«Ci muoviamo al buio tra informazioni incerte»

«Ci muoviamo al buio tra informazioni incerte» UN ROMPICAPO PER U TASK FORCE CHE SI OCCUPA DELLA TRATTWtIVA «Ci muoviamo al buio tra informazioni incerte» retroscena ROMA LA nota del governo? E' un razzo di segnalazione sparato nel buio pesto...». Un ministro assai vicino a Silvio Berlusconi definisce cosi la risposta italiana all'ultimatum affidato ad internet da chi sostiene di avere nelle sue mani Simona Torretta e Simona Pari. Una risposta che arriva in serata, dopo una giornata fitta di incontri, di contatti e di dubbi sul da farsi. Dubbi, soprattutto. Perchè tanto i nostri servizi quanto, di conseguenza, il presidente del Consiglio e Gianni Letta che sta gestendo il dehcatissimo dossier, sono tutt'altro che certi della credibilità dei due messaggi comparsi su Internet a finna «Ansar al Zawahiri». Il secondo dei quali reclama la liberazione di tutte le musulmane rinchiuse nelle carceri irachene promettendo in cambio qualche informazione sulla sorte delle due volontarie itahane. E lo scetticismo italiana è condiviso anche dal presidente iracheno Al Yawar che ieri ha incontrato a Roma Ciampi e Berlusconi. Il quale, nel tardo pomeriggio, ha spiegato in Consiglio dei ministri: «Il capo del nuovo Iraq mi è sembrato una persona intelligente e capace, e anche lui non crede alla rivendicazione che abbiamo. D'altra parte, dobbiamo prendere in considerazione tutte le ipotesi e fare tutti gli sforzi possibili per portare a casa queste due ragazze». n premier un paio d'ore prima, sollecitato da Letta, era stato più esplicito: «Io penso che comunque qualcosa vada fatto, vada detto. Non possiamo permetterci di restare zitti...». Insomma, nell'oscurità che ancora regna sull'identità dei rapitori e cu fronte al loro silenzio andava'comunque lanciato un messaggio,ìntajito, per cercare di bilanciare la secca risposta all'ultimatum terrorista che in mattinata era arrivata da Baghdad, dove il governo aveva fatto presente che soltanto i tribunali iracheni erano abilitati a giudicare i prigionieri ed eventualmente a rimetterli in libertà. E aveva in sostanza chiuso la porta a qualsiasi trattativa. Più tardi, Berlusconi ha fatto presente al presidente Al Yawar la necessità di usare la massima attenzione se non si vuole favorire un esito drammatico della vicenda e ha sondato la possibilità di rilasciare alcune prigioniere nelle carceri irachene la cui detenzione non fosse assolutamente giustificata. Ma;, su questo secondo punto, ha ottenuto soltanto parziah assicurazioni. Il secondo motivo che giustifica la nota ufficiale dell'esecutivo. è la necessità di non offrire pretesti ai rapitori né il fianco ad eventuah critiche inteme di non aver fatto nulla per favorire la trattativa. E perciò, l'ultima frase del comunicato, è quella che a Palazzo Chigi giudicano la più significativa: «Il governo italiano conferma che è suo fermo intendimento assumere ogni iniziativa utile a pervenire quanto prima al rilascio dei quattro ostaggi italiani ed iracheni appartenenti alle organizzazioni "Un ponte per" ed "Intersos"». Una formulazione, si spiega, che è valida tanto nel caso in cui effettivamente gh ostaggi fossero nelle mani di Ansar al Zawahiri, quanto se i rapitori fossero altri. E che, pur tenendo ferma l'impossibilità di ritirare le truppe itahane, lascia aperte tutte le altre ipotesi, dal pagamento di un riscatto fino a una eventuale liberazione unilaterale di musulmani detenuti. AGianni Letta e Paolo Bonaiuti è stato affidato il compito di far emergere nel testo lo scetticismo del govemo sulla rivendicazione e sull'ultimatum del «sedicente gruppo dei sostenitori di Al Zawahiri». E, soprattutto, di non dare né l'idea di un cedimento né di una intromissione indebita in questioni che sono prerogativa del govemo iracheno. Di qui l'osservazione sul «progressivo ripristino della piena autonomia decisionale del sistema giudiziario iracheno» e l'altra che ricorda come l'Italia persegua da tempo un monitoraggio delle posizioni degli uomini e delle donne imprigionate in Iraq e del rispetto dei diritti umani nei loro confronti. Un impegno che proseguirà «affinché eventuah detenuti che risultino ristretti in assenza dei necessari presupposti possano essere liberati». Un modo di dire: noi siamo diponibili a trattare, adesso tocca a voi farci una richiesta realistica. E questo carattere di «messaggio nella bottiglia», niente di meno e niente di più, è confermato indirettamente anche dal fatto che, nonostante il nuovo clima di unità nazionale contro il terrorismo, né Fassino né Rutelli sono stati informati dell'iniziativa. [u.i.r.j Berlusconi condivide la necessità di agire «Penso che comunque qualcosa vada fatto Non possiamo permetterci di tacere» Ma la linea della fermezza rimane Simona Torretta (in centro a sinistra) con i bambini e la maestra di una delle scuole con cui collaborava

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, Italia, Roma