DONNE e ISLAM Conflitto sotto il velo

DONNE e ISLAM Conflitto sotto il velo IL SEQUIESTRO DELLE DUE ITALIANE SEGNA UNA SVOLTA NELLA CULTURA MUSULMANA DONNE e ISLAM Conflitto sotto il velo JASUS». Spie. La rivendicazione online del gruppo Ansar El Zawahri non mostra pietà per le «due Simone», sequestrate martedì pomeriggio a Baghdad. Spie occidentah. Pericolose, benché donne. Come verranno trattate? I genitori palpitano in ansia, gli accademici consultano le Scritture cercando una risposta nel Profeta Maometto. «Le pacifiste di "Un ponte per.." sono tali e quah agli uomini per i terroristi. Forse peggio perché occidentah, una specie di prostitute», azzarda Massimiliano Hamza Boccohni, convertito all'Islam ne^ '96 e responsabile fino a pochi mesi fa della moschea di Napoli Zayd ibn Thabit. «Se questi criminaM fossero credenti come dicono, le ragazze sarebbero al sicuro», ribatte Asmae Dascian dell'Associazione donne musulmane d'Italia, citando i passi del Corano che sancisco¬ no la superiorità del maschio, ma anche il dovert.di proteggere le compagne, il versetto 228 della Sura della vacca e il 34 di quella delle donne. Le ipotesi sulla sorte delle volontarie italiane si dividono come lasocietà musulmana: mariti custodi della tradizione e mogli che forzano le mura domestiche, conservazione e spinta al rinnovamento. Secondo alcuni studiosi l'emergere della violenza religiosa, dai taleban ai nuovi jihadisti, sarebbe proprio il sintomo di un mondo in rapida trasformazione nel quale le donne, storiche vittime sacrificali, hanno il ruolo di protagoniste. Le cronache raccontano le vedove nere di Beslan e trascurano invece la rivoluzione in atto che suggerisce come l'Islam moderato, partner ambito dell'Occidente contro lo scontro delle civiltà, possa avere i lineamenti dehcati e i muscoli guizzanti delle atlete in gara ai Giochi di Atene. Danah Al Nasrallah, la kuwaitiana più veloce sui 100 metri. Sanaa Bkheet, della striscia di Gaza. L'algeri- na -'Nottnà Benida, medagha d'aCbriìaidney nei 150®: metri. Velociste capaci di correre oltre i tempi. L'allungo più difficoltoso è in patriaj,eppure, l'allenamento comincia a rendere. L'Arabia Saudita che nega la patente alle automobiliste, finisce alla berlina nel libro di una di loro, Carmen bin Laden, ex moglie di Yeslam e cognata dello sceicco fondatore di Al Qaeda. «Il velo strappato», pubblicato da Piemme, apre una finestra sulla gabbia dorata del regno wahabita, dove le donne sono recluse sotto pesanti cappe nere ma nel privato del gineceo affilano l'intelligenza e tingono le labbra di rossetti vivaci. La polizia islamica, muttawa, usa picchiare le acquirenti all'uscita dei negozi di biancheria, rigorosamente gestiti da commessi maschi. Lo Yemen intanto, nomina la giornalista Amat Al Aleem Alsoswa ministro per i Diritti umani e in Marocco, dove la danza del ventre è ormai un business, re Mohammed VI adotta un Codice di famiglia che consacra l'eguaglianza dei sessi. L'Afghanistan di Karzai non siede ancora tra le democrazie, ma, nella capitale, la trentenne Saba indossa il velo sul kimono e apprende l'arte del karaté, in attesa di votare, cittadina per la prima volta, il prossimo 9 ottobre. Donne pericolose per i fondamentalisti dell'Islam. Co- ' me le trenta ragazze di Kabul ospiti un anno fa a Torino con un programma dell'Onu. L'organizzazione aveva predisposto una mediatrice di choc culturali per accompagnare il salto dal medioe¬ vo dei taleban alla città post moderna. Bastava guardare Latifa, Nasima, Bahia, impegnatissime tra una seduta dal parrucchiere per le meches e un appuntamento con la sociologa Chiara Saraceno, bombardata di domande sul divorzio in Italia, per capire cosa temono davvero i kamikaze deljihad. L'altra metà del mondo musulmano non brucia reggiseni in piazza come nei nostri anni '70, pena il carcere a vita. Combatte però, con analoga determinazione, nei tribunali, nelle universi- tà, nelle organizzazioni tipo «Un ponte per...» e «Intersos», dove insieme a Simona Pari e Simona Torretta lavorava Mhanaz, l'irachena rapita con le volontarie italiane, primi ostaggi donna della seconda guerra del Golfo dopo la giapponese Nahoko Takato, rilasciata in una settimana. L'emancipazione femminile è parte importante nella degenerazione dei costumi occidentali che il fanatismo misogino dei mullah contrasta con la spada e con ì'ijtihad, l'interpretazione del Corano. L'Europa e gli Stati Uniti farebbero bene ad ascoltare la voce femminile dell'Islam. Forse perché forzate nell'invisibilità, le musulmane incalzano, devote al proprio credo eppure, senza contraddizione, bramose di libertà. Due giovani studiose, Irshad Manjì e Asma Gulf Hasan, denunciano nei loro saggi («The trouble with Islam» e «Why I am a muslim») il rischio di soffocarne la spìnta tra l'integralismo della fede e quello della ragione. L'esempio è il contestato divieto del governo francese d'indossare a scuola l'hijab, il foulard. Un fumetto della cartoonist iraniana Marjane Satrapi intitolato «Doppia punizione» mostra una ragazza dalla chioma fluente additata dai parenti come sgualdrina. Nella striscia successiva la stessa giovane, emigrata in Europa, indossa il velo e viene derisa dai compagni, «fondamentalista, fanatica». L'Iran del presidente riformatore Khatami rappresenta, forse più di altri Paesi islamici, questo mondo vicino all'implosione. La segregazione muove il romanzo di Azar Nafisi «Leggere Lolita a Theran», dove il controllo dei guardiani della fede, guidati dall'ayatollah Khamenei, si traduce nell'umiliazione del corpo femminile, reale o fantasioso come nel libro censurato di Nabokov. «Il racconto della Nafisi si ferma al 1997, ora le mie coimazionah girano con pantaloni alla pescatora e soprabiti stretch», spiega l'iraniana Farian Sabahi, autrice della «Storia dell'Iran». Sono fighe della delusione rivoluzionaria seguita alla dittatura di Khomeini, eredi del premio Nobel Shirin Ebadi, che ha pagato con la galera l'infatuazione per l'Islam politico. Donne minacciose per i custodi della dottrina rigorosa. Continua la Sabahi: «E' cambiato il ruolo dei sessi e le interpretazioni del Corano si sono adeguate. Se le donne studiano, vestono la divisa militare, contribuiscono all'economia nazionale, diventano pericolose e il dovere di protezione del buon musulmano viene meno». Da alcuni mesi gli imam predicatori d'odio pronunciano fatwe che giustificano l'omicidio di donne e bambini, impensabile nel passato. I loro nemici pregano adesso per la vita di ostaggi che si chiamano Simona, Simona, Mhanaz. «Spie» occidentah e simbolo d'emancipazione come le compagne musulmane, chiamate a rispondere anche di questa eresia davanti ai loro sequestratori. Ne «Il velo strappato» l'ex cognata di BinLaden mette alla berlina l'Arabia Saudita che nega loro la patente e le costringe in pubblico sotto pesanti cappe nere senza accorgersi che in privato si truccano e affilano l'Intelligenza Secondo alcuni studiosi l'emergere della violenza religiosa dai taleban ai nuovi jihadisti sarebbe il sintomo di un mondo nel quale il sesso femminile diventa protagonista L'iraniana FarianSabahi «Con il ruolo dei sessi cambia l'interpretazione del Libro e decade il dovere di protezione» Nel versetto 228 della Sura della Vacca e nel 34 della Sura delle donne il Corano sancisce la superiorità del maschio ma anche il dovere di proteggere le sue compagne «Niente velo alle bambine» dice il cartello che la ragazzina porta in giro per Baghdad durante una recente manifestazione '|j8 La scrittrice iraniana Azar Nafisi Shlrin Ebadi, Nobel per la Pace 2003 l* Prima manifestazione a Kabul per i diritti delle donne dopo la caduta dei taleban