Occhi puntati sulle mosse delle banche

Occhi puntati sulle mosse delle banche INDISCREZIONI E CONSIDERAZIONI PUBBLICHE SI FANNO SENTIRE ANCHE NELLE QUOTAZIONI DI PIAZZA AFFARI Occhi puntati sulle mosse delle banche Credito italiano in fermento in attesa del risiko europeo del 2005 Armando Zeni SARÀ forse per una questione di date, con quelle riunioni dei consigli e degli esecutivi delle grandi banche che si susseguono pochi giorni l'ima dall'altra, domani l'esecutivo del Sanpaolo-Imi, giovedì 9 il consiglio delle Generali che banca non sono ma sono pur sempre una delle maggiori istituzioni finanziarie italiane partecipate e azioniste di banche, lunedì 13 di nuovo il consiglio del Sanpaoio, il giorno dopo quello della Fondazione Crt, azionista di Unicredito, giovedì 16 quello di Mediobanca. Sarà cosi, visto che, numeri delle semestrali a parte (che cominceranno ad essere diffuse oggi con Intesa, poi toccherà a Capitalia, Mps, Antonveneta e via dicendo), da molti di questi consigli sono attese novità, qualche nome nuovo ai vertici, forse qualche decisione importante. Ma certo il clima d'attesa che in queste ultime settimane d'estate si è andato creando attomo ai destini e al futuro di alcuni istituti di credito made in Italy lascia, come dire, presagire un autunno caldo e più ancora un inverno torrido per le banche, qualcosa che assomiglia, almeno nei rumore, alla vigilia di un nuovo risiko che vedrebbe nuove alleanze e forse. Banca d'Italia permettendo, l'entrata in scena di nuovi protagonisti stranieri. C'è chi lo sussurra a mezza voce e chi, tra i banchieri, lo esorcizza ma l'anno del possibile nuovo giro di valzer potrebbe essere il prossimo, il 2005,1 anno nel quale a dar conto dei tanti piani di riorganizzazione che hanno trasformato, alla fine degli anni Novanta, il sistema creditizio tricolore con il boom della grandi aggregazioni che hanno portato alla nascita delle varie Intesa, Unicredito, Capitalia, Sanpaolo-Imi-Banco Napoli, Popolare Verona e Novara, Bpu.per dime alcune, ebbene il prossimo anno è un po' quello della resa dei conti nel senso vero del termine visto che i bilanci delle grandi banche dovranno finalmente rivelare i vantaggi (in termini di abbattimento di costi, di maggior produttività, di risparmi ma anche di miglior qualità dell'offerta e quindi di profitti) di queste aggregazioni. Soprattutto si comincerà a vedere se almeno al top il sistema bancario italiano è riuscito ad avvicinarsi ai margini (elevati) di redditività del sistema europeo, con un Roe superiore o quanto meno vicino al 2007o, oppure no. Ma c'è un altro spartiacque, finora sottovalutato, che adesso comincia a pesare: la possibilità o meno per le banche italiane di partecipare, e di farlo da protagoniste, ai processi di aggregazione tra istituti europei che già hanno visto muoversi giganti francesi, spagnoli, olandesi. A riportare il tema al centro dell'attenzione durante uno dei tanti meeting d'estate, non a caso, è stato uno dei banchieri che per esperienza (è stato ai vertici della Cariplo) e per i trascorsi politici nella Prima Repubblica (è stato ai vertici della Democrazia cristiana), Roberto Mazzetta, oggi presidente della Popolare di Milano, che ha messo il dito nella piaga auspicando l'ingresso di capitaU stranieri nel capitale delle banche. Il ragionamento di Mazzetta apparentemente non fa una grinza: «Ormai il mercato di riferimento del credito spiega - è l'Europa ed eventuali aggregazioni paneuropee che facciano crescere le banche italiane non possono essere frenate dal falso tabù della colonizzazione». C'è, insomma, da combattere il nanismo delle banche italiane che, giganti in casa, restano ben lontane dai vertici nelle classifiche di grandezza del credito europeo e intemazionale. Non solo. Non è mistero per nessuno che molti se non tutti gli istituti di credito italiani avrebbero bisogno di forti iniezioni di capitali, di importanti ricapitalizzazioni: finora l'ostacolo è stato aggirato o con operazioni di aggregazione o poco più. Ma in futuro? Per di più il sistema finanziario italiano è quello che è, orfano di grandi strumenti di liquidità come i fondi pensione, e per le banche, con le Fondazioni (ex azioniste di controllo) obbligate a smobilizzare, resta poco o nulla a meno che, insiste Mazzetta, «a meno che non si consenta l'ingresso nel capitale di stranieri». Fino a uno, due anni fa, l'eresia di Mazzetta sarebbe finita nel nulla per non dire di peggio, sommersa dai fischi degli uomini della Banca d'Italia custodi da sempre dell'italianità del settore e decisi a conservare il loro potere di placet per gli investimenti stranieri di quote superiori al IS1)*) in una banca tricolore. Questa volta non è stato così. Non solo da via Nazionale non sono arrivate strigliate solenni ma addirittura da uno dei maggior banchieri italiani, Alessandro Profumo di Unicredit, è arrivato un appoggio sostanziale alla proposta del presidente della Popolare di Milano. Per non parlare di un altro big, Corrado Passera di Intesa, che pur non ritenendo imminenti grandi operazioni di concentrazione, dà per possibili «alleanze» a livello europeo come peraltro, dice, conferma la sua Intesa che ha per azionista principale la francese Crédit Agricole. Coà, aspettando Utempo del superisiko bancario europeo, ecco che i riflettori si accendono nel Belpaese su una nuova tornata di alleanze che vedrebbe protagoniste banche come Capitalia, Antonveneta, Montepaschi, Bnl per non parlare del tormentone Sanpaolo-Unicredit che, incurante delle smentite a ripetizione, di tanto in tanto riemerge e riemerge adesso sulla scia delle vod di nuove new entry provenienza Mediobanca nel Lord della banca torinese. Ma, attenzione, anche in questo minirisiko - quando si dice il caso entrano in scena gli stranieri, quasi si trattasse di un piccolo anticipo della partita più grande da giocarsi in futuro. Prendete Antonveneta, la preda più ambita, banca ricca basata nel ricco Nordest il cui patto di sindacato scade il prossimo aprile (dal quale già si sa che usciranno molti piccoli soci decisi a monetizzare), ebbene in Antonveneta, forti di un 1207o abbondante di capitale, ci sono gli olandesi dell'Abn Amro, gli stessi olandesi che possiedono il O'ft di Capitalia e che, dice chi sa, potrebbero veramente chiudere il cerchio nella prospettiva di creare un forte polo bancario tra Banca di Roma, Popolare di Lodi e Antonveneta. Un altro gruppo bancario straniero che in Italia, non da oggi, vorrebbe contare di più è lo spagnolo Bbva che è riuscito nei mesi scorsi a blindare il proprio investimento in Bnl sottoscrivendo un patto di sindacato, forte del 28^0 della banca presieduta da Luigi Abete, con Diego Della Valle e le Generali. Ma Bm è un altro tassello del risiio italico in via di definizione: nel suo capitale si contano omai tre patti di sindacato o sedicenti tali, quello principale del 2896, quello guidato da Francesco Gaetano Caltagirone (e che comprende Giuseppe Statuto e Danilo Coppola) che ha promesso di raggiungere entro settembre il 20'K) e il terzo che vede muoversi in unità d'intenti Popolare di Vicenza e Montepaschi. Ora anche qui c'è chi prevede possibili saldature tra azionisti di Montepaschi (Caltagirone ma anche la Hopa del finanziere bresciano Emilio Gnutti), una banca il cui destino è tutto ancora da giocare (l'unica, per esempio, a non aver annunciato operazioni per diminuire il proprio peso in Mediobanca, come invece hanno fatto Unicredit e Capitalia) e azionisti (ancora Caltagirone) dell'altra "incompiuta", la Bnl, per un matrimonio Bnl-Montepaschi che ha, si dice, molti sponsor politici. Anche qui i giochi sono tutti da giocare se è vero che gli spagnoli di Bbva non intendono mollare e se è vero die le Generali, presenti in Bnl, hanno un chiodo isso: riprendersi il 50*ft di Bnl Vita che avevano dovuto cedere a Unipoi quattro anni fa su indicazioni dell'Antitrust, un obbiettivo che va a incastrarsi inevitabilmente nella partita Bnl-Mps visto che Unipd fa da tempo squadra con Mps e l'Hopa. Si allarga il fronte di chi vuole abbattere il tabù di una maggior apertura ai grandi gruppi stranieri Al centro dell'attenzione Capitalia, Caltagirone Montepaschi e soprattutto Bnl Rasbank: Intesa cresce più di tutti Secondo gli analisti di Rasbank, il primo semestre 2004 dovrebbe evidenziare, per il settore bancario, una crescita di 26,4 punti percentuali dell'utile netto accompagnata da un calo dei costi dell'I,50Zo e un buon andamento del margine di servivo (-l-2,50Zo). Gli esperti della banca d'affari ritengono che BPI ^270Zo) e Banca Intesa (4-8,60Zo) sono gli istituti che dovrebbero evidenziare le crescite migliori. Per Mps si stimano margini in flessione e costi in miglioramento. Capitalia; crescita dell'utile netto di ben 14 punti percentuali. Bnl; i costi dovrebbero evidenziare una flessione di 2,8 punti percentuali. Il rating è «Neutral», mantenere le posizioni, e il target price di 1,905 euro. Unicredito: Gli analisti di Rasbank fissano un rating «Buy», comprare, e un target price di 3,920 euro. IL LABIRINTO DELLE BANCHE ITALIANE 51,807o 'teenza—i Ca fondiaria 20Zo Monte dei Paschi MPS Foundation Unicredito Foundations ,,,:.ì:,:.:.r.:....... I 27,60Zo Unicredito 7,1 "/o Carimonte Holdings Regione Sicilia Fonte: Company Data, Merrill Lynch estimates Aviva 1,00Zo 1,00Zo SoclètèGènèr 3,3607o 2,1 "/o SAN 8,60Zo 3,00Zo Commerebank 1,90Zo Rneco .7,95»7o Mediobanca 9,307o 1,407o 13,907o Consortium Sanpaoio IMI 4 4 4 4 4 Foundation 2»7o 2,807o CDC 207o 207o r Mediolanum Fondazione Banco Sicilia 3,2307o 4407o 3-19070 Fondazione Schroedefs i,33yo Investment Mgmt 10,96o7o Banca di Roma Capitalia 1,5807o 44 4 6,1070 3,8'7o. 207q 6,007o KBC —I 110,007o Cariplo»? .^ .'.-.fi:- unii Intesa BC1 6,407o ' p^'iiC •v. 15,oy. 6,6107o 6,6107o 2,1307o 4,007o i//"**. ! Tòro LìbyanArab ForeignBank ABN AMRO Crédit Lyonnais 4,907o Carìparma