«Nel nome di Dio, liberatele subito»

«Nel nome di Dio, liberatele subito» LE REAZIONI La notizia del sequestro si è diffusa mentre i rappresentanti delle varie fedi sfilavano dai rispettivi luoghi di preghiera verso il palco per la cerimonia finale della riunione SI CHIUDE L'INCONTRO ORGANIZZATO DALLA COMUNITÀ' DI SANT'EGIDIO «Nel nome di Dio, liberatele subito» Appello dai 400 leader di ogni religione riuniti a Milano Marco Tosatti inviato a MILANO L'incontro fra le religioni di Sant'Egidio aperto dall'orróre di Beslan si chiude nell'angoscia per le due ragazze itahane, e i loro collaboratori locah, sequestrati in Iraq. E si chiude anche con un appello a nome di tutti contro terrorismo e guerra; e con un messaggio drammatico di Giovanni Paolo n che rinnova il suo grido: «Mai più la guerra! Ne sono ancor più convinto oggi : mentre si riducono le forze del corpo, sento ancor più viva la forza della preghiera». H popolo eh Sant'Egidio era radunato davanti al Duomo di Milano, applaudendo gh oltre quattrocento leader religiosi che sfilavano, dai loro luoghi di preghiera, per giungere sul palco, quando si è sparsa la notizia del rapimento. Immediata la reazione dei quattro esponenti iracheni: sunniti, scuti e il vescovo cattoheo Warduni. «Nel nome di Dio clemente e misericordioso, a nome di tutti gh uomini di religione riuniti a Milano in occasione dell'incontro di dialogo tra religioni e civiltà per pregare per la pace, ci appelliamo ai sequestratori deUe due ragazze itahane che lavorano in un'organizzazione umanitaria e benefica chiamata "Un ponte per Baghdad", che opera per l'interesse deh' Iraq e degh iracheni, e dei due iracheni loro collaboratori. Chiediamo la loro liberazione immediata e senza condizioni». Mubammad Mahdi Al Khalisi, Jawal Al Khalisi, Mubammad Basbar Sharif e monsignor Shlemon Warduni chiedono la liberazione immediata e senza condizioni perché così «sarà onorato il nome dell'Iraq. Tali atti - conclude l'appello - danneggiano l'interesse dell'Iraq e servono solo ai nemici dell'Iraq e del popolo iracheno». Dal palco l'unico accenno è stato fatto dal cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha ricordato il sangue innocente dei bambini di Beslan, il silenzio spettrale di ogni terrorismo e guerra, e «l'angoscia dei sequestrati fra i quali ultime le due volontarie itahane rapite in Iraq». Subito dopo dal palco di fronte a migliaia di persone i leader di ogni religione affidano il loro messaggio: «Il nome di Dio è pace. E chi usa il nome santo di Dio per benedire la guerra e il terrorismo maledice anche la causa per cui combatte e si allontana da Dio - recita l'appello - Nessuna guerra è santa. Solo la pace è santa». Lo «spirito di Assisi» continua a marciare, e si fennerà l'anno prossimo a Lione, verso metà settembre, per un nuovo convegno; e ieri Sant'Egidio ha visto premiata la sua costanza con 1 assegnazione del Premio Balzan per la Pace e la fratellanza, il cui importo servirà ad attivare centri di cura per l'Aids in Africa. Il caso ha voluto che proprio ieri fosse una giornata terribile per il Medio Oriente in cui dal Mediterraneo al Golfo terrorismo e guerra hanno mietuto decine e decine di vittime, alla cieca. Il terroiismno «è diventata una minaccia per tutta l'umanità», ma nella lotta al terrorismo, dichiara il cardinaleWalter Kasper, «non si possono cancellare i diritti umani fondamentali e utilizzare lo strumento delle torture che sono contrarie alla dignità dell'uomo; non si può fare ima guerra preventiva che abolisca le regole della guerra giusta che valgono solamente come ultima ratio; non si possono compiere uccisioni mirate senza un giusto processo precedente. La barbarie del terrorismo non può fard tornare indietro rispetto alle conquiste dell'umanità civilizzata e farci risprofondare nella barbarie». E' un messaggio trasparente per i governi degh Stati Uniti e di Israele; ma il responsabile del dialogo religioso stigmatizza anche certi silenzi e certe ambiguità: ((Le religioni - afferma devono strappare la maschera religiosa dalla faccia dei terroristi per smascherarli e mostrarli per quello che sono veramente. cioè nichilisti che disprezzano tutti i valori e gh ideali dell'umanità». Il cardinale tedesco ha poi prestato la sua voce al Pontefice, per leggere dal palco un messaggio che è un'appassionata, profetica conferma di un «no» alla guerra che la debolezza fiisca non attenua. «Fra alcuni giomi ricorderemo quel terribile li settembre - ha scritto Giovanni Paolo n - che portò la morte nel cuore degh Stati Uniti. Sono ormai passati tre anni e da quel giomo, purtroppo, il terrorismo sembra aumentare le sue minacce di distruzione». Bisogna combatterlo, ma anche e soprattutto «sradicare quanto può favorire l'affermarsi di questa deriva del terrore: la miseria, la disperazione e il vuoto dei cuori». E la guerra non è una soluzione: «La guerra spalanca le porte all'abisso del male. Con la guerra tutto diventa possibile, anche quello che non ha logica alcuna. La guerra è una sconfitta della ragione, e dell'umanità». Gli esponenti sunniti e sciiti e il vescovo cattolico di Baghdad: «Quelle due ragazze lavoravano per un gruppo che opera nell'interesse del nostro Paese» Il messaggio finale dell'assemblea «Il nome di Dio è pace, chi lo usa per benedire la guerra e il terrorismo maledice anche la CaUSa per CUi fotta» Il cardinale Kasper legge ai partecipanti le parole del Papa a tre anni dall'Undici settembre «Purtroppo il terrore sembra aumentare le sue minacce di distruzione» «Bisogna sradicare quanto può favorire l'affermarsi di questa deriva» Jawad al Khalisi, del Congresso iracheno per la rifondazione UnmomentodelforumsureligioniecultureorganizzatodallaComunitàdiSant'Egidio

Persone citate: Al Khalisi, Dionigi Tettamanzi, Giovanni Paolo, Jawad Al Khalisi, Mahdi Al Khalisi, Marco Tosatti, Shlemon Warduni, Warduni