Visconti nel paese degli arcobaleni

Visconti nel paese degli arcobaleni A TORINO UNA MOSTRA FOTOGRAFICA SUI SOPRALLUOGHI DEL REGISTA IN LUCANIA Visconti nel paese degli arcobaleni Rocco Molitemi TORINO ROCCO e i suoi fratelli, uno dei film più belli e famosi di Luchino Visconti, avrebbe dovuto avere, nelle intenzioni del regista, un prologo ambientato in Lucania, la terra da cui approda a Milano Rosaria Parondi, con i suoi cinque fìgh. Per questo Visconti, che tra l'altro in quel lembo di Sud aveva un latifondo, decise di compiere un sopralluogo nei paesi deha Basilicata, nell'inverno tra il '59 e il '60. Ci arrivò con una pattuglia di collaboratori (tra cui lo scenografo Mario Garbuglia, il costumista Piero Tosi, il fotografo Paul Ronald e sua moghe Huguette) e visitò borghi arroccati sulle colhne, fatti cu tufo, strade strette e donne vestite ancora in costumi antichi (le «pacchiane»). Si fermò a Miglionico, guardò i calanchi di Pisticci, entrò nella case ormd quasi del tutto vuote nei Sassi di Majera, con le corone di pomodori o di peperoni stese a seccare, le cassapanche, i muri scrostati, gh alti letti, i crocifissi e le immancabili immagini di San Rocco alle pareti. E rimase affascinato dal «paese degh ulivi, del mal di luna, degh arcobaleni» (così il protagonista descrive d suoi fratelli la Lucania nel film). Di quel sopralluogo, per il prologo mai realizzato, si era persa traccia. È stata Teresa Megale, docente di Storia dello spettacolo all'Università di Firenze (nonché lucana di Castelsaraceno), a ritrovare fortunosamente nel fondo Visconti depositato all'Istituto Gramsci di Roma oltre duecento fotografie che testimoniavano del viaggio in Lucania del regista. Oggi cento di queste immagini approdano al Museo del Cinema di Torino per la mostra «Visconti in Basilicata» che rimarrà aperta fino al 3 ottobre. «Le fotografìe scattate in Lucania - spiega la Megale oltre a documentare una delicata fase di lavoro preparatorio per il film, rivelano anche un approccio inedito dell'aristocratico regista nei confronti del Meridione. Da milanese oggetto di osservadone come possibile modello alternativo per gh immigrati dal Sud, si mutò in osservatore attento del mondo che quegli stessi immigrati aveva generato. Un'esperienza culturalmente tanto audace quanto necessaria per riempire di contenuti un soggetto nato dallo spunto scarno di una madre con cinque fìgh che entrano in contatto con il mondo della boxe». I legami di Visconti con la Basilicata erano filtrati attraverso le conoscenze del suo amico e traduttore Gerardo Guerrieri, che era lui stesso lucano e con il quale aveva condiviso l'esordio della «Compagnia Italiana di prosa», all'Eliseo di Roma nel '46. D'ajtro canto la Lucania negh anni 50 aveva già esercitato un grande fascino su intellettuah e artisti non solo itahani. A scopri- re quel mondo contadino di ma- gie e povertà che Carlo Levi aveva raccontato in Cristo si è ./fermato aJEfcoZi erano stati antro- pologi come Emesto De Martino e fotografi come Henri Cartier- Bresson. Nel '53, poco prima che i Sassi di Matera fossero svuota- ti, Lattuada ci girò La Lupa, da Verga, e di quel set rimangono splendide immagini di Federico Patellani, grande fotografo non- che; nell'occasione, muto regista di Lattuada. Fior di documentaristi come Joris Ivens, andranno poco dopo a Ferrandina, e tra i •Sassi di Matera nel '62 Pasolini girerà Vam/eZo secondo Matteo. Luchino Visconti aMatera nel'59, quando pensava di girarvi un prologo al film fiocco e /suo/ frate///