La lite tra Parigi e Baghdad ha favorito le bande irachene

La lite tra Parigi e Baghdad ha favorito le bande irachene DELUSiONE E RISENTIMENTO DOPO LA LIBERAZIONE ANNUNCIATA E MANCATA La lite tra Parigi e Baghdad ha favorito le bande irachene Il premier Allawi ha lanciato un'operazione militare nell'area in cui si pensava fossero trattenuti i due giornalisti sequestrati retroscena Cesare Martinétti corrispondente da PARIGI LA sera di giovedì 2 settembre Bernard Bajolet, ambasciatore francese a Baghdad, riceve il messaggio di un interlocutore arabo «affidabile» che gh assicura di aver pranzato con Georges Malbrunot e Christian Chesnot. Malgrado l'uomo non dia alcuna prova concreta di quel che dice, l'ambasciatore trasmette l'informazione al Quai d'Orsay e nel giro di pochi minuti la notizia è pubblica: «Sono vivi, in buona salute e vengono trattati bene». Formula che nel codice diplomatico significa: sono stati ceduti dalla banda del feroce Esercito islamico per l'Iraq (gh assassini di Ezo Baldoni) e un gruppo di intermediari. E' sera. I telegiornali francesi fibrillano di un'emozione a malapena trattenuta. H ministro dell'Interno Dominique de Villepin è ospite sul tg di France2, sorride, si sforza d'essere prudente, ma si capisce che è li' per dare una notizia. Che non arriva. Due ore più tardi, dal suo ufficio di Matignon, il primo ministro Jean-Pierre Raffarin invita con un comuflicato stampa un po' stravagante (non ha altri mezzi per parlare ai suoi ministri?) i membri del govemo alla «più grande prudenza». A Doha, nel Qatar, il ministro degli Esteri Michel Bamier aveva appena dato un'intervista - la prima - ad Al Jazeera e per la prima volta nella sua storia la televisione famosa per aver trasmesso tutti i messaggi di Bin Laden aveva fatto un appello pubblico per la liberazione dei due francesi. Sulla pista dell'aeroporto di Baghdad un Falcon dei servizi segreti francesi aspettava i due illustri passeggeri. Niente. L'aereo è sempre là ma di Georges Malbrunot inviato del Figaro e Christian Chesnot reporter di Radio France Internationale, nessuna notizia. I due sono persi nel verminaio iracheno nel quale le piste e i «reseaux» che i francesi hanno battuto e innescato nel corso della più gigantesca offensiva diplomatica die si ricordi in questi ultimi anni si sono perse e imbrogliate. L'ottimismo del 2 settembre è svanito, solo l'incredibile compattezza nazionale di cui la Francia ha dato prova in questa circostanza ha trattenuto le polemiche verso quella che è parsa a tutti ima gaffe governativa. Ha rivelato un giornalista: «Ci hanno persin fatto credere che Geoi"ges e Christian erano già su un taxi che li stava conducendo all'aeroporto di Baghdad...» Cos'è successo? Innanzittutto ima grande questione politica: il govemo provvisorio di Baghdad, sostenuto dall'Onu (e dunque anche dalla Francia) ma di sostanzialmente emanazione americana, s'è messo di mezzo. Il primo ministro lyadAllawy in un'intervista a Le Monde ha duramente attaccato la Francia e il giorno dopo il suo giornale che si stampa in Iraq se l'è presa direttamente con Jacques Chirac. L'accusa è di non aver partecipato alla guerra d'Iraq a cui Allawy ha fatto seguire la previsione che «attentati si produrranno a Parigi, Nizza o Cannes» e che il rapimento dei due giornalisti francesi era la prova evidente che la Francia non poteva considerarsi risparmiata dal terrorismo e doveva impegnarsi a fianco della coalizione: «La neutralità non è più possibile». Prima conseguenza della guerriglia diplomatica il presidente provvisorio dell'Iraq Ghazi al-Yaouar ha annullato la visita a Parigi prevista il 7 settembre. La Francia, facendo leva sul «no alla guerra» sostenuto all' Onu, aveva intanto raccolto un incredibile sostegno in tutto il mondo arabo, non solo da goverm ma anche da movimenti, compresi quelli armati come gh Hezbollah libanesi, Hamas e la Jihad islamica palestinese che hanno avuto rapporti con la «resistenza» irachena. Anche i Fratelli musulmani hanno fatto il loro appello per la liberazione degli ostaggi francesi, loro che hanno sostenuto Motqada al-Sadr, l'imam sciita ribelle di Madjaf, che ha resistito agh americani e al nuovo esercito iracheno prima di cedere all'autorità religiosa di AlSistani. Sadr era ricercato dagli americani e anche lui ha fatto la sua preghièra e il suo proclama per la liberazione dei due francesi. Insomma se quella sera di giovedì 2 settembre Georges Malbrunot e Christan Chesnot fossero davvero riusciti a salire sul Falcon che li doveva riportare a Parigi, l'operazione sarebbe stata un trionfo della diplomazia france¬ se detta «del turbante» e uno scacco per il nuovo govemo provvisorio iracheno (e quindi per gh americani). E così la Guardia irachena fin da quella sera ha lanciato un'operazione antiterrorismo nella zona di Latifija (tra Baghdad e Nadjaf, esattamente dove sono prigionieri i due francesi) che ha reso difficili i movimenti. E' probabile che Allawy volesse arrivare prima con i suoi uomini nel covo dell'Esercito islamico e liberare i francesi in modo da legittimare il suo stesso govemo. E in Ogni caso era nel suo interesse ritardare al massimo la loro liberazione, contrattare un guadagno pohtico, alimentare il verminaio nel quale Georges Malbrunot e Christian Chesnot sono ora immersi fino al collo. Il governo rimprovera aChiracdiaverfatto una bandiera della mancata partecipazione alla guerra. Così le forze di sicurezza hanno «disturbato» i rapitori eia vicenda è tornata a complicarsi con l'entrata in scena di nuovi banditi lètei^W^11^ uu.miv OH Una manifestazione a Parigi perla liberazione dei due giornalisti