Arriva l'Alta Velocità vìa il cippo partigiano di Roberto Pavanello
Arriva l'Alta Velocità vìa il cippo partigiano TRASLOCA LA LAPIDE DEI SEI IMPICCATI A SETTIMO Arriva l'Alta Velocità vìa il cippo partigiano 1 , ' Roberto Pavanello Il progresso dà, il progresso toghe. Per costruire bisogna prima distruggere, con buona pace della storia. Succede con il progetto dell'Alta Velocità che sta mutando l'aspetto di molte città. Sta accadendo a Settimo Torinese, dove è stato abbattuto un ponte che non aveva solo il compito di portare dall'altra parte, ma anche di condurre indietro, nel passato, al tempo della seconda guerra mondiale. L'S agosto del 1944, infatti a quel ponte, che da via Leinì conduceva verso la Cebrosa, furono impiccati per mano dei soldati tedeschi 6 ragazzi. La tragedia era ricordata da una lapide che non c'è più, così come non c'è più il ponte. Ma questa non è una storia senza heto fine perché, questa volta, il progresso ha dato: «Dobbiamo ringraziare l'ex sindaco di Settimo Giovanni Ossola e gh ingegneri dell'Alta Velocità che ci hanno aiutato a ricostruire il monumento ai caduti - dice Piero Ferrerò, 71 anni, presidente dell'Anpì di Settimo -, finanziando il progetto che abbiamo affidato all'artista Giovanni Bianco». Inaugurato lo scorso 25 aprile, il monumento, intitolato a Guerrino Nicoli e costruito in via Ceresole, ad un centinaio dì metri dal luogo in cui c'era il ponte, ricorda proprio la forma di quest'ultimo.. Un disegno stihzzato richiama, invece, la fotografia originale che vedeva i sei corpi pendere sotto il ponte; accanto un'iscrizione riporta tre dei sei morti: Luciano Bertolino, 19 anni di Cuorgnè, Bruno Barone, 21 anni di San Giorgio, e Spirito Dama Lelio, 20 anni di Candele. «Purtroppo non siamo riusciti a scoprire l'identità degli altri tre - spiega Ferrerò -, anzi se ci fosse qualcuno, magari un parente, in grado di dirci i nomi, saremmo ben febei di aggiungerli». I sei ragazzi furono impiccati come rappresaglia per l'attentato partigiano alla caserma nazifascista di Chivasso. I loro corpi vennero lasciati penzolare dal ponte per tutto il giorno, fin quando, alla sera, alcune donne chiesero il permesso di tirarli giù. Lo stesso Ferrerò ebbe un fratello ucciso dai nazisti a 17 anni a Paletto, Angelo: a lui è dedicata la sezione Anpi di San Benigno, perciò l'ex partigiano cura il monumento di Settimo. «Ci ha fatto molto piacere che l'Alta Velocità abbia subito raccolto il nostro invito a conservare la memoria. Ricordo il giorno in cui il ponte e il monumento sono stati abbattuti e non è stato un bel momento. Però almeno nella nuova posizione non dobbiamo più chiedere l'autorizzazione alla Società Autostrade per la fiaccolata del 25 aprile, come invece dovevamo fare prima». Non è comunque la prima volta che la memoria di questo fatto deve fare i conti con le ruspe: dieci anni fa, il ponte, ora abbattuto, era stato costruito al posto di quello che i settìmesì chiamavano «ponte vecchio» e «che era proprio quello al quale furono impiccati quei poveracci dice Ferrerò -, in quell'occasione togliemmo la grossa e pesante lapide originale. L'affidai al mio amico ed ex partigiano Paolo Sosso che, purtroppo, qualche tempo fa, è venuto a mancare. Non sono più riuscito a ritrovare la lapide, perciò, se qualcuno è in grado di aiutarmi, potremmo metterla sotto il nuovo monumento». V :. .y;;;-.;^;; I partigiani impiccati al cavalcavia della To-Milano nell'agosto 1944
Persone citate: Bruno Barone, Giovanni Bianco, Giovanni Ossola, Guerrino Nicoli, Luciano Bertolino, Paletto, Paolo Sosso, Piero Ferrerò, Spirito Dama Lelio
Luoghi citati: Chivasso, Cuorgnè, Milano, Settimo Torinese
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