Stampaggio e settore chimico con lo spettro della recessione di Alessandro Ballesio
Stampaggio e settore chimico con lo spettro della recessione NELL'ALTO CANAVESE SI TEME UNA ULTERIORE PERDITA DI POSTI DI LAVORO Stampaggio e settore chimico con lo spettro della recessione Alessandro Ballesio Il trenta per cento dei dipendenti delle aziende meccaniche dell' Alto Canavese è coinvolto in procedure di cassa integrazione. In un anno e mezzo gb stabilimenti della valle Orco hanno perso qualcosa come 800 posti di lavoro. Sono i numeri più preoccupanti di una crisi, quella dell'industria, cbe alla riapertura dei canceUi delle fabbriche dopo le ferie estive si presenta in tutta la sua gravità anche in questo territorio. L'anabsi dei sindacati non lascia spazio a dubbi: «C'è ima sola cosa da fare: imprenditori, pobtici e rappresentanti dei lavoratori devono unire le forze, soltanto così si può trovare una soluzione per la ripresa. Altrimenti il declino sarà inarrestabile». Nell'occhio del ciclone non c'è soltanto l'industria meccanica, anche se chi è legato al settore dell'auto sta faticando a tenere il passo con la concorrenza estera e a gestire la delicata questione della mancanza di commesse, vedi la Ite a di'Sparone e la Eaton di Rivàrolo. «Penso allo stampaggio, si continua a lavorare, ma senza tenere conto degb investimenti per il futuro», dice Alfredo Gheba, storico, esponente della Cgil in alto Canavese. C'è un progetto, quello del «polo dello stampaggio» di Favria e Busano, per cui gb stessi sindacati esprimono più di una riserva. «Doveva essere il futuro di questo settore, invece mancano le richieste», osserva Gheba. «Se si offre soltanto un'area di insediamento ma non si garantisce una maggiore visibibtà delle società, non si risolve nessun problema», sottolinea Vito Bianchino, della Firn Cisl. In valle Orco, intanto, sono alle prese con un periodo di recessione senza precedenti: c'è il settore chimico con la Mvo di Sparone e la Liri di Pont «che riprendono con mille dubbi sul loro futuro, la recessione non ba risparmiato nemmeno loro», come osservano i sindacati, ci sono le due aziende meccaniche di punta, la Sandretto di Pont e la stessa Itca, che escono da una stagione di contratti di sobdarietà e accordi sulla cassa integrazione straordinaria. Più di 300 posti di lavoro in discussione, la domanda è: i dipendenti cosa si devono aspettare? «Per chi lavora nel settore automobibstico, uno dei problemi principab è quello dei costi eccessivi dell'acciaio. Ma qui la crisi è portata da tutta una serie di fattori, e il risultato può essere disastroso», osserva Bianchino. Mancanza di bquidità, difficoltà degb imprenditori a rinnovarsi e a confrontarsi. Tutto questo porta ad effetti negativi sulla gestione delle aziende. E' d'accordo anche Ghella: non nasconde «cbe per la prima volta dopo tanti anni c'è davvero da preoccuparsi per chi lavora neU'indotto deb'auto». Come uscirne? «Gb imprenditori sono sob, in competizione tra loro e senza l'adeguato appoggio dei pobtici. Invece i problemi vanno risolti consorziandosi». Il messaggio che arriva da Gigi e Cisl è chiaro. Per fortuna non mancano gb esempi positivi: «Si tratta di piccole e medie imprese cbe stanno guardando all'estero e sono capaci df - investire nel modo giusto: la Berco, la Omp e la Hot RoU di Busano, la Facem, la Bersano Carlo e la Val Michele di Forno, tanto per citarne alcune». Alfredo Ghella Vito Bianchino
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