERVIZI SEGRETI IRACHENI RACCONTA: SONO TAGLIAGOLE CHE NON VOGLIONO SAPERNE DI RELIGIONE O POLITICA MA SÓLO DI SOLDI «Ve lo dico io, le ragazze sono nelle mani di Wahab» «La banda ha rapito anche molti bambini, figli di famiglie ricche Stanno a Sud di Baghdad dove la polizia non osa mettere piede» reportage Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD SUL marciapiede sbrecciato di fronte alla villetta di Hay Al Wada le guardie ci sono ancora. Un vecchietto macilento e un tipo leggermente più gagliardo ma troppo adiposo per alzarsi dalla sedia adesso tengono i mitra fra le ginocchia però quando vedono l'auto che si ferma dinanzi alla sede deserta di «Un ponte per..» danno l'idea di essere pronti a porgere i Kalashnikov delicatamente, con due dita, per evitare che qualcuno si faccia male. Visti così dovrebbero fare pena e invece in qualche modo trasmettono uh sentimento confortante, l'ufficio è vuoto, il quartiere pare morto eppure la presenza dei due spaventapasseri sembra dire che le cose riprenderanno quando le Simone saranno tornate libere e rende onore alla loro assenza. Le nostre ragazze conoscono bene l'Iraq (soprattutto la Torretta) e dunque dovevano essersi accorte già da un po'di quanto accadeva, se pubblicamente firmavano comunicati incoraggianti e ostentavano fiducia, in privato trasmettevano inquietudine, però il solo fatto che qualcuno abbia cominciato a raccontarlo già minaccia di provocare nuovi polveroni. Ahdul Salam Al Kubajsi, esponente del «consiglio degli ulema», tempo fa coinvolto con scarsa efficacia nelle trattative per il rilascio .dei nostri «vigilantes» adesso racconta di avere visto le ragazze pochi giorni prima che venissero rapite. «Non si sentivano tranquille - ha detto - però mi avevano chiesto appoggio per organizzare un convoglio di aiuti a Falluja». In qualche sito Internet la dichiarazione viene già distorta e riproposta come se le Simone avessero espresso l'intenzione di trasferirsi dalla capitale al triangolo sannita, cosa evidentemente priva di senso. In una realtà giunta a tali inimmaginabili livelli di devastazione il solo modo per non ostacolare la liberazione delle nostre ragazze è quello di restare ancorati ai pochi fatti certi evitando salti in avanti, protagonismi idioti è rincorse all' interpretazione più sofisticata. L'Iraq di questa fase trabocca di confusione, mancanze e buchi neri, le possibilità del governo Allawi di riprendere in mano le cose si giocheranno tutte in questo autunno ed il panorama quotidiano dimostra a quali livelli di follia stia giungendo lo scontro. Morti da tutte le parti, colpi di granata che mancano la «Green zone» degli occidentali e piovono senza logica in ogni parte della città. Ecco perchè nonostante la vergogna di un simile sequestro, la reazione che provoca in tutti gli occidentali e l'impatto sulle attività residue delle organizzazioni umanitarie, a Baghdad per protestare contro un atto così volgare e disumano si riesce a mettere assieme solo una ventina di bambini. Tutti gli altri pensano a sopravvivere, continuano a scavarsi tane in attesa di una svolta che non avviene, tranne forse quei pochi investigatori che nella vita hanno fatto soltanto i poliziotti e non saprebbero fare altri mestieri. La villetta con vista sul Tigri è sempre più slabbrata, lanterne sempre più curato e ricco di aggeggi elettronici, mentre il dottor Qusay appare sempre più tonico nonostante il tempo che passa. Naturalmente il nome è di fantasia ma forse qualcuno ricorderà come ai tempi del sequestro di Quattrocchi e degli altri questo ex baathista sopravvissuto alle epurazioni avesse inquadrato la vicenda per com'era, e per come si è svolta. Una telefonata annuncia la visita, il rito del thè si ripete ed il colloquio assume presto contenuti molto interessanti: il dottor Qusay non è rientrato nei servizi di sicurezza anche se il governo AUawi glie lo aveva offerto però resta in contatto con gli ex colleghi che invece hanno ripreso il lavoro. «Questa delle ragazze italiane è una storia semplicissima e assieme incredibilmente comphcata esordisce - Le mie fonti mi dicono che il modo di agire, la sfrontatezza con cui i rapitori si sono mossi e lo stesso accento di chi ha intimato ai presenti di sedersi per terra sembrano ricondurre ad un solo gruppo, che agisce esclusivamente per danaro. La storia però al di fuori dell'Iraq ha avuto una eco enorme e se qualcuno qui se ne accorge quelle ragazze possono diventare prezioso materiale di scambio ed essere cedute, per danaro o per altro a gruppi «politici», anche se non di impostazione religiosa. Si tratta solo di intervenire prima che gli ostaggi passino di mano, eppure i servizi di sicurezza iracheni sono convinti che fra poche ore perverrà una richiesta in danaro». Appena l'altro ieri in un quartiere centrale di Baghdad tre ricchi libanesi sono stati uccisi nel lord appartamento, erano Gebran Badm, il suo sodo Kerim Khuri e la moglie di quest'ultimo, Evelyne. Proprietari di una grossa società di import-export avevano aperto a falsi poliziotti che poi hanno tentato di rapirli e alla loro resistenza hanno risposto ucddendoAncora un rapimento «eccellente», ancora banditi che usano travestimenti da poliziotti: se i vecchi mastini del «Baath» riesumati da Allawi non sbagliano tutto, questo conduce direttamente a metodi e stile della «banda di Wahab». . Ecco affiorare un'altra delle mille variabili dell'Iraq odierno: il misterioso «Wahab» si chiama Wahab Al Armi, è uno sciita della tribù di Abu Amer ed avrebbe ai suoi ordini una banda di quasi cinquecento elementi. Del suo passato si sa pochissimo, solo nel dopoguerra il suo nome è emerso nella contesa politico-criminale facendosi largo ben presto. Sembra che i suoi scherani abbiano base nella zona di Latifyah, immediatamente a Sud della capitale e soprat' tutto in quella corte dei miracoli che sorge fra i villaggi di Mahmoudya, Yussifya ed Isqandarya. Se nel «triangolo sunnita» la polizia irachena non osa mettere piede senza l'appoggio dell'esercito americano, da questo «triangolo criminale» si tiene lontana toutcourt. La «banda Wahab» viene descritta come gruppo agguerrito, molto bene armato e soprattutto completamente estraneo a logiche religiose o di potere. Gli uomini di Wahab Al Armi taglieggiano, rapiscono e uccidono solo per danaro, soltanto negli ultimi due mesi hanno rapito a Baghdad una ventina di bambini, tutti appartenenti a famiglie facoltose. «Dia retta a me - condude il vecchio conosdtore di cose irachene - quelle ragazze sono state prese semphcemente perchè erano conosdute, indifese e facili da "trattare", nel senso che sicuramente qualcuno pagherà per loro». Sembra che la «banda Waliab» di recente avesse dovuto subire qualche sconfitta ed alcuni arresti: poche sere fa ha assaltato la centralissima caserma di polizia di Haifa Street, ha immobilizzato quindici agenti e se n'è andata coi diciannove detenuti nelle camere di sicurezza. Il capo dei sequestratori sarebbe uno sciita della tribù di Abu Amer che si è fatto una sinistra fama di crudeltà nel panorama criminale del dopoguerra Un miliziano iracheno: il confine tra guerriglia e criminalità è spesso labile

Persone citate: Allawi, Amer, Giuseppe Zaccaria, Green, Kerim, Khuri, Politica, Quattrocchi

Luoghi citati: Baghdad, Falluja, Iraq