Esodo dei volontari ma l'attività continua

Esodo dei volontari ma l'attività continua LA PAURA Gli aerei sono strapieni. L'ambasciata di Berlino ha suggerito ai tedeschi di non partire adesso perché la via per l'aeroporto è diventata troppo pericolosa CHI RESTA AUMENTA IL LIVELLO DELLE PRECAUZIONI Esodo dei volontari ma l'attività continua «Un Ponte per...» e molte altre organizzazioni non governative hanno deciso di affidare il proseguimento dei progetti ai collaboratori locali Andrea di Robilant ROMA Molti operatori, umanitari hanno deci- so di lasciare Baghdad in seguito al rapimento di Simona Torretta e Simona Pari l'altro ieri, e i pochi che rimangono. 4- muovono,, molto poco,. hanno rafforzato le misure di sicurezza e vivono ormai asserragliati in casa perpaura dell'escalation dei sequestri. ìSQìk daidiverse.settimaneBli operatori si sentivano più vulnerabili, ma il rapimento delle due ragazze italiane nel loro ufficio, in pieno centro - ha fatto crescere improvvisamente la paura nella piccola comunità intemazionale delle Ong che lavorano nella capitale irachena. «La maggior parte delle associazioni si prepara a lasciare l'Iraq», ha ammesso ieri mattina il coordinatore delle attività umanitarie Jean Dominique Bunel. «Diversi operatori umanita¬ ri stranieri sono già partiti stamane, altri dovrebbero seguirli nei prossimi giorni», sempre che trovino posto sugli aerei già strapieni. Ma parlare di una fuga sarebbe improprio, oltreché ingeneroso verso chi è rimasto in queste settimane a ,. Baghdad in condizioni di glande peri-. colo. Anche perché alcune organizzazioni umanitarie - sono circa una cinquantina in Iraq -hanno invece i deciso di.restaré,o comunque dimandare avanti i loro programmi con ìl personale iracheno. E tra queste ci sono anche molte Ong italiane. «Dobbiamo continuare la nostra missione», dice Sergio Marelli,presidente della Focsiv, l'organismo che riunisce diverse associazioni umanitarie, «anche se occorre garantire la sicurezza dei nostri volontari rimasti in Iraq. Valuteremo caso per caso l'opportunità di una permanenza». Un ponte per..., l'associazione di cui fanno parte Simona Torretta e Simona Pari, non ha ancora deciso cosa fare. «Non è il momento, valuteremo le modalità di prosecuzione della nostra attività in Iraq solo quando questa vicenda sarà conclusa», spiega il presidente e fondatore, Fabio Alberti. «Dedderemo se restare anche con, personale itahano o solo con personale iracheno». Per ora, gli uffici a- Baghdad rimangono chiusi per proteggere il .personale iracheno..E in questo momento Un ponte per... non ha altri operatori italiani sul terreno oltre alle due ragazze rapite due giorni fa. Alberti aggiunge che oggi, a pochi passi dalla sede dell'associazione, nella piazza simbolo di Baghdad dove la statua di Saddam Hussein venne abbattuta dai soldati americani, si svolgerà una manifestazione di protesta contro il sequestro. A sfilare saranno le mamme dei circa duecento bambini della scuola di Jameela che hanno partecipato al summer camp organizzato dalle operatrici italiane in collaborazione con l'Unicef. A quanto pare la manifestazione è nata in maniera spontanea, su iniziativa delle madri. I dirigenti di Un ponte per... erano consapevoli del rischio che le due , .ragazze stavano, correndo rimanendo a Baghdad. «Più volte abbiamo preso in con siderazione là possibilità di e va -, cuare il nostro personale quando aver vamo motivo, dì, ritenere, che ci fosse una minaccia particolare», dice Alberti, il quale però aggiunge che nei giorni scorsi non c'era imo specifico allarme. «Sapevamo che c'erano strade sconsigliate, c'erano comportamenti da tenere, ma avevamo escluso di essere chiamati direttamente in causa. Non pensavamo di essere nel mirino». II sequestro di stranieri in Iraq non è certo una novità, ma le modalità del rapimento delle due operatrici italiane ha prodotto imo choc nella comunità delle organizzazioni umanitarie. E' stata un'operazione mirata e ben preparata. I miliziani avevano addirittura i nomi di chi cercavano. «Dicevano: "Tu, come ti chiami? E se il nome corrispondeva a quello sul foglietto lo portavano via», racconta Alberti. «E'questo nuovo modo.di agire che, costringe molti a partire», aggiunge Bunel. Nonostante i pericoli, Médecins sans frontières pare decisa a restare percontinuarela^sua assisten-i. za medica. E per ora resteranno anche gh operatori dell'associazione tedesca Help per operazioni di sminamento. «Ma ormai non lasciamo più la casa e teniamo un profilo molto basso», racconta Frank McAreavey. «Non possiamo andarcene perché il nostro lavoro è molto importante». E anche se volessero, l'ambasciata tedesca ha suggerito loro di non partire adesso perché la strada per l'aeroporto è diventata troppo pericolosa. Un momento della conferenza stampa delle Ong che si è svolta a Baghdad nella sede di «Un ponte per...» VOLONTARI E IMPRESE ITALIANE IN IRAQ v\ Nella zona del Kurdistan è presente Emergency, con un ospedale. Si occupa della cura e della riabilitazione dei feriti di guerra Kirkuk iftTikrit ni Suleimany^ì»' ti' W ASSIRI A Al Hadityah Ramadi « Samara uArRutbah ìV^'Ìbagd^I \. In questa zona sono attive diverse imprese italiane. In tutto C il Paese sono circa 35 i gruppi italiani presenti, ma molti agiscono solo con personale locale. Lavorano nei trasporti, energia elettrica, nella costruzione di strade e al recupero del patrimonio artistico Kerbala ìi Hillal* v Najaf» l Kut V- \ Diwaniyah j^» » tirate Nassiriya 0 Amara Bassora UmmQasjj A- 1 V.. À BAGHDAD Al centro delle attenzioni sin dall'inizio della guerra le strutture sanitarie; all'invio e distribuzione di farmaci hanno contribuito tutte le associazioni. Ora il lavoro è concentrato nel campo sociale PROVINCIA DI BASSORA È insieme a quella di Baghdad quella dove gli italiani sono più attivi: Intersos e Ics lavorano al recupero dei ragazzi di strada, Cesvi ha contribuito al recupero di diverse scuole LE ONG ITALIANE IN IRAQ! LE ATTIVITÀ' PRINCIPALI a EMERGENCY m ■Gertione dì am^dt^ollati ■Attività • ■JNIIRSOS i Gestione di infrastrutture educativa rivolta l'CS per lo più legate ad ai bambini i UN PÓNTE PER- esigenze idriche Emergenze. m^mmmm:1: -ssa^ "KST ■ cesvi ^rrTrmrrrr^^mma»^ ea,ut, ■AIFO ffl'f'fiwlfflrlW'ff alimentari di icosv^^^ KÌISIJÌbÌ! 09n, 9enere mQNQ ■kirkuk ■Baghdad ■bassora

Persone citate: Andrea Di Robilant, Fabio Alberti, Jean Dominique Bunel, Saddam Hussein, Sergio Marelli, Simona Pari, Simona Torretta