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In quell' «Amore ritrovato» più nostalgia che amarezza FUORI CONCORSO, DAL ROMANZO DI CASSOLA In quell' «Amore ritrovato» più nostalgia che amarezza VENEZIA L' AMORE ritrovato» di Carlo Mazzacurati, presentato fuori concorso, tratto dal romanzo di Carlo Cassola «Una relazione» (editore Einaudi), non è un film riuscito, ma ha alcune caratteristiche interessanti. Nel racconto che dura meno di dieci anni, dal 1936 al 1945, l'amore non è (come di solito nei film) un episodio bruciante, un'accensione repentina vissuta con passione e poi archiviata e dimenticata, ma un legame che può durare e rinnovarsi, avere pause e riprendere, cominciare come un innamoramento e diventare quasi una parentela, variare a seconda delle circostanze esteme: e questa è una visione tanto vera quanto rara. La ricostruzione d'epoca è un altro pregio del film (fotografìa di Luca Bigazzi, scenografìe di Giancarlo Basili, costumi di Gianna Gissi). Capita sem¬ pre più spesso di veder ricreare il passato secondo scarsi stereotipi, simili e sciatti: ne «L'amore ritrovato» quei lontani anni della Storia italiana vengono evocati con una esattezza e attenzione che non ricorre tanto ai vestiti o agli arredi, quanto al paesaggio, alle case e agli edifìci, ai villini, alla Natura, alle facce distese e un poco ferme, alla pacatezza dei gesti. Il ritmo del fìlm, infine, è speciale, somigliante a certo cinema orientale: non contemplativo ma calmo, non frettoloso ma in cerca di autenticità, come il fluire della vita. Alla fine, la riflessione comporta più nostalgia che amarezza: «Tu sei una donna straordinaria, e sei stata mia... Eravamo così felici. Maria». Gli interpreti, bravi attori, stavolta non danno un gran contributo al fìlm, anzi: Maya Sansa è ripetitiva, Stefano Accorsi inerte. Marco Messeri eccessivamente macchiettistico. [L t.]