Fabius contro la Carta dell'Ue di Cesare Martinetti

Fabius contro la Carta dell'Ue «DIVENTERÀ' SI' SE CHIRAC MODIFICHERÀ' IN SENSO SOCIALE LA POLITICA EUROPEA» Fabius contro la Carta dell'Ue Il numeo due del ps annuncia il no ai referendum Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI La Costituzione europea che sarà solennemente firmata in autunno a Roma dai capi di Stato e di govemo dei 25 membri della Uè, rischia grosso a Parigi. Jacques Chirac ha annunciato il 14 luglio un referendum popolare (entro il 2005) per approvare la Carta invitando i partiti a non trasformare la questione in una bega di politica nazionale. Laurent Fabius, il numero due del Partito Socialista e il più forte candidato della sinistra nella prossima corsa all' Eliseo, ha annunciato ieri il suo «no» che potrà diventare un «sì» se Chirac si impegnerà a modificare in senso sociale l'orientamento della politica europea. La scelta di FabiUs è un vero terremoto nella sinistra e nella pohtica francese ed è molto probabile che si ripercuota anche su altri partiti socialisti europei. Allievo prediletto di Francois Mitterrand, ex primo ministro (nel 1984, a 37 anni, il più giovane nella storia di Francia), Laurent Fabius rappresenta l'ala più tecnocratica, liberale e modernista del ps, un partito nel quale talvolta ancora si discute di lotta di classe e che considera Tony Blair come un uomo di destra. Una scelta tanto più impegnativa perché al di là della retorica dei politici, in Francia l'Europa è un tema più che sensibile come si capì nel 1992 quando si fece il referendum sul trattato di Maastricht, tutte le forze pohtiche erano a favore eppure il «sì» riuscì a imporsi soltanto per una man- data di voti. Per entrare in vigore, il nuovo trattato costituzionale, deve essere approvato da tutti gli stati membri dell'Unione. Dunque Laurent Fabius si prende una bella responsabilità. Nel suo partito già le correnti di sinistra (che hanno più del 30 per cento) sono per il «no». Se davvero anche il leader dell'ala liberale confennerà la sua opposizione, vorrà dire che la maggioranza dei socialisti francesi dirà «no» alla nuova Europa. E i loro voti andranno ad aggiungersi a tutta l'estrema sinistra (pcf e trotzkisti) e all'estrema destra (Le Pen) oltre ai cosidetti «souveranisti» che in Francia sono una corrente trasversale alla destra. Per farla breve, se così si dovesse arrivare al voto, è molto probabile che la nuova Costituzione europea che porta la firma del francese Valéry Giscard d'Estaing sarà bocciata dai francesi e si riaprirà l'infinito processo che ha impegnato la Uè dal Consiglio europeo di Laeken (dicembre 2001) a oggi. Nella breve ma attesissima intervista in tv Laurent Fabius ha posto quattro condizioni perché il suo «no» si trasformi in «sì». Che il patto di stabilità sia trasformato in un patto per l'occupazione, che cresca il budget della Uè per la ricerca e la fonnazione, che vi sia armonizzazione fiscale per impedire le delocalizzazioni industriali verso i Paesi dell'Est, che sia difeso il «servizio pubblico». Tutte cose ragionevoli e di «sinistra», ma che non hanno niente a che vedere con il testo del trattato c(j|tituzionale che non potrà comùnque essere modificato. E allora? Ovvio che lo scenario di riferimento di Fabius è nazionale. Infatti ha sfidato Jacques Chirac ad operare perché le sue quattro condizioni vengano realizzate, ponendosi così come il vero sfidante per l'Eliseo. La destra ha rimandato al mittente le richieste, ma Fabius si rivolgeva a sensibilità di sinistra (molto critiche verso l'Europa anche perché legano la crisi economica alle insufficienze europee) e sapeva di spaccare il partito che ha pure indefettibili europeisti come Dominique-Strauss Kahn, Bernard Kouchner, Elisabeth Guigou, Martine Aubry. Lo stesso segretario Hollande s'era espresso per il «sì». Ora tutti si aspettano una parola da Lionel Jospin che come un fantasma aleggia tuttora nella vita del partito. Fabius ha battuto il suo colpo. li leader socialista Laurent Fabius

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