L' ultima foto dì Baldoni

L' ultima foto dì Baldoni L' ultima foto dì Baldoni Nel sito dell'Esercito islamico il corpo steso sulla sabbia Un filo sottile lega il giornalista milanese alle due Simone-^ Ghareeb, l'autista e interprete, èra di casa nel loro ufficio ROMA C'è un filo rosso, evidente, robusto, che lega la morte di Enzo Baldoni al sequestro delle due pacifiste Simona Pari e Simona Torretta. Un personaggio che è anche lo snodo di due storie diverse: 1 autista-interprete del giornalista freelance, Ghareeb, era grande unico delle volontarie di «Un ponte per...». E furono proprio loro, le pacifiste, a raccomandarlo caldamente a Baldoni. Che a Ghareeb si legò in rapida amicizia. E con lui andò incontro alla morte. Una morte che è rimbalzata ieri attraverso i soliti canali di Internet. U fantomatico Esercito islamico ha infatti inaugurato un suo sito e ha pensato bene di mettere in prima pagina la terribile fotografia di Baldoni morto. Quella foto che finora nessuno aveva potuto vedere, salvo l'ambasciatore italiano in Qatar. Ed è uno spettacolo orrendo, di un cadavere mezzo sepolto, insanguinato. Addosso ha una maglietta verde. La testa è poggiata a terra; in sovraimpressione, in alto e in parte sulla fronte, c'è ima bandiera dell'Esercito islamico in Iraq. L'occhio sinistro è aperto, quello destro socchiuso. Sulla' guancia sinistra ci sono tracce di sangue rappreso. Quella foto, la famiglia non vuole proprio vederla stampata sui giornali: i fratelli di Enzo Baldoni hanno rivolto un accorato appello ai mass media affinché l'immagine non venga ripresa. Le due vicende, apparentemente lontane, si toccano dunque attraverso la figura di Ghareeb. Un nomignolo/più che un nome, che in arabo vuol dire «lo straniero». In realtà si chiamava Mohammed Hussein Ramadan. Era un palestinese di 36 anni, nato in Kuwait, trasferitosi in Iraq nel 1992 e lì laureatosi in ingegneria. La sua famiglia era rientrata in Palestina e sapeva che il figlio, rimasto in Iraq, lavorava come giornalista. «Un idealista», lo racconta chi l'ha conosciuto e l'ha apprezzato. «Un millantatore», secondo il commissano straordinario della Cri, Maurizio Scelli. Una figura più sfuggente di quanto apparisse, secondo rintelligence italiana. Sicuramente Ghareeb era di casa nel giardinetto della palazzina dove vivevano e lavoravano le volontarie di «Un ponte per...». Sul numero speciale di «Diario» dedicato all'assassinio di Baldoni, si legge la testimonianza del giornalista Fausto Biloslavo: «Ghareeb io l'ho conosciuto in aprile. Stava scoppiando l'assedio di Fallica e lui organizzava i convogli di aiuti alla città assediata nel cortile della sede di "Un ponte per...". Imbarcava i pacifisti, i volontari e i giornalisti». A Falluja, dove infuria la battaglia tra le milizie sunnite e gli americani, Ghareeb si muove in piena libertà. Addirittura, può garantire lui per la vita di un reporter del «New York Times» caduto nelle mani dei guerriglieri. Tra l'S e il 9 agosto, quando approda a Baghdad, Baldoni ha in agenda i recapiti di «Un ponte per...». Ci va subito e conosce Paola Gasparoli, una volontaria. Baldoni avrebbe già un interprete e un autista, Ahmed e Aji, che gli sono stati consigliati da un giornalista italiano. Ma tra loro non legano granché. «Avevo subito pensato a Ghareeb, ma avevo anche capito che si sarebbero innamorati all'istante. Preferivo passargli il contatto in un secondo momento, quando avesse un po' capito come andavano le cose in Iraq», ha ricordato la Gasparoli sempre su «Diario». Tra i due, infatti, è subito feeling. Baldoni scarica Ahmed e A]'i con ima scusa e si prende come interprete Ghareeb, che è di tutt'altra pasta: palestinese, laico, pacifista, antiamericano, volontario di tutte le associazioni umanitarie, ammanicate con la Mezzaluna Rossa, legato ai movimenti della guerriglia. Fin troppo legato. Il direttore del Sismi, Nicolò Pollar!, nell'ultima audizione a porte chiuse hi Parlamento, l'ha definito un «agente» di al Sadr. Ghareeb si danna l'anima per organizzare convogli di aiuti sanitari per Nqaf, la città sciita assediata dal marines. Grazie alle volontarie di «Un ponte ner...» partono camion carichi di acqua potabile. Ma Ghareeb spinge anche Baldoni, che non aveva certo bisogno cu sollecitazioni, a organizzare qualcosa. Messi insieme, i due diventano di un entusiasmo esplosivo e contagioso. Coinvolgono talmente il responsabile della Croce Rossa che alla fine quello disattende agli ordini di Roma e va con un convoglio fino a Nqjaf. Li, sulla strada del ritorno, la tragedia. «Simona era rimasta molto colpita dalla morte di Baldoni. Lo conosceva molto bene e non riusciva a capacitarsi che a una persona straordinaria come lui fosse accaduto quello che sappiamo», ha raccontato la signora Torretta. Tanto colpita, Simona, da pensare per un attimo di rientrare in Italia. Il fatto 6 che le volontarie di «Un ponte per...» erano rimaste dolorosamente ferite dalla morte di Ghareeb, ohe ai loro occhi era una garanzia di sicurezza. [fra. gii.] Un filo sottile lega il giornalista milanese alle due Simone-^ Ghareeb, l'autista e interprete, èra di casa nel loro ufficio Enzo Baldoni in Iraq, pochi giorni prima del sequestro che gli è costato la vita