«Per stare tranquilli non basterà il Tfr»

«Per stare tranquilli non basterà il Tfr» IL CALCOLI DI IAMA SUI FONDI PENSIONE «Per stare tranquilli non basterà il Tfr» Anna Messia BASTERÀ versare il Tfr per garantirsi un futuro tranquillo? Dopo la riforma della previdenza, è questa la domanda, spontanea e legittima che corre tra 1 lavoratori. E la risposta non è delle più tranquillizzanti: non sempre, soprattutto se si sceglie un prodotto costoso o un piano che non riesce a raggiungere rendimenti brillanti. A fare qualche calcolo è stata lama, società di consulenza e ricerca, che ha ipotizzato un versamento annuo netto a favore di un fondo pensione aperto di 2.400 euro (pari a poco più di 387 mila delle vecchie lire ogni mese). Cifra che potrebbe coincidere con il Tfr annuo che viene corrisposto a un lavoratore che ha un reddito lordo, sempre an¬ nuo, di 35 mila euro, ovvero circa 23.500 euro netti (la liquidazione è pari al 6,90Zo dello stipendio in busta paga). Ebbene, con versamenti di questa entità in un fondo aperto, che si ripetessero per 30 anni, e ipotizzando un rendimento annuo dell'investimento pari al 50Zo lordo (nel 2003, con le Borse in recupero, questi prodotti hanno guadagnato in media il 5,70Zo), il lavoratore, al momento della pensione (65 anni), avrebbe accumulato un capitale di 111.066 euro (con un incremento di 39.066 euro). Trasformando il montante in rendita (secondo le tabelle di conversione dettate dalla Ragioneria dello Stato), l'assegno annuo sarebbe di 7.206 euro lordi, pari a circa 600 euro al mese, ai quali bisognerebbe appheare la tassazione secondo l'aliquota marginale del pensionato. Una cifra che non riuscirebbe a colmare lo scompenso tra l'ultimo stipendio percepito (che ipotizzando una crescita media della carriera sarebbe di 63.761 euro lordi) e la pensione pubblica (che, nel migliore dei casi, sarebbe pari a poco meno del 7007o dell'ultima busta paga), che si creerà per chi finirà di lavorare fra 30 anni. Per recuperare il divario servirebbero più di 19 mila euro ma, come nell'ipotesi, il fondo aperto garantisce solo I costi dei prointegrativi poessere elevatla liquidazionla differenzastipendio pe una rendita pari a 7.200 euro. «Le cose possono cambiare parecchio se, a parità di rendimento ipotizzato, si sottoscrive un fondo pensione che ha costi più contenuti», avverte Luca Omarini, che si occupa dello lama Monitor Pensioni. In effetti, il montante di 111.066 euro considerato in precedenza è il capitale medio che lama ha ottenuto analizzando i costi di sottoscrizione e di amministrazione di tutti i 69 fondi aperti venduti oggi in Italia. Ma il montante ottenuto dal prodotto più costoso sarebbe stato di 98.014 euro, mentre quello raggiunto dal fondo pensione più a buon mercato sarebbe stato di ben 130.698 euro. E anche la differenza tra le rendite sarebbe stata consistente: nel primo caso, il versamento annuo riconosciuto al pensionato sarebbe stato di 5.275 euro mentre, se si ipotizza di avere sottoscritto il fondo meno costoso, la rensalita a 9.391 euro, ima differenza pari a oltre il 3094. Anche nel migliore dei casi il lavoratore considerato nel!' esempio non sarebbe però riuscito a coprire lo scompenso di 19 mila euro che si creerà tra il suo ultimo stipendio e la pensione dell'Inps. Se volesse assicurarsi un futuro più agiato dovrebbe versare anche parte dei risparmi nelle casse del fondo (o del Fip) al quale ha deciso di aderire (la legge Maroni ha messo sullo stesso livello ai fini pensionistici fondi chiusi, aperti e Fip). Ma bisogna ricordare che il vantaggio fiscale che si ottiene quando si sottoscrivono prodotti pensionistici oggi prevede la deducibilità dei premi versati nei fondi pensione e nei Fip solo fino al 120Zo del reddito annuo e comunque con il limite di 5.164 euro (10 milioni delle vecchie lire). E poi si deve tenere presente che si tratta solo di «una tassazione differita», perché a scadenza i capitaM che prima sono stati oggetto di esenzione dovranno essere gravati dall'imposta marginale. Oltre al fatto che, dopo avere rinunciato al Tfr, destinare anche parte dei risparmi alla pensione non sarà certo una passeggiata. [Borsa&Finanza] dotti ssono e allora e non copre dita sarebbe con l'ultimo cepito I costi dei prodotti integrativi possono essere elevati e allora la liquidazione non copre la differenza con l'ultimo stipendio percepito QUANTO RENDONO I FONDI PENSIONE "ANNUO: 2.400 EURO )URATA DEI VERSAMENTI: 30 ANNI MONTANTE FINALE MEDIA MIN MAX 111.066,03 98.014,51 130.698,83 RENDIMENTO NOMINALE LORDO: S'/o UNEA D'INVESTIMENTO: AGGRESSIVA RENDITA MEDIA 7.206 9.391 QJ

Persone citate: Anna Messia, Luca Omarini, Maroni

Luoghi citati: Italia