Le dimore dei principi e dei re sabaudi

Le dimore dei principi e dei re sabaudi UN «ASSAGGIO» DAL PRIMO VOLUME Le dimore dei principi e dei re sabaudi Ricchezze del passato diventate patrimonio dei cittadini Una guida, ma non solo. Un saggio storico, ma illustrato e ricco di consigli pratici. E' questa la natura dell'opera, come dimostrano questi estratti tratti dal primo volume della collana. Palazzo Madama Un simbolo per Tonno Diverse le ragioni per cui si potrebbe eleggere Palazzo Madama a monumento simbolo della storia di Torino. Primo: il sito su cui sorge. Secondo: i numerosi usi a cui è stato adibito nel corso dei secoli. Terzo: le continue modifiche, ancora visibili, subite a livello architettonico. E, ancora, esso rappresenta imo dei capolavori del barocco piemontese, opera del grande architetto messinese Filippo Juvarra, attivo alla corte dei Savoia dall? 14 alI735. Prima porta romana, quindi fortezza medievale e residenza dei duchi di Savoia, poi, ancora, negli anni del Risorgimento, sede del Senato subalpino e italiano. Oggi ospita il Museo civico di Arte antica, una ricchissima colleziono di oggetti sulla storia di Torino e del Piemonte». Tutto questo in un unico palazzo che, neanche a volerlo, sorge proprio nel centro della Torino storica, laddove, nel I secolo a.C, Giulio Cesare fondò l'accampamento militare attorno cui si sarebbe poi sviluppata Augusta Taurinorum. Palazzo Madama è davvero a un passo da tutto. Si trova nella centralissima Piazza Castello, la piazza dei portici, degli edifici di governo, dei momunenti storici e dei negozi, che deve il suo aspetto attuale al progetto cinquecentesco dell'architetto umbro AscanioVitozzi, chiamato a corte da Carlo Emanuele I. La posizione della piazza è davvero strategica. Da qui partono le vie centrali di Torino: via Po, esempio tra i più riusciti di sistemazione urbanistica seicentesca, via Pietro Micca e via Roma, fiancheggiata da negozi di vecchia data che si accostano ad altri più recenti, e via Garibaldi, una delle strade pedonali urbane più lunghe d'Europa. Il castello del Valentino tra storia e leggenda La leggenda vuole che all'origine del nome «Valentino» ci sia una dama, una certa Valentina Balbiano di Chiari, che per coni¬ piacere il marito Renato Birago, presidente del tribunale francese durante l'occupazione delle truppe di Francesco I, che ama la vita in riva al fiume, fa porre la prima pietra del castello. In realtà il termine Valentino esprime nella sua etimologia i caratteri orografici del luogo. L'edificio viene realizzato e ristrutturato in più fasi a partire dalla seconda metà del Cinquecento 1577-78,1590-91-trasformando radicalmente la poco più che modesta villa di campagna acquistata da Emanuele Filiberto nel 1564 da Renato Birago. Il Valentino venne poi donato nel 1620 da Carlo Emanuele I alla giovane sposa di suo figlio Vittorio Amedeo, la quattordicenne Maria Cristina di Francia. il mistero svelato delia Villa della Regina Guardando la collina torinese e lasciando vagare lo sguardo su, oltre la Gran Madre, si impone il lungo viale alberato che con¬ duce all'edificio, centrale rispetto all'anfiteatro in parte naturale e in parte volutamente studiato che lo circonda: lo splendido Compendio di Villa della Regina - attualmente in fase di restauro - è una terrazza affacciata sulla città sottostante, che il decennale restauro in corso ci sta restituendo. Il complesso, esito della progettazione congiunta della Villa e del giardino, secondo il gusto romano, presenta uno scenografico teatro d'acque pensato e realizzato da grandi nomi dell'architettura e dell'arte italiana del Seicento e del Settecento. Solitaria e misteriosa Tra le residenze della Corona di dehzie che circonda Torino, Villa della Regina, insième con la Vigna di Madama Reale (oggi Villa Abegg), sta ad indicarci l'espansione in direzione della l collina della prestigiosa scenografia urbana, voluta ai fini della celebrazione dinastica: l'ambiente naturale che la circonda le conferisce un solenne isolamento. Nasce nel Seicento, allorché la collina torinese inizia ad ospitare numerose «vigne», le residenze di campagna dell'aristocrazia cittadina, sedi di incontri culturali e letterari ma anche di attività agricole. A volerla è il cardinale-principe Maurizio di Savoia, protagonista delle vicende politiche sabaude ai tempi di Cristina di Francia, che proprio qui fonda l'Accademia dei «Solìnghi o Solitari», ancora ricordata nel nome da un Padiglione nei giardini. Villa della Regina costituisce per i torinesi in particolare un luogo sottratto all'abbandono, una costruzione che si vedeva o solo si immaginava a seconda delle stagioni, attraverso una vegetazione fitta che, a partire dal secondo dopoguerra, annullava la forma complessiva dell'edificio e dei giardini dell'impianto originario. Una storia affascinante di giovani nobildonne, grandi architetti, pittori straordinari e ville di campagna inglobate dalla città in crescita La «Villa della Regina» sarà presto restituita alla città dopo un lungo restauro li «Ritratto d'uomo» di Antonello da Messina, al museo di Palazzo Madama d^iuk U ww ir di Tmìmo,, p^wo 4 ji-ii^lx-r i (-ott n-^ htKti wa «ì faaM ii tede'* t ^wnr^l* wmpap* CUfnclt». 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Luoghi citati: Europa, Piemonte, Torino