Bush vola nei sondaggi, più 11 punti
Bush vola nei sondaggi, più 11 punti LA CONVENTION DI NEW YORK HA DATO UNA SPINTA IN AVANTI AL PRESIDENTE Bush vola nei sondaggi, più 11 punti Tra i democratici malumore per le troppe indecisioni di Kerry dal corrispondente da NEW YORK George Bush vola nei sondaggi e lo sfidante democratico John Kerry deve fare fronte al crescente malumore dei suoi più stretti collaboratori, che gh chiedono più aggressività. Se la Convention democratica di Boston aveva garantito a Kerry un avanzamento minimo nei sondaggi - appena il 2 per cento - Bush è uscito dal Madison Square Garden con il vento in poppa. Il sondaggio pubblicato ieri da «Newsweek) lascia pochi dubbi sull'umore della nazione. Bush è avanti 11 punti (52 a 41) e il distacco resta tale anche senza la candidatura di Ralph Nader (54 a 43). Il «Princeton Survey Reasearch» è stato condotto fra giovedì e venerdì ma se si considerano solo le risposte di venerdì - dopo il discorso di Bush - il vantaggio su Kerry sale a 16 punti. Bush guadagna terreno su tutti i fronti: l'apprezzamento è al 55 per cento - il livello più alto del 2004 - ed il 53 per cento lo vuole rieleggere mentre il 65 lo considera un (deader forte» ed il 45 ritiene che Kerry sia «troppo liberal». Le conclusioni di «Newsweek» sono simili a quelle di «Time» e l'agenzia Zogby, spesso favorevole democratici, conferma che Bush è in testa anche se per un margine di soli tre punti. Scomponendo le preferenze in Stati emerge una mappa di quelli «in bilico» dove Bush è in ripresa, se non in vantaggio, in Ohio, Pennsylvania e Florida. Se si andasse a votare oggi Kerry rischierebbe un severo ko e nelle fila dei democratici crescono lo scontento e la richiesta di svolte politiche. Alcuni dei più stretti collaboratori di Kerry hanno affidato alle colonne del «New York Times» un malumore oltre il livello di guardia. Tom Harkin, senatore dell' lowa decisivo nelle primarie, ha rimproverato a Kerry l'eccesso di enfasi sulla polemica del Vietnam : «Lho detto mille volte, mai difendersi e sempre attaccare, una volta che si inizia la difesa la gente comincia a pensare che sotto c'è qualcosa di sbagliato». L'ex capo dello staff nella Casa Bianca di Clinton, Harold Ickes, suggerisce di picchiare duro - come fanno i repubblicani contro Kerry - «martellando Bush sull'occupazione» ed anche Edward RendeU, governatore della Pennsylvania vede un eccesso di passività di fronte agli affondi di Bush. Per EvanBayh, senatore dell'Indiana, l'errore strategico è aver deciso di «sfidare Bush sulla sicurezza nazionale» dove è quasi imbattibile mentre l'ex candidato presidente Bob Graham, senatore della Florida, rimprovera a Kerry lo stile della campagna: «Deve smetterla di voler parlare sempre di tutto, deve sceghere dei temi che ritiene decisivi per il voto finale». Identico il giudizio di Jennifer Granholm, governatore del Michi¬ gan, che va oltre, contestando a Kerry il modo stesso di comunicare: «Bisogna essere diretti e semplici per ottenere attenzione e rispetto della gente». Dietro le critiche c'è il timore di decine di candidati deputati, senatori e governatori democratici che temono di essere travolti se la sconfitta dovesse essere netta. Le immagini di Kerry impegnato con il proprio windsurf fra le onde di Nantuket hanno destato il timore che il candidato sottovaluti che cosa sta avvenendo. Si tratta dèi primo serio momento di difficoltà del senatore del Massachusetts, che ha già fatto trapelare l'intenzione di rimettere mano alla composizione del proprio team ma che è ora chiamato a scelte ancor più drastiche nel tentativo di risalire nei sondaggi. A complicare il weekend nerodi Kerry sono arrivati i problemi di salute della moglie Teresa, sottoposta a controlli allo stomaco in lowa ed obbligata a tornare nella propria residenza in Pennsylvania per sottoporsi a cure mediche. E il marito ha deciso di seguirla, abbandonando il tour di comizi nella valle dell'Ohio, considerata decisiva nel votò di novembre e dove invece Bush continuerà a fare soste. In casa repubblicana non si esulta per il balzo di Bush. «E' troppo presto per valutare» mette le mani avanti Ken Mehlman, manager della campagna. La prudenza cela il timore che un appagamento anticipato possa trasformarsi in boomerang. Non a caso l'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, protagonista della Convention, getta acqua sul fuoco: «Adesso la campagna di Kerry è in difficoltà ma alla fine l'elezione si deciderà per un pugno di voti». Mentre Kerry decide come rispondere, sta per essere investito da una nuova ondata di spot indipendenti: questa volta ad essere contestata è la sua attività svolta nell'ufficio del procuratore del Massachusetts. [m. mo.j L'ex capo dello staff di Clinton: «Bisogna picchiare duro come fanno i repubblicani» Il senatore Graham «Deve smetterla di parlare di tutto, scelga un tema fondamentale» Il presidente George W. Bush
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