«Un'entità ha guidato la mia mano»

«Un'entità ha guidato la mia mano» ^u-vv^y. ^. ... . INTERROGATO ©AL PM IL GIOVANE CHE HA ACCOLTELLATO IL PADRE. PRESTO SARÀ SOTTOPOSTO A UNA PERIZIA PSICHIATRICA «Un'entità ha guidato la mia mano» Resta in carcere, alle Vallette, Mario Ferrari, 34 anni, con l'accusa di omicidio volontario. Giovedì mattina ha colpito il padre Ferruccio, 64 anni, ex dirigente della Fiat, con una coltellata al torace. L'uomo, sofferente di cuore, è poi morto qualche ora dopo alle Molinette. Sarà il medico legale Roberto Testi ad accertare se c'è un nesso preciso tra la ferita, in un primo tempo non apparsa grave, e la morte del pensionato. Il giovane, che è in cura dal '98 per disturbi mentali, assistito dall'avvocato d'ufficio Felice Cellino, ieri è stato interrogato dal pm. «Una mano ha guidato la mia mano...ma non volevo uccidere mio padre». Mario è apparso tranquillo, rassegnato. «Non mi dispiace restare qui ha detto - tanto non saprei dove andare». Foi ha precisato meglio il movente. Al centro, il matrimonio del fratello Paolo, 30 anni, che proprio quel giovedì, nel pomeriggio, aveva deciso di sposarsi. Un evento gioioso che, alla fine, ha innescato un forte clima di tensione tra padre e figlio, che vivevano assieme nell'alloggio di corso Cosen- za 18, a Mirafiori. Giorni di tensione, di continue discussioni, per decidere se Mario dovesse partecipare o no alla cerimonia. «Mio padre voleva che ci andassi, io alla fine ho detto no». Ai vicini aveva spiegato subito dopo la lite che, in un primo tempo, avevano deciso di escluderlo. Poi il padre aveva cambiato idea «ma ormai non mi interessava più. La festa, i parenti, gli amici. A quel punto avrei tanto preferito restare solo. Invece papà insisteva e insisteva. Anche quella mattina, così c'è stata la discussione. Ho perso la testa, lo ammetto, ma non sono stato io a colpire, ma un'entità estranea alla mia mente». Adesso, nel condominio di corso Cosenza, superato lo choc, è arrivato il momento di una riflessione più profonda: «Questo è un ambiente dove si può essere ancora più soli che nelle case popolari che assediano i nostri palazzi. Non lasciatevi incantare dalla piscina e dal giardino curato. L'ingegnere era una persona particolare, forse, ma è stato descritto con eccessiva cattiveria. Nessuno potrà mai negare che era riuscito a crescere, da solo, tre figli e che continuava a seguire Mario con tanto amore, con un'incredibile dedizione. D'accordo, gli piacevano le donne, ma non ha mai fatto nulla di male», racconta ora un'inquilina del Turin Club, che conosceva la famiglia Ferrari «da quasi vent' anni». Negli ultimi tempi l'ingegnere aveva fatto amicizia con un'insegnante che abita poco distante. Tutti e due lettori accaniti, amanti dei libri e dell'arte. Facevano lunghe passeggiate e spesso con loro c'era anche Mario che presto sarà sottoposto a ima perizia psichiatrica. «Un ragazzo strano, questo sì, ma in apparenza assolutamente innocuo», dicono tutti. Però indelebilmente segnato da una storia sentimentale finita qualche anno fa. Malissimo. Vincenzo Napoli, uno dei pochi conoscenti di Ferruccio Ferrari, lo ricorda così: «Comprava molte riviste e giomaU. E poi, in compagnia del cane, si andava a sedere sempre sulla stessa panchina, [m. nu.] L'elegante condomìnio di corso Cosenza dove la vittima, l'ingegnere in pensione Ferruccio Ferrari, abitava insieme al figlio Mario. Lì, nell'alloggio al quinto piano l'altra mattina è scoppiato il litigio che è poi degenerato in tragedia

Persone citate: Cellino, Ferruccio Ferrari, Mario Ferrari, Roberto Testi

Luoghi citati: Napoli