Selva: cosa ci facevano lì quelle ragazze? di Andrea Di Robilant

Selva: cosa ci facevano lì quelle ragazze? L'ESPONENTE DI AN RIACCENDE LA POLEMICA Selva: cosa ci facevano lì quelle ragazze? Andrea di Robilant ROMA «Cosa ci stavano a fare lì?», chiede Gustavo Selva provocatoriamente. «Guai era il loro ruolo in Iraq?». E sùbito l'interrogativo del presidente della commissione Esteri della Camera incrina la fragile unità di questi ultimi giorni tra maggioraìnza e opposizione sul rapimento di Simona Torretta e Simona Pari. Per la verità le reazioni da tutte e due le parti questa volta sono volutamente sotto tono. I leader della sinistra s'indignano in privato ma poi si trattengono dal fare interventi e distribuire comunicati che finirebbero per rinfocolare una polemica che nessuno vuole, almeno in questo momento così delicato. Solo il quotidiano Europa, l'organo della Margherita, è sceso in campo per denunciare le parole e le insinuazioni di Selva, chiedendosi tra l'altro «cosa sta a fare lì, quel signore». Secondo Romano Giachetti, deputato della Margherita, le dichiarazioni di Selva sono «incompatibili» con il suo ruolo istituzionale e il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini farebbe bene ad intervenire. La polemica era stata innescata giovedì sera da Selva, che in un'intervista telefònica al Tg dell'emittente Canale Italia, aveva detto tra l'altro: «Si dovrà capire il vero ruolo di quelle signore... Il loro compito non era solo umanitario. Cosa stavano a fare lì? Tenere i contatti con i giornalisti, farsi portavoce delle posizioni no globab. E a proposito dell'incontro unitario voluto da Silvio Berlusconi a palazzo Chigi, Selva aveva parlato di una «buffonata». '.E' significativo che negli ambienti del centro destra 1 uscita di Selva abbia suscitato soprattutto un imbarazzato silenzio. D'altra parte il governo, con il sostegno dell'opposizione, sta spendendo non poche energie per offrire al Paese l'immagine di una classe pohtica per ima volta unita nel tentativo di salvare la vita delle due Simone, i Ma sarebbe ingenuo non vedere che le provocazioni di Selva, ancorché isolate, in realtà riflettono umori, stati d'animo e opinioni che circolano appena sotto la superfìcie, e che ci ricordano quanto in effetti sia precaria questa unità fortemente voluta dalle autorità attorno a questo rapimento. In altre parole si sente dire, in ambienti del centro destra, che in fondo le due Simone erano contro la guerra, che erano per Saddam Hussein contro gli americani, che facevano propaganda contro il governo italiano. Cosi come si sentiva dire, sempre sottovoce in alcuni di sinistra all'epoca del rapimento di Quattrocchi, Cupertino, Stefio, Agliana, che in fondo se l'erano andata a cercare, che erano dei vigilantes, che erano lì per lavorare con la forza d'occupazione. Selva, che qualche rimbrotto deve averlo ricevuto ieri, adesso si dichiara dispiaciuto che qualcuno se la sia presa al malpartito. «Sono davvero rammaricato», ha detto ieri a La Stampa. «Il mio pensiero è molto limpido su tutta questa vicenda». Dice che è stato frainteso: «Non ho mai detto "quelle due signore" ma piuttosto "le due Simone". Evidentemente il giornalista ha capito male». E il vertice di palazzo Chigi? «Non ho detto che è stato una buffonata. Ho semphcemente riportato il giudizio di Francesco Cossiga, che lui sì ha parlato di buffonata». Ma per quanto riguarda la questione di fondo. Selva non demorde. «Premetto che tutta la nostra attenzione è centrata sulla liberazione delle due Simone», dice il presidente della commissione Esteri. «Ma dopo bisognerà pur indagare sul loro ruolo in Iraq. Insomma, erano anche impegnate politicamente. Si occupavano di bambini, di scuole, certamente, ma gran parte della loro attività era tesa a informare i giornalisti. E a farlo con accenti estremamente critici verso gli Stati Uniti e verso la presenza italiana in Iraq. Oggi abbiamo un accordo bipartisan e lavoriamo tutti per la loro liberazione. Ma in un secondo tempo bisognerà cercare di vederci più chiaro».

Luoghi citati: Europa, Iraq, Italia, Roma, Stati Uniti