Che sfida, tradurre in ebraico i nostri poeti di Elena Loewenthal

Che sfida, tradurre in ebraico i nostri poeti ERRE PROMESSE Elena Loewenthal Che sfida, tradurre in ebraico i nostri poeti A traduzione poetica è cosa davvero impervia. Supposto che esiwamsta un mestiere impossibile, lo è per certo quello di traghettare versi da una lingua all'altra. Se non fosse che, nel decalogo d'ogni traduttore, il primo imperativo è quello di non ammettere, mai' e in nessun caso, la traduzione impossibile. Non esiste libro, paragrafo, rigo o parola che non si possa trasportare altrove, usando una lingua diversa da quella in cui è stato scritto: semphcemente perché se c'è un solo testo impossibile, allora lo sono tutti. E si getta la spugna prima ancor di cominciare. Dunque tradurre si può e si deve: e ogni momento di questo lavoro - bellissimo - è una sfida assurda. Che impone tenacia, pazienza e passione, tutte in eguale e sconfinata misura. Doti queste che non mancano ad Alon Altaras: poeta e negli ultimi anni anche romanziere israeliano, italianista e italiofilo. Da qualche tempo, infatti, vive e insegna a Siena. Da molto tempo, invece, traduce letteratura italiana in ebraico, e la sua opera ha contribuito non solo alla conoscenza, ma anche al successo di grandi autori italiani sugli scaffali delle librerie di Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme, su e giù per il paese. Con quell'incoscienza appassionata che è l'arma segreta d'ogni buon traduttore - quel traduttore insomma che ama fino in fondo il suo mestiere impossibile e non lo cambierebbe con null'altro al mondo, Alon Altaras si è cimentato ultimamente in un' Altra Voce. Antologia di poesia italiana contemporanea, che appare oggi per i tipi di marcos y marcos, a cura e con prefazione di Marco Buffoni. Ma soprattutto con il testo d'arrivo, cioè l'ebraico, a fronte: corredo per pochi, indubbiamente. eppure prezioso per il confronto fra voci, suoni, sensi. E dotato inoltre di un suo garbo estetico: le due lingue quasi si sfiorano sulla pagina aperta. Non solo all'occhio, anche all' ascolto. Pensare che Altaras azzarda financo la poesia dialettale italiana, con esempi quali Edoardo Zuccate e Franco Loi. Ma ci sono anche, fra i tantissimi, Maurizio Cucchi ("Monte Sinai"), Giovanni Giudici ("E siete squadernata"), Vivian Lamarque ("Poesia illeijittima"), Giovanni Raboni "Amen"), Maria Luisa Spaziani ("Papà, radice e luce..."). La resa in ebraico è lucida, sembra quasi sgorgare dall'italiano stesso. Ha un'apparenza di traduzione letterale, ma non lo è affatto, ed è anzi il frutto, possiamo immaginare, di una lunga, lenta decantazione. Quanto sia meditato questo lavoro risulta dai suoni che la traduzione evoca, affianca, associa: "Somma di sommi d'irrealtà, paese" (di Andrea Zanzotto), diventa ad esempio "Sy siyeha shelmetziut, kefar", che non dirà nulla a chi non sa l'ebraico, eppure suona come una melodia. Il verso libero aiuta il traduttore, lo svincola dalla gabbia della metrica, però al tempo stesso gli impone il rispetto della libertà di chi l'ha scritto. Tutto questo si legge in filigrana fra le righe. E al di là della benemerita opera di Altaras, non lo è da meno l'iniziativa dell'editore, perché la poesia è davvero una specie libraria in via d'estinzione, ma quando la leggi scopri che non potevi fame a meno. Infine, per associare, seppure con arbitraria libertà, una lettura prosaica (ma non troppo) a questo consiglio, ecco le Scintille ebraiche. Spinoza, Vico e Benamozegh, di Leonardo Amoroso (edizioni ETS, pp. 153, «11): saggi sull'ebraismo visto attraverso gli occhi del pensiero. elena.loewenthàl@lastampa.it Giovanni Raboni, uno dei nostri poeti tradotti da Alon Altaras Un'altra voce Antologia di poesia italiana contemporanea a cura di Franco Buffoni con traduzione In ebraico di Alon Altaras marcosy marcos, pp. 184. Eli

Luoghi citati: Gerusalemme, Siena, Tel Aviv