Queireserdto in tuta rossa che scende dal cielo di Gianni Giacomino

Queireserdto in tuta rossa che scende dal cielo UNA RETE DI STAZIONI SU TUTTO L'ARCO ALPINO E L'IMPIEGO DEGLI ELICOTTERI PER INTERVENTtlMMEDIATI Queireserdto in tuta rossa che scende dal cielo Al Pian della Mussa il Soccorso alpino piemontese spegne cinquanta candeline Gianni Giacomino Di solito sono vestiti di rosso. Spesso vengono calati sui ghiacciai da un elicottero oppure scarpinano agilmente su mulattiere che conoscono a memoria, sferzati dalla pioggia o dalla neve, sotto un sole da cartolina. Di giorno e di notte. «Quando arriva la chiamata» - come dicono senza pensare alla fatica. Con un solo obiettivo: salvare delle vite. Chi si è infortunato durante una facile escursione, chi è finito in un crepaccio, appeso a una parete, oppure chi si è sentito male in quota. Sono medici, infermieri, tecnici e volontari del Soccorso Alpino e Speleologico Piemon¬ tese, un esercito di 1700 uomini e donne che, da mezzo secolo, corrono dal Monviso al Gran Paradiso, lassù dove sembra che si possa anche arrivare a toccare il cielo. Oggi, ai 1800 metri di quota del Pian della Mussa, l'ultimo lembo della Val d'Ala, il Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese festeggia i 50 anni del corpo. E' passato tutto questo tempo da quando, alcuni membri del Club Alpino Italiano di Torino, decisero di fondare ufficialmente il soccorso alpino. La manifestazione radunerà sul suggestivo pianoro ai piedi delTUia di Ciamarella migliaia di persone. Alle 10,30 sarà celebrata la messa e, un'ora più tardi, inizieranno le dimostrazioni - esercitazione. Il programma prevede il recupero di un ferito con l'utilizzo di un elicottero mediante il gancio baricentrico e con il verricello, la calata in parete con l'utilizzo della barella e poi una simulazione di soccorso con attrezzature e costumi d'epoca. Piccozze, vecchie corde e pesanti giacche come quelle che indossavano negli anni Venti i quattro alpinisti torinesi che costituivano il primo nucleo di intervento. «Partivano in macchina da Torino alla volta del paese di montagna dove era richiesto il loro aiuto - spiega Mauro Marucco da diciassette anni presidente del Soccorso Alpino e Speleologico piemontese, divi¬ so in 54 stazioni operative alpine e due speleologiche -. I tempi di intervento erano lunghissimi, oggi si parla di minuti, una volta di ore». Basti pensare che, all'inizio degli anni cinquanta gli alpinisti recuperati e medicati in Italia erano poco meno di un migliaio, adesso superano i 20 mila. Un altro esempio? «Nel 1988 morivano 18 infartuati su venti in montagna, una percentuale altissima - sottolinea ancora Marucco -. Oggi non ce la fanno soltanto tre persone su 40 soccorse, è un miglioramento straordinario». I tempi si sono accorciati notevolmente con l'impiego degli elicotteri in grado di raggiungere in pochi minuti anche le zone più impervie. «Sono ben 800 le persone che vengono individuate, recuperate e caricate a bordo dei velivoli che decollano dalle cinque basi operative del 118» conclude ancora il presidente del Soccorso Alpino Piemontese. Un servizio indispensabile che da mezzo secolo salva delle vite. I NUMERI In Piemonte i componenti del Soccorso Alpino sono 1700 fra i quali ci sono 200 tecnici, 51 unità cinefile da valanga e 42 da ricerca, 40 speleologi, 80 fra medici e infermieri. Gli interventi di soccorso feriti sono 1200 all'anno per un totale di oltre 2000 alpinisti recuperati, 800 con l'impiego dell'elicottero. Il Soccorso Alpino può contare su 54 stazioni operati ve alpine e su due speleologiche. La Regione finanzia con 750 mila euro ogni anno l'attività del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese.

Persone citate: Marucco, Mauro Marucco

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Torino