Il Consiglio degli Ulema: i rapinatori fuori dall'Islam di Guido Ruotolo

Il Consiglio degli Ulema: i rapinatori fuori dall'Islam UN PICCOLO SPIRAGLIO IN UN SEQUESTRO ANONIMO, SENZA UNA RIVENDICAZIONE ATTENDIBILE Il Consiglio degli Ulema: i rapinatori fuori dall'Islam religiosi sunniti di Baghdad si mobilitano per salvare le due italiane Guido Ruotolo ROMA Qualcosa si sta muovendo, a Baghdad. E' un primo segnale importante, significativo. Ancora ima volta sono gli Ulema, i capi religiosi sunniti, a rompere il silenzio, a scendere in campo. Dopo quattro giorni di nebbia assoluta sulle sorti di Simona Torretta e Simona Pari si è aperto un primo piccolo spiraglio: 35 capi tribù e religiosi sunniti hanno deciso di attivarsi, di scendere in campo per scoprire chi sono i carcerieri delle due volontarie italiane e dei due iracheni di un «Ponte per...» e di «Intersos», e per cercare di individuare la prigione dove sono detenuti i quattro ostaggi. Rivolgendosi ai sequestratori, gli autorevoli rappresentanti sunniti hanno scagliato il loro anatema: «Siete fuori dalla legge dell'Islam». Una presa di posizione importante - e ieri il nostro ambasciatore a Baghdad, Gianludovico De Martino, ha voluto incontrare alcuni esponenti degli Ulema -, che si spera serva ad aprire una breccia nel muro del silenzio che circonda questo sequestro «anoEp1alp.!ii,.Jl;,(iu.artOl-giomo, infatti, è passato senza che i sequestratori si siano ancora fatti vivi. Ancora nessun segnale, messaggio, video, una rivendicazione attendibile che spieghi perché sono state sequestratate e in cambio diche cosa possono essere liberate le volontarie italiane. Insomma, prima di agire, di mettere in campo tutte le iniziative possibili per ottenere la liberazione degli ostaggi c'è bisogno di sapere chi sono gli interlocutori e cosa vogliono. E fino a ieri, fino alla decisione degli Ulema di scendere in campo, la situazione si presentava ancora senza alcuna prospettiva: le fonti attivate non erano riuscite ad avere neppure uno straccio di informazione e adesso si spera che gli Ulema siano in grado di averle. In realtà, il silenzio che dura da quattro giorni è stato rotto l'altro giorno da un ultimatum, scaduto proprio ieri, lanciato su un sito Internet dal fantomatico gruppo di «Ansar al Zawahri»: «Il governo italiano deve liberare le prigioniere musulmane detenute in tutte le prigioni dell'Iraq in cambio di pochissime informazioni sui due ostaggi italiani». Un ultimatum la cui attendibilità l'intelligence ha valutato con scetticismo ma che comunque palazzo Chigi non ha voluto archiviare ricordando, nella sua nota ufficiale, che «il governo proseguirà nella sua azione, in tutte le sedi proprie e istituzionalmente competenti, affinché eventuali detenuti che risultino ristretti in assenza dei necessari presupposti, possano essere liberati». Insomma, nell'incertezza della sua attendibilità o meno, il governo ha voluto dichiarare la sua disponibilità a recepire le richieste avanzate, pur tra mille precisazioni. Ieri, il presidente iracheno Ghazi al Yawar, intervistato da Sky Tg 24, è tornato sull'ultimatum lanciato dai seque. stratori: «Se dovessimoavere la prova che sono attendibili saremo pronti a prendere ogni decisione politica per arrivare alla soluzione. Siamo pronti a fare qualunque cosa il governo italiano ci chieda». Per nulla rassicurati dalle ipotesi avanzate da alcune fonti della polizia del governo transitorio iracheno, secondo cui il gruppo che ha in ostaggio le nostre due volontarie potrebbe prepararsi a chiedere un riscatto - il presidente iracheno Ghazi al Yawar ha ammesso a Sky Tg 24 che le informazioni sul sequestro sono pressoché nulle -, l'iniziativa di queste ore dell'intelligence è quella di attivare tutte le fonti possibili, i contatti, quegli interlocutori in grado di raccogliere informazioni sui sequestratori e, a livello diplomatico, di attivare tutte le prese di posizione possibili contro il sequestro da parte del mondo arabo e islamico. Da questo punto di vista, la mobilitazione degli Ulema iracheni è un primo passo molto importante, che potrebbe portare i sequestratori a uscire allo scoperto, ad anticipare nel bene o nel male - le proprie iniziative. Fino a ieri, la pressoché unanime valutazione degli apparati di intelligence, di sicurezza e delle sedi istituzionali era cpiella di attrezzarsi a ima «gestione lunga» del sequestro. Fino a ieri. Il presidente Iracheno Ghazi al Yawar a Sky-Tv «Pronti ad accogliere le richieste del governo italiano se l'ultimatum dei sequestratori sarà giudicato credibile» Simona Pari e Simona Torretta: continua a non esserci una rivendicazione attendibile del loro sequestro

Persone citate: Ghazi Al Yawar, Gianludovico De Martino, Simona Pari, Simona Torretta

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Roma