SINDROME DI FINE LEGISLATURA di Ferruccio De Bortoli

SINDROME DI FINE LEGISLATURA SINDROME DI FINE LEGISLATURA Ferruccio de Bortoli TUTTO ciò che è bipartisan è positivo? Non sempre. Un esempio lo si può avere nel curioso atteggiamento simmetrico di maggioranza e opposizione alla ripresa autunnale. H governo appare consapevole che non potrà permettersi, nei due anni scarsi che mancano alla fine della legislatura, grandi colpi d'ala. La spinta liberale che aveva nel 2001 è pressoché spenta; gh affari domestici (del premier) sono sbrigati; le preoccupazioni per l'equilibro della coalizione e laperdita di consensi prevalgono sulla residua voglia d'innovare. Alcuni ministri e lo stesso premier, al workshop Ambrosetti di Cemobbio, si sono lamentati che gli obiettivi raggiunti non siano sempre all'altezza degli sforzi. Davanti a manager e imprenditori che sanno benissimo come impegnarsi non basti a chiudere un buon bilancio. Le linee della Finanziaria di Siniscalco riflettono, nel maggiore realismo del quadro economico, lo stato d'animo di una coalizione che si è appena ripresa dalle liti di luglio: disillusione e prudenza. Indicatore di questi sentimenti: i miliardi destinati alla riduzione delle tasse, in continua discesa. L'opposizione di un Paese normale dovrebbe prepararsi al possibile cambio con una proposta chiara. E l'atteggiamento responsabile di chi sa che i costi delle scelte sbaghate dell'avversario ricadono poi su chi ne raccoglierà il testimone. Il centrosinistra appare ingessato dalla stessa sindrome che paralizza l'esecutivo. La tattica prevale su tutto. Le idee o non ci sono o sono tenute timorosamente nel cassetto per non compromettere future alleanze. La sinistra antagonista e identitaria ha più voce di quella riformista; si diffonde la sensazione che rincorrere i voti del centro sia inutile se non dannoso. Primarie sì o no, il leader c'è ma non si sa come da Bologna andrà a Roma. Luigi Spaventa ha detto a Cernobbio che il Paese avrebbe bisogno «NON BASTANO LE«Gli interventi chsi rivelano spessoMario Monti A PA UONE INTENZIONI» embrano equi ontroproducenti» NA 29 per scuòtersi di una massiccia dose di liberalizzazioni: dall'energia al commercio, dalle professioni ammiverso di monopoh e privilegi. «Fate qualcosa di destra», ha chiesto al governo. Ma, per la verità, non è che su questi temi a sinistra vi sia un florilegio di proposte. Lo slogan morettiano potrebbe essere cambiato così. «Fate qualcosa». E basta. In un ideale sistema bipolare maggioranza e opposizione dovrebbero convergere aì centro e vincere con i voti moderati. Oggi accade curiosamente che convergano sì, ma verso a una sorta di «zona grigia» della politica: quella dei tatticismi e degli opportunismi. Nella prima Repubblica si defluiva con lo slogan «tirare a campare». In un mercato globale e con la moneta unica non è più possibile. Non si possono buttar via mesi e anni in una lunga campagna elettorale. Escluso il voto anticipato, proposto da D'Alema e respinto da Berlusconi, rimane solo la speranza che governo e opposizione tornino a svolgere i propri ruoli. Primo test: quello del rinnovo del contratto del pubblico impiego. Un governo liberale dovrebbe avere il coraggio di affondare il bisturi in quella burocrazia che ritiene responsabile di molti suoi ritardi. I dipendenti pùbblici sono quattro milioni e mezzo e, come ha ricordato Renato Brunetta, formano un settore protetto dove l'SO per cento delle assunzioni avviene per sanatoria, la produttività è scarsa, la mobilità modesta. Se la burocraziafosse sul mercato sarebbe un'Alitalia moltiplicata per mille. Finirà solo con un aumento, magari superiore a quello di categorie private, come i metalmeccanici, esposte alla concorrenza? Un bel confronto fra residuo spirito liberale e crescente ansia da consensi. Ma l'opposizione non potrà, come ha fatto altre volte, trincerarsi dietro i sindacati. Abbia il coraggio di dire quello che farebbe se fosse una forza di governo. Perderà qualche consenso, ne guadagnerà il Paese, ammesso che conti ancora. «NON BASTANO LE BUONE INTENZIONI» «Gli interventi che sembrano equi si rivelano spesso controproducenti» Mario Monti A PAGINA 29

Persone citate: Ambrosetti, Berlusconi, D'alema, Di Fine, Luigi Spaventa, Mario Monti, Renato Brunetta, Siniscalco

Luoghi citati: Bologna, Cernobbio, Roma